La morte di Clay Shaw

Per chi conosce le vicende legate al caso Kennedym il nome di Clay Shaw evoca, fatalmente, sinistre macchinazioni.
Uomo d’affari spregiudicato e vizioso nel privato, senza scrupoli (pare), omosessuale, meschino (pare), a suo modo raffinato e amante del lusso, Clay Laverne Shaw subì  una persecuzione giudiziaria da parte del procuratore distrettuale di New Orleans, e suo concittadino, Jim Garrison. Il magistrato accusò Shaw di aver tramato per uccidere il presidente Kennedy e, anche se il processo rivelò la completa estraneità di Shaw ai fatti, la vicenda screditò l’imprenditore agli occhi dell’opinione pubblica mondiale e ne troncò irrimediabilmente la carriera. Del presunto –  in realtà insussistente, come ribadito dal processo- coinvolgimento nell’omicidio da parte di Shaw, ex direttore dell’International Trade Mart, un centro commerciale di vitale importanza per il Texas, non discuteremo in questa sede. Qui ci occupiamo dell’ultimo, oltremodo spiacevole strascico di congetture legate al suo nome e al fantomatico complotto per uccidere il pesidente Kennedy, ovvero la sua morte. Essendo Clay Shaw deceduto non ottuagenario, chi sostiene la teoria del complotto l’ha addirittura incluso nel novero dei morti sospetti, di coloro cioè che sarebbero periti non per cause naturali o accidentali bensì per mano dei cospiratori che, una volta eliminato Kennedy, avrebbero ucciso decine e decine di testimoni scomodi. Un’ulteriore, inutile cattiveria nei confronti di un uomo che fu trascinato in uno dei più scandalosi processi della storia giuridica moderna degli Stati Uniti. Un uomo che, se le malattie hanno anche origine dagli stati psichici, aveva più di un motivo per perdere la salute e, infine, la vita.

Clay Shaw morì, come ci informa anche Oliver Stone nel suo famigerato JFK – Un caso ancora aperto, nel 1974, per un cancro ai polmoni. L’autopsia, come Stone aggiunse malignamente nei titoli di coda per insinuare l’ennesimo dubbio, “non fu permessa”. Detta così, e integrata con la versione di Jim Garrison nel suo libro Sulle tracce degli assassini (secondo cui Shaw fu portato via di tutta fretta, cadavere, da casa e sepolto rendendo vani i tentativi di farlo esumare per un’autopsia) parrebbe un paragrafo in più nel romanzo del complotto. Shaw ucciso e poi tumulato di corsa, la sua morte fatta passare per decesso per cause naturali, l’ennesima insabbiatura. Il Dipartimento di polizia di New Orleans, però, conserva il documento che racconta come andarono le cose. Alle 12 e 30 del 16 agosto 1974 (11 anni dopo la morte di JFK, peraltro, cinque anni dopo il processo che lo assolse) il 61enne Clay Shaw era appena morto. Chiamato dal suo assistente Don Doody, il dottor Hugh Batson arrivò al 1022 di St. Peter Street e lo pronunciò deceduto, specificando nel certificato che il paziente soffriva di cancro allo stato terminale. Il rapporto della polizia specifica che gli agenti John Dillmann e Fred Dantagnan, cui fu chiesto il giorno successivo (16 agosto 1974) di indagare per conto della Divisione Criminale sulla morte di Shaw, accertarono che Shaw spirò circa alle 12 e 40 del 15 agosto per le conseguenze di un cancro metestatico al polmone, al cervello e al fegato. L’ufficio del coroner di New Orleans, si legge nel rapporto dei due agenti, fece sapere che il 15 agosto l’avvocato E. Wegmann, di cui Shaw era cliente, telefonò all’impresa funebre House of Bultman per richiedere il servizio funebre. La signora Frances Bultman era amica personale di Shaw e arrivò accompagnata dal signor Acosta. Videro sul letto il corpo di Shaw, lo caricarono e lo portarono nel loro stabile per le procedure di prammatica (iniezione nelle arterie, aspirazione delle cavità corporee). I due non notarono alcunché di strano sul suo corpo. L’avvocato Wegman, si legge nel rapporto, lavorava con Shaw dal 1949 e ne era diventato caro amico. La mattina del 15 agosto il maggiordomo di Shaw chiamò Wegman per informarlo della morte di Shaw. Wegan si precipitò a casa sua e seppe dal maggiordomo che, recatosi verso le 12 e 30 nella stanza del padrone, osservò che dalla bocca e dalle narici gli usciva del liquido, che nel pulirlo Shaw ebbe un sussulto e spirò. Wegman, si legge, sapeva da tempo del cancro di Shaw e sapeva che Shaw si era fatto vedere dal suo medico, il dottor Batson, il giorno precedente la sua morte. Secondo Wegman le condizioni di Shaw erano progressivamente peggiorate nell’ultima settimana di vita, ed era solo questione di tempo la sua dipartita. La ragione principale della presenza di un assistente era che si prendesse cura di Shaw. Wegman disse anche che né il coroner di New Orleans né il dipartimento di polizia di New Orleans furono avvertiti della morte di Clay Shaw perché non era necessario. Sua impressione (e del dottor Batson) era che se un individuo muore ed è stato visitato dal suo dottore entro 36 ore dalla morte non è determinante che il coroner sia avvertito. Wegman diede agli agenti investigatori nomi e indirizzi degli assistenti che erano stati a casa di Shaw. I detective Dillman e Dantagnan si recarono anche all’ospedale Oschner Foundation per interrogare il dottore di Shaw, Hugh Batson. Batson disse di aver iniziato a curare Clay Shaw nel maggio del 1973: il primo problema era quello di una gamba (Shaw zoppicava) ma, durante un’analisi generale, risultò che Shaw avesse anche un’ulcera. Nel corso della cura per l’ulcera il dottor Batson procedette a ulteriori esami da cui risultò che Shaw era affetto da un cancro al polmone, e il suo paziente iniziò la radioterapia. Nel gennaio del 1974 Shaw fu nuovamente ricoverato, per quattro giorni, continaundo il trattamento di radiazioni. Tornò a casa ma fu nuovamente ricoverato nel febbraio del ’74, questa volta per un colpo apoplettico. Un grumo di sangue fu individuato nella parte sinistra del suo cranio, ma non era quella la causa dell’attacco.

