Matrix: Kennedy in salsa complotto

Massimo Mazzucco, sedicente esperto del caso Kennedy (e del novanta percento dello scibile umano, peraltro con simili risultati)
Massimo Mazzucco, sedicente esperto del caso Kennedy (e del novanta percento dello scibile umano, peraltro con simili risultati)

La puntata di fine anno 2009 di Matrix, trasmissione di approfondimento di Canale 5, è stata dedicata a una notizia-bomba: l’assassinio di Kennedy. Opinione comune è che la televisione ‘grande’, quella generalista e dei grandi ascolti, insomma il duopolio Rai-Mediaset, non offra spazio a notizie scomode, a opinioni non allineate,  alle verità non ufficiali. La puntata di Matrix in questione depone in senso opposto: il presunto complotto ai danni del presidente viene trattato unicamente basandosi su un filmato montato da un webmaster assertore di una grande quantità di cospirazioni e/o tesi ‘alternative’ (11 settembre, sbarco sulla Luna, John Kennedy, Bob Kennedy, le scie chimiche, le cure per il cancro, Al-Qaeda, la Bibbia eccetera), Massimo Mazzucco, presente anche in collegamento dagli Stati Uniti. In studio il conduttore Alessio Vinci ospita Walter Veltroni e Gianni Riotta, attuale direttore del Sole 24 Ore.

La trasmissione non è squilibrata, di più: pare sdraiata su un’unica posizione, quella dell’imboscata organizzata per uccidere un presidente scomodo. Tant’è che l’unico documento che si ritiene di mostrare nella serata è un collage di vecchie dichiarazioni alla stampa offerte da alcuni personaggi che, in qualche  modo, hanno avuto a che fare con Kennedy. La tesi del filmato, vecchia peraltro di almeno dieci anni, è che a uccidere il presidente sia stata una squadra di cui faceva parte tale James Files, l’uomo che si è accusato di aver sparato un colpo alla tempia di Kennedy dalla collinetta erbosa.

Per dare ossigeno alle ipotesi cospiratorie viene mostrato un servizio di Chiara Cazzaniga, brava giornalista della redazione di Matrix che però mostra di attingere esclusivamente dal più retrivo fantacomplottismo hollywoodiano, quello del geniale Oliver Stone. Il servizio, infatti, utilizza spezzoni ‘a effetto’ del film JFK – un caso ancora aperto, l’opera che fruttò a Oliver Stone due (meritati) premi Oscar. Si sostengono posizioni quantomeno bizzarre, o falsità come il fatto che “subito dopo l’arresto di Oswald, J. Edgar Hoover telefona al procuratore generale dicendo di avere in mano l’uomo che ha ucciso il presidente“; si parla del “senatore Earl Warren”, che in realtà era il presidente della Corte Suprema.

In studio, purtroppo, le cose non vanno meglio. L’ex direttore dell’Unità ed ex segretario del Pd, Walter Veltroni, da tempo schierato in favore di tesi complottiste, è sicuro: “Kennedy è stato ucciso per quello che faceva. Il filmato di Zapruder (che Veltroni chiama curiosamente Zaprüder, con l’umlaut, manco fosse tirolese) dimostra che i colpi arrivarono da più direzioni. Il complotto è chiaro, certo, evidente”. Come lo è, aggiunge, quello di piazza Fontana.

VeltroniL’unica voce a parziale smentita del complotto è proprio quella di Riotta, il quale peraltro si mostra ben poco informato sui fatti. Per esempio avrebbe potuto ribattere che il film di Zapruder mostra, riguardo alla ferita alla testa, l’esatto opposto di quanto dice Veltroni, e cioè che la tempia destra di Kennedy era intatta dopo il colpo fatale. Oppure che non solo le fotografie ma anche le radiografie in sede di autopsia confermano la direzione del colpo, entrato nel cranio da dietro e uscito nella zona occipitale. Che esistono studi in Cad e ricostruzioni effettuate con la massima cura, diffuse negli ultimi anni dai maggiori network statunitensi, che avvalorano la tesi di Oswald unico assassino. Non dico presentarli come il Vangelo: ma in mezzo a qualche stupidaggine una ricerca scientifica non avrebbe sfigurato.  Invece niente: anzi, Riotta riesce a risultare fastidioso anche quando – e non so quanto spesso gli capiti – ha la ragione dalla sua.