Shaw fu ricoverato ancora il 5 febbraio del 1974 e operato l’8 febbraio. Nel corso della rimozione del grumo di sangue furono individuate lesioni cerebrali. Quindi iniziò un trattamento di radiazioni per il tumore al cervello e fu dimesso poco dopo. Durante i mesi di marzo e aprile Shaw continuò il trattamento ma il 18 aprile sospese le cure. Il dottor Batson si accorse che, molto probabilmente, Shaw stava consumando alcoolici in maniera smodata. Il 14 giugno 1974 Clay Shaw fu ricoverato ancora una volta e si sottopose a radioterapia.
Le sue condizioni erano peggiorate e, a tratti, non era più lucido. Fu dimesso il 27 giugno 1974, poiché decise di tornarsene a casa nonostante il parere contrario del dottor Batson. Nel corso di quest’ultimo ricovero gli fu diagnosticato un altro cancro, al fegato. Tra il 27 giugno e il giorno della sua morte Clay Shaw fu visitato molte volte dal dottor Batson: le sue condizioni peggioravano progressivamente e, secondo la testimonianza del dottor Batson, la settimana precedente il decesso il paziente era bloccato a letto. Shaw necessitava ormai di assistenza 24 ore su 24 perché urinava inconsapevolmente, a volte delirava e in certi frangenti rifiutava le cure mediche.

Il dottor Batson visitò Shaw il giorno prima che morisse e lo trovò in condizioni disastrose: non riconosceva le persone, non era in contatto con la realtà e si nutriva di una piccola quantità di caramelle. Dopo averlo visitato il 14 agosto 1974 e non essere riuscito a parlargli, il dottor Batson fu dell’opinione che, ormai, nulla si potesse fare per aiutarlo se non rendere la sua fine il meno sofferta possibile. Batson aggiunse che le persone che badarono a Shaw negli ultimi giorni non erano infermieri professionali ma amici personali del paziente e fornì la lista dei medicinali usati per curare Shaw: il Dilantan, prescritto dal febbraio del 1974 per le crisi, che Shaw prese fino agli inizi di giugno. Il Sinequan e il Triavil, due antidepressivi prescritti al paziente nel maggio del 1974. Secondo Batson, Shaw non li assumeva con regolarità. Il Darvon, nella dose da 65 milligrammi, un antidolorifico prescritto alla fine di giugno. Questo medicinale fu richiesto via telefono da uno degli amici di Shaw, la signora Baumgarter, che lo ritirò personalmente nella farmacia K&B Drug Store. Batson non sapeva se Shaw usasse o meno questo medicinale. Batson aggiunse che durante l’ultima sua visita non notò alcunché di anormale, né nella stanza né nelle condizioni fisiche di Shaw. Disse che non contattò l’ufficio del coroner perché, come già detto dal signor Wegman, aveva l’impressione che siccome lo stava curando per un cancro e siccome lo vedeva molto di frequente ciò non fosse necessario.

Gli agenti interrogarono anche uno degli amici di Shaw, Don Doody, il 17 agosto, in presenza dell’avvocato di Shaw, Wegman. Doody disse di essere stato amico intimo di Shaw negli ultimi 20 anni. Doody concluse la Tulane Law School nel 1961 e prese casa al 1214 di Cole Street, a San Francisco. Fu chiamato da Shaw a maggio, e Shaw lo informò del suo stato di salute. Shaw chiese a Doody di andare a New Orleans per assisterlo, dietro compenso, e Doody arrivò a fine giugno. da allora le condizioni di Shaw peggiorarono gravemente. Doody specificò che passava molto tempo con Shaw tranne il lasso di tempo dalle 18 alle 22, orario in cui Shaw era assistito da un altro amico, la signora Gail Baumgardner. Disse anche che divenne necessario contattare uno studente di medicina per assisterlo nella cura di Shaw: questo studente era Wayne Julian, studente della Tulane Medical School, che si occupò di Shaw dalle 22 alle 8 del mattino, sette giorni a settimana. Doody aggiunse che il 15 agosto Julian, verso le 12 e 30, lo chiamò nella stanza di Shaw dicendo che qualcosa non andava. Doody disse che c’era una gran quantità di secrezioni che uscivano dalla bocca e dalle narici di Shaw e che, mentre gli puliva il viso, lo vide spirare. Successivamente fu chiamato l’avvocato Wegan e il dottor batson, accorso di lì a poco, dichiarò Clay Shaw deceduto. Dalla morte di Shaw, Don Doody fu nominato custode della casa e rimase lì per un altro mese circa. Anche Doody diede agli agenti l’elenco dei medicinali sommonistrati, da lui o dagli altri amici o da Julian, a Shaw: il Dilantan 100, il Darvocet 100, il Sinequan 25, il Becotin-T, l’Alertonic in sciroppo e il Robitussin Cough Formula.
Gli agenti ispezionarono l’appartamento al 1022 di St. Peter Street, composto da un soggiorno, una sala da pranzo, una cucina, un bagno e due stanze da letto. In una di queste vi erano due letti singoli e Don Doody disse che il secondo letto era per Wayne Julian, perché assistesse meglio il paziente. Il 20 agosto gli agenti Dillman e Dantagnan interrogarono Wayne Julian. Disse di essere al secondo anno di medicina e che seppe della possibilità di lavoro a casa di Shaw dall’ufficio Student Affairs dell’Università. Julian fu scelto dalla signora Baumgardner, e fu pagato circa tre dollari all’ora. Prima di iniziare a lavorare, Julian parlò con il dottor Batson e seppe che Shaw soffriva di un cancro allo stadio terminale.Julian arrivava da Shaw verso le 22 e se ne andava alle 8 del mattino successivo, ma non dormiva nella stanza di Shaw (a parte l’ultima notte). Julian somministrava solo il Dilantan a Shaw, ogni mattina alle 7 e 40. Confermò che, alle volte, Shaw rifiutava le cure e che a volte trovava le medicine gettate in terra. Aggiunse che nell’ultima settimana le condizioni di Shaw erano peggiorate. Il 14 agosto fu informato da Doody che Shaw aveva avuto una crisi verso le 16 e Doody chiese a Julian di dormire nella stanza di Shaw per tenerlo d’occhio. Shaw gli apparve semicosciente e il suo respiro era irregolare. Verso le 12 e 20 Julian notò del liquido che usciva dalla bocca e dal naso di Shaw e avvertì Doody. Poco dopo Shaw spirò, sotto gli occhi di Doody e di Julian.
Nonostante l’esatta causa della morte di Shaw non si possa stabilire, poiché non fu condotta un’autopsia, è evidente che le condizioni di Shaw fossero gravissime. Nel corso delle indagini non è risultato un solo elemento che potesse far pensare che Shaw non sia morto per cause naturali. Un uomo che nel film di Oliver Stone viene dipinto come un mostro, vergognosamente messo alla gogna anche perché omosessuale: del resto Stone si basò sulle opinioni di Jim Garrison, un magistrato conservatore che più di una volta manifestò intolleranza e discriminazione nei confronti dei gusti sessuali dei cittadini. Un capolavoro cinematografico distrusse la memoria di un uomo innocente.