Non contenti dell’infornata di ipotesi complottiste, quelli di Matrix presentano in un secondo servizio la storia di Jim Garrison, il procuratore distrettuale di New Orleans che indagò sull’assassinio. Purtroppo anche qui è evidente come la sua indagine venga ripercorsa non per quella che fu (sarebbe stato sufficiente leggere, per esempio, il libro di un onesto e puntuale cronista che seguì tutte le udienze del processo, James Kirkwood, autore di American Grotesque: rivivere quella farsa per ciò che veramente fu è da pelle d’oca, con Shaw che somiglia in maniera inquietante al protagonista del Processo di Kafka) ma esclusivamente attraverso il racconto, in gran parte romanzato e falsificato, che ne diede Oliver Stone nel suo film. Si mostrano nuovamente spezzoni del capolavoro del regista di New York, compresi i voli pindarici di Garrison sul fatto che il sindaco di Dallas e il fratello militare, Earl e Charles Cabell, fossero in combutta per uccidere il presidente (prove? Indizi? Testimoni? Zero: però erano fratelli, e i militari si sa che sono cattivi). Si rilancia anche lo sputtanamento postumo dell’uomo di affari di New Orleans Clay Laverne Shaw. Una vicenda imbarazzante per la giustizia americana. Pochissimi se ne sono resi conto, ma quello fu un caso Tortora ante litteram. Shaw è morto quasi quarant’anni fa e non si può difendere ma il suo coinvolgimento nel processo fu teorizzato in maniera agghiacciante, utilizzando testi malati mentali, forzando dichiarazioni mai fatte, inventando collegamenti del tutto inesistenti: per fortuna la giuria se ne accorse e lo assolse con verdetto unanime. La figura di Shaw dipinta da Stone è lontanissima dalla realtà: quell’uomo, del tutto ignaro dei fatti che gli venivano contestati, andò in rovina per pagarsi gli avvocati, si ammalò e morì poco dopo l’assoluzione.

Donald Sutherland impersona Mister X in JFK di Oliver Stone (1991)
Donald Sutherland impersona Mister X in JFK di Oliver Stone (1991)

Altra citazione del servizio è quella per Mister X, l’uomo che nel film di Stone apre gli occhi a Garrison dipingendogli lo sfondo della cospirazione. Peccato ci si sia ancora dimenticati di specificare che quell’uomo non è mai esistito: le parole di Mister X derivano da una serie di dichiarazioni gonfiate, e interpretate fantasiosamente se non in malafede, fatte a Garrison e a Stone dal colonnello Leroy Fletcher Prouty e di un tale, Richard Case Nagell. L’immaginazione di Prouty era talmente feconda – altra circostanza di cui non si parla mai – che lo stesso Stone lo ‘scomunicò’ nel corso del film: aveva capito che le sparava troppo grosse, anche per un visionario come lui. Circostanze, quelle narrate da Mister X, affascinanti ma puntualmente smentite: compresa la storia del giornale neozelandese che anticipò le notizie sull’attentato, il Christchurch Star, sgonfiata da una semplice indagine giornalistica. Come (giustamente) ridicolizzata è stata la povera Jean Hill, una ragazza che vide da vicino l’uccisione di Kennedy, e che qui che viene fatta passare per una povera cittadina onesta minacciata e zittita dalle autorità assassine. Riprendendo in pieno, anche con le immagini, il racconto che della Hill ci fece Oliver Stone. Peccato, anche qui, che non sia venuta voglia di saperne qualcosa di più: si sarebbe scoperto che la Hill mentì spudoratamente, per anni, cambiando versione più spesso di quanto cambiasse abito, e che fosse diventata un personaggio impresentabile anche per i più incalliti complottisti. Si usa ancora la forza scenica di Stone per difendere stupidaggini come la ‘teoria della pallottola magica’. Ora: non dico di mettersi a dibattere di balistica forense in una puntata di Matrix. Ma è possibile che in Italia ci si sia fermati al complottismo d’accatto degli anni Settanta? Se la Bbc, la Abc, Discovery Channel, History Channel hanno finanziato e trasmesso documentari in questi ultimi anni, frutto delle ultime ricerche e dei mezzi di indagine offerti dalla tecnologia, perché da noi si devono continuamente rispolverare i racconti fantasy dell’epoca delle brigate rosse? Eppure, a quanto pare, in Italia l’ultima frontiera sul caso Kennedy è il 1991, l’anno del film di Stone, che viene trattato dai nostri giornalisti come un ricercatore solo per la sua mostruosa capacità cinematografica. Sono passati quasi vent’anni, da quel film. Ed era un film. Perché Vinci e la sua redazione non hanno chiesto alla Bbc, per esempio, di poter mostrare una parte dell’accuratissimo e tecnologicamente avanzatissimo documentario del 2004 JFK – Beyond conspiracy? Temo di conoscere la risposta: perché non sapevano neanche della sua esistenza. Si fa prima a riguardarsi il film di Stone, che è come studiare storia sui fumetti di Martin Mystère: decisamente più divertente e più comodo. Se poi sono tutte bufale, pazienza: il film è così bello…

 

 