16 pensieri riguardo “La morte di Clay Shaw

  • 23 Marzo 2022 in 21:55
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    E difficile credere che un uomo solo possa sparare 3 colpi in 6 secondi… EÈ difficile credere alla pallottola magica. Ma I colpi sparati nn erano 5? Registrati dalla radio della moto di un poliziotto?Se osval ne spara 3 gli altri 2 chi li ha sparati? 

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    • 24 Marzo 2022 in 9:32
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      Provi a leggere gli studi e le ricostruzioni su questo sito e vedrà che c’è una risposta esauriente per tutte le sue domande.
      La registrazione del poliziotto non registrò assolutamente i colpi, la pallottola non fu per nulla magica, i tempi della sparatoria sono del tutto normali per un ex Marine.

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  • 2 Aprile 2021 in 17:51
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    salve, oltre a complimentarmi per il lavoro svolto nel sito, sono qui a chiedervi dove posso trovare informazioni relativo al Sig. X citato nel film di Oliver Stone. Tale personaggio nel film rappresenta una parte fondamentale in chiave di cospirazione. Premetto che dopo essere stato a Dallas e dopo aver visitato il suo sito credo fermamente nell’unico assassino. Però più volte mi sono chiesto: ok Oswald a premuto il grilletto..ma se fosse stato aizzato da qualcuno? pensando alla personalità di Oswald potrebbe anche essere plausibile. I mie sono solo ragionamenti, sapendo dei grandi poteri in mano a CIA, FBI, ecc.. Fa pensare come l’uomo più potente del mondo venga ucciso in meno di 6 secondi, ma sopratutto fa pensare il grande fallimento dei servizi segreti nel proteggere un presidente. La facilità, sotto certi aspetti, con cui Oswald in pochi giorni prende atto di poter provare ad uccidere Kennedy e la freddezza con cui esegue 3 colpi in 6 secondi, mi fa rimanere di stucco. Ovviamente qualche mese prima aveva provato ad uccidere il generale Walker. Questo dimostra la sua freddezza, ma con Kennedy aveva sicuramente più difficoltà: poteva essere visto dagli stessi servizi segreti, Kennedy era in movimento, poteva essere visto da un suo collega, ecc…Scusi se mi sono dilungato un po ma ci tenevo a farle queste domande.Le auguro buona pasquaCon Stima Andrea

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  • 25 Settembre 2018 in 8:04
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    Scusi signor Ferrero,

    Per quale motivo ha così a cuore la reputazione del signor Shaw; tutti i depistaggi, i documenti spariti, i testimoni che muoiono misteriosamente tutti nello stesso breve arco temporale che poi abbiamo modo di rivedere anche in tempi più recenti, un cliché tristemente noto. I servizi segreti che a differenza del loro nominativo non nascondono niente, come giustifica tutto questo?

    Buona giornata.

    Antonio

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    • 25 Settembre 2018 in 8:18
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      salve signor Antonio,
      glielo spiego. il film di Oliver Stone ha dipinto un personaggio totalmente inventato. Shaw non aveva tramato contro nessuno. il procuratore Garrison inventò un caso basato sul nulla implicando una persona che non aveva fatto nulla: ha presente Enzo Tortora? ecco.
      purtroppo Shaw ebbe la vita rovinata, quindi non cambia nulla. ma è giusto che si ricordi che l’esistenza di un individuo è stata devastata dalle allucinazioni di un pubblico accusatore.

      per quanto riguarda i testimoni scomodi e altri cliché dell’assassinio Kennedy: provi a leggere qui. Le morti sospette del caso JFK

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  • 22 Novembre 2017 in 10:14
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    Chi ha ha scritto questo articolo che vuole far passare clay shaw per una persona senza macchia e’ un emerito deficente.Voglio ricordare che richard elms direttore della cia confesso’ che shaw era stato un agente e salto’ fuori anche una foto che immortalava shaw insieme a oswald e ferrie.

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    • 22 Novembre 2017 in 10:56
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      l’articolo l’ho scritto io. ovviamente le cose non stanno come dice lei, ma lei è libero di credere o di storpiare i fatti come meglio crede. se però lei è convinto di averci appena rivelato La Verità, sono spiacente ma sappia che le due notizie che ha riportato sono due mezze bufale della più celebre paccottiglia complottista, vecchie di decenni e già smentite. cose adatte alle persone come lei.

      comunque, se lei è libero di farsi abbindolare da chi desidera, è meno libero di insultare la gente. ma ne discuteremo nella sede deputata a queste cose, non appena avrò fatto identificare il suo indirizzo IP.

      Federico Ferrero

      PS in italiano è “deficiente”, non “deficente”. l’agente si chiamava Helms, non Elms. e l’apostrofo, che lei usa al posto dell’accento, lo correggono in seconda elementare.

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    • 22 Novembre 2017 in 11:12
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      Signor Anonimo, prima di dare patenti di deficienza, sarebbe bene che Lei studiasse. Clay Shaw non fu MAI un AGENTE della CIA, ma solo un informatore (come uomo d’affari) sui suoi contatti all’Estero della Domestic Contact Division, una struttura “aperta” (non segreta) dell’Agenzia, alla quale relazionavano tutti gli uomini d’affari americani che durante la Guerra Fredda avevano modo di visitare Paesi a regime socialista.

      La foto a cui lei si riferisce, cioè questa

      non immortalava Shaw con Oswald e Ferrie, ma Shaw con Robert Brannon, Fritz Paul, Jeff Biddison e Wynn Pearce. Lo stesso autore delle foto identificò le persone. In un’altra foto, fatta durante il Carnevale, Clay Shaw ha una parrucca bionda ed è in compagnia del dentista J.Mofeld Roberts, del decoratore d’interni Bland Archie e l’agente immobiliare Arthur Jefferson. Clay Shaw non c’entrava assolutamente nulla con l’assassinio di Kennedy, che ammirava e aveva incontrato personalmente. Shaw fu martirizzato da un visionario procuratore distrettuale che non esitò a corrompere e intimidire molti testimoni pur di piegarli alla sua tesi del complotto.

      Il comportamento di Garrison e del suo staff (in particolare Ivon, Sciambra e Oser) fu vergognoso. Anzi, criminale. E Stone è stato più criminale di Garrison nell’avallare nel suo disgraziato film una figura di Shaw che era lontanissima dalla realtà.

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  • 30 Aprile 2016 in 15:08
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    Clay Bertrand era un nome fittizio, completamente inventato ma avallato come reale dalla folle paranoia di Jim Garrison. Clay Bertrand non è mai esistito, almeno non come alter ego del povero Clay Shaw

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  • 26 Novembre 2013 in 16:57
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    Ma chi era Clay Bertrand? E come ci entra questo personaggio nel Rapporto Warren?

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    • 1 Novembre 2017 in 15:37
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      Fu un’invenzione assoluta dell’avvocato Dean Andrews, riportata nel Rapporto Warren a puro titolo informativo. Garrison stabilì (dopo non meglio specificate “indagini” nel sottobosco di New Orleans) che l’alias di Clay Shaw era “Clay Bertrand”. Andrews anni dopo rivelò di essersi inventato tutto e che il vero Clay Bertrand non era Clay Shaw, ma un certo Eugene Davis