Infine si citano Richard Helms, che testimoniò sui legami di Shaw con la Cia, e il probabile complotto stabilito dall’Hsca. Insomma: vengono letti i titoli di coda del film di Kennedy, con la chiosa sui documenti segreti che verranno desecretati nel 2029. In studio riprende il dibattito, che però non riesce mai a cambiare registro. Anzi. Veltroni rilancia sulla certezza del complotto: “Il complesso delle evidenze, le immagini lo mostrano”. E riparte con la “constatazione obiettiva che i colpi siano stati sparati da più parti”, aggiungendo che Jack Ruby è “un altro elemento a conforto della teoria del complotto” poiché si trattava di “un uomo legato alla mafia”, che uccise Oswald “per evitare il processo sulla morte del presidente”. Riotta ricorda a Veltroni  che non è assolutamente vero che Kennedy fosse un pacifista: la guerra del Vietnam iniziò con lui; sostiene che le foto dell’autopsia non sono false anche se, colpo di teatro, ammette che “è possibile che ci fosse più di un cecchino a Dallas”, anche se “non ci sono prove che ci fosse un secondo cecchino”.  Il conduttore, Vinci, dice la sua: “Abbiamo visto le foto dell’autopsia col cranio perfetto, mentre il film di Zapruder dice che il cranio è spappolato”. Un falso clamoroso, eppure nessuno si prende la briga di rispondergli che non è vero.

Verso fine puntata Riotta sbanda ulteriormente, dicendosi “certo che Ruby spara a Oswald per chiudergli la bocca”. Racconta poi di Lee Oswald che dopo gli spari scompare dal deposito dei libri, di un poliziotto che lo cerca e viene ucciso, di Oswald che spara a un secondo poliziotto (in realtà fu solo uno). Mazzucco tenta di correggere Riotta: “Oswald chiede il permesso al suo direttore di tornare a casa” (non è  vero: Oswald, dei dipendenti assenti dal deposito dopo gli spari, era invece proprio l’unico che non chiese il permesso a Roy Truly, il capo del personale, che dopo averlo avvistato in sala mensa a breve distanza dall’attentato non lo vide più). Aggiunge Mazzucco: “Oswald va a casa, prende una pistola, la mette in tasca, uccide Tippit con proiettili di calibro diverso rispetto a quelli che gli vengono trovati in tasca”. Anche questa è una balla. Quando Oswald viene arrestato gli vengono trovati in tasca colpi di due marche diverse, Winchester Western e Remington Peters. Dal corpo di Tippit vengono estratti tre proiettili Winchester Western e uno Remington Peters. Fine del caso(*). Solo che Veltroni e Riotta non lo sanno, e Mazzucco passa per l’esperto della situazione. Vinci chiude una deludentissima puntata con il latino, con una frase che suona pressappoco così: “Tu quoque Brutus,  fili mihi”. E pure la lingua dei nostri padri incassa un montante da k.o. tecnico, così come il giornalismo di inchiesta.

(*) Per approfondire la questione della pistola di Oswald e dei bossoli si può leggere qui. La commissione Warren studiò le prove del crimine e giunse a conclusioni inattaccabili, nel suo rapporto, sul fatto che i colpi che uccisero Tippit fossero stati sparati dal revolver di Lee Oswald. “When Oswald was arrested, he had in his possession a Smith & Wesson 38 Special caliber revolver, serial number V510210. (See Commission Exhibit No. 143, p. 170). Two of the arresting officers placed their initials on the weapon and a third inscribed his name. All three identified Exhibit No. 143 as the revolver taken from Oswald when he was arrested.569 Four cartridge cases were found in the shrubbery on the corner of 10th and Patton by three of the eyewitnesses–Domingo Benavides, Barbara Jeanette Davis, and Virginia Davis.570 It was the unanimous and unequivocal testimony of expert witnesses before the Commission that these used cartridge cases were fired from the revolver in Oswald’s possession to the exclusion of all other weapons. (See app. X, p. 559.) Cortlandt Cunningham, of the Firearms Identification Unit of the FBI Laboratory, testified that he compared the four empty cartridge cases found near the scene of the shooting with a test cartridge fired from the weapon in Oswald’s possession when he was arrested. Cunningham declared that this weapon fired the four cartridges to the exclusion of all other weapons. Identification was effected through breech face marks and firing pin marks.571 Robert A. Frazier and Charles Killion, other FBI firearms experts, independently examined the four cartridge cases and arrived at the same conclusion as Cunningham. è…] Three of the bullets recovered from Tippit’s body were manufactured by Winchester-Western, and the fourth bullet by Remington-Peters, but only two of the four discarded cartridge cases found on the lawn at 10th Street and Patton Avenue were of Winchester-Western manufacture.581 Therefore, one cartridge case of this type was not recovered. And though only one bullet of Remington-Peters manufacture was recovered, two empty cartridge cases of that make were retrieved. Therefore, either one bullet of Remington-Peters manufacture is missing or one used Remington-Peters cartridge case, which may have been in the revolver before the shooting, was discarded along with the others as Oswald left the scene. If a bullet is missing, five were fired”.

19 pensieri riguardo “Matrix: Kennedy in salsa complotto

  • 9 Ottobre 2014 in 16:29
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    Si, credo che Pinna infatti abbia letto solo il Rapporto

    Rispondi
  • 23 Aprile 2010 in 13:52
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    Caro Ferrero
    La ringrazio delle delucidazioni e le porgo i miei più cordiali saluti.

    P.S ho inserito johnkennedy.it tra i miei “preferiti”.

    Rispondi
  • 23 Aprile 2010 in 6:19
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    caro Pinna