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    • 17 Novembre 2017 in 15:53
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      Nel 1967, il giornalista Hugh Aynesworth aveva appena iniziato a lavorare nell’ufficio di Newsweek a Houston all’inchiesta di Jim Garrison. Disse che Garrison lo invitò a New Orleans per “confrontare le rispettive ricerche”. Secondo Aynesworth “Garrison era paranoico come l’inferno, ma non era uno sciocco”. Descritto come “nemesi” di Garrison, Hugh lavorò apertamente con gli avvocati di Clay Shaw per difenderlo contro Jim Garrison. Uno degli avvocati di Shaw, Irving Dymond, definì l’aiuto di Aynesworth nel caso come “cruciale”. Il 15 Maggio 1967, Aynesworth scrisse su Newsweek: “Jim Garrison ha ragione: c’è stata una cospirazione a New Orleans – ma è un complotto creato dallo stesso Garrison”. Secondo Ayneworth, Garrison inventò accuse di cospirazione per “ragioni politicamente opportunistiche” e tentò di corrompere potenziali testimoni. Garrison inizialmente rispose solo che l’articolo era “indegno di commento”, ma in seguito fornì una risposta più sostanziale nel numero di Playboy dell’ottobre 1967.  Aynesworth è stata molto critico nei confronti di Garrison nel corso degli anni. Riferendosi ad un articolo del 1991 scritto da Mark Seal che parlava dell’influenza di Garrison sul JFK di Oliver Stone, Ayensworth disse: “Semplicemente non c’è modo che una persona razionale – che abbia conosciuto il signor Garrison e il suo passato di investigatore sull’assassinio – possa credere di sapere davvero nulla sull’attentato che non abbia letto prima nelle stesse pubblicazioni che adesso lui prende in giro”. In un’intervista del 1998, Aynesworth disse: “Garrison era una delle persone più malate che io abbia mai conosciuto. Non ho alcun dubbio nella mia mente che quell’uomo fosse pazzo! Nonostante ciò, era brillante sotto molti aspetti, amante dell’arte, gli eventi famosi della Storia, ed era istruito. Ma l’uomo era un essere subdolo e malvagio, che commise più crimini nelle sue indagini di chiunque altro di quelli che lui accusò”.

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      • 25 Aprile 2022 in 6:22
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        Signor Verdegiglio.

        Io non so dove trovi la certezza nell’affermare che Jim Garrison era un pazzo e Shaw un innocente. Nel 1979 Richard Helms testimoniò a un processo che aveva avuto legami con la CIA, cosa che Shaw ha negato nel corso del processo. Negò pure di essere stato con Ferrie e Oswald nella città di Clinton, quando centinaia di testimoni li videro insieme. Per nessuna delle due false testimonianze fu processato. Negli USA, a differenza che in Italia, non é permesso mentire per difendersi in un processo. Il.principale testimone di Garrison, Perry Russo, affermò che pochi giorni prima dell’assassinio, si incontrò con Shaw ed altri. Shaw disse che Kennedý stava per essere ucciso e che tutti i presenti dovevano crearsi un alibi. Sottoposto a trattamento fon Sodium Pentotal, risultò attendibile. Se Shaw era la persona innocente che lei descrive, perchè negò i suoi legami con la CIA? Perchè il Centro Mondo Commerciale e la Permindex di cui Shaw era presidente vennetl espulsi dall’Italia per attività sovversive? É perchè un sedicente petroliere si presentò nell’ufficio di Garrison offrendogli un posto migliore in cambio della cessazione delle sue indagini? La saluto.

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        • 25 Aprile 2022 in 18:41
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          Inizio a risponderle io, signor Sciuto. La certezza arriva non dalla visione di un film o di un documentario partigiano di un’ora, ma da anni di studi di atti processuali, documenti di indagine. Solo ricostruendo nei dettagli la storia per come andò (e non per come fu rimasticata e rivenduta in Italia da alcuni cronisti pigri e dediti al sensazionalismo) si può capire la portata della tragedia che colpì un uomo innocente, del tutto estraneo alle accuse gravissime e totalmente campate per aria di un procuratore distrettuale non si sa se più incapace o disonesto.

          Lei, peraltro, mette insieme (dandoli per certi) una serie di aneddoti di dubbia se non certa falsità. Per esempio, quello del petroliere: ma le pare credibile che un uomo si sia potuto presentare nell’ufficio di un procuratore provando a corromperlo e lasciandogli pure il biglietto da visita e che Garrison, uno che ha provato a sbattere in galera gente innocente solo perché si era persuaso della loro implicazione nell’omicidio Kennedy, non lo abbia preso per le orecchie e trascinato in galera con l’accusa di tentata corruzione? Ricordo bene quel passaggio del libro di Garrison: trent’anni fa, anche io ero complottista (perché ignorante, cioè ignoravo e non volevo sentire nulla che potesse incrinare le mie convinzioni dogmatiche. Eppure, già allora quel passaggio mi lasciò basito). Le “centinaia di testimoni” che avrebbero visto insieme Ferrie, Oswald e Shaw sono un’altra invenzione del prode Garrison: sei anni (!) dopo i fatti, agli investigatori di Garrison venne passata questa soffiata su questo presunto incontro. Le prime testimonianze (registrate) non erano assolutamente chiare: i testimoni videro una sola foto di Oswald e, infatti, molti di loro diedero versioni contraddittorie e tutt’altro che certe di quel rendez-vous. Ma dopo ripetuti interrogatori suggestivi, pian piano molti si uniformarono alla versione che Garrison voleva sentirsi dire. Ecco: a casa mia, questa è subornazione di teste.

          Di Perry Russo, per carità patria, non parlo. Magari potrà risponderle Verdegiglio.

          La saluto cordialmente

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        • 8 Agosto 2022 in 13:43
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          Grazie a Federico per avermi preceduto nella risposta. Lei, signor Sciuto, a mio avviso si è fatto suggestionare dalle falsità che riporta Garrison, e pone domandine semplici che richiederebbero risposte chilometriche. Garrison non era “un pazzo”, non l’ho mai detto. Ma un mitomane e megalomane sì. Convinto di aver trovato la Verità e disposto A TUTTO pur di sostenerla, anche a costo di distruggere le vite altrui. Shaw aveva avuto “legami con la CIA” (agenzia di informazioni di una repubblica democratica, che Lei cita come se fosse un’accolita di criminali) solo in quanto forniva informazioni sui suoi viaggi all’estero alla Domestic Contact Division, una struttura “aperta” dell’Agenzia che negli Anni ’50 riceveva questo tipo di rapporti da tutti gli uomini di affari americani che si recavano in Paesi dove lo spionaggio made in USA (soprattutto coi limitati mezzi tecnologici di allora) era più difficile. Shaw fu costretto a negare anche questo tipo di contatti con l’Agenzia: si figuri cosa Garrison avrebbe organizzato contro la CIA sulla stampa se Shaw avesse ammesso questi contatti o se si fosse appellato al V Emendamento (“Mi rifiuto di rispondere perché la mia risposta potrebbe farmi incriminare”). Inizialmente, Garrison puntava il dito contro la CIA, come lo aveva puntato contro gli omosessuali, Johnson, gli anticastristi, la mafia, l’FBI, la polizia di Dallas, i petrolieri, i fabbricanti di armi, la Commissione Warren. Poi fu costretto ad ammettere nel suo libro che la CIA non c’entrava nulla con l’assassinio di Kennedy (“Sulle tracce degli assassini”, pp. 212-213 “nessuna delle prove che avevamo raccolto, per la verità, chiamava in causa la CIA”). Nel 1979 – quando Helms rivelò i suoi rapporti con l’Agency – Shaw era morto da cinque anni e non poteva quindi più essere processato per nulla. La testimonianza di Perry Russo va studiata a fondo e si rivelò una truffa colossale. Non basta – come fa Lei – buttare lì una frase come “fu trovata attendibile” (da chi? Dal Gran Jury che era amico e succube di Garrison?). Fra l’altro, la descrizione che Russo diede di Oswald (barba, aspetto da beatnik, capelli un po’ lunghi) non corrispondeva assolutamente all’aspetto di Oswald in quegli anni. A Clinton non ci furono “centinaia” di testimoni ma solo 7 o 8 persone che “ricordarono” la faccenda dopo molti anni: nessuno di questi zelanti testimoni giunse in soccorso dello Stato dicendo nel 1963 dopo l’apparizione delle foto di Oswald sui giornali: “Io questo l’ho visto a Clinton nell’estate scorsa, ne sono certo”. Nessuno di loro. Vennero fuori solo quando il clamore del caso Kennedy montò con Garrison. Lei si è mai chiesto il perché? Clay Shaw non fu mai “presidente” del Centro Mondiale Commerciale e le ragioni dell’espulsione della Permindex non c’entrano assolutamente nulla con l’assassinio di Kennedy. Ho descritto tutta la folle indagine di Garrison nel mio libro. Se conosce l’inglese, compri su Amazon o su Ebay “American Grotesque” di James Kirkwood, poi se vuole ne riparliamo.

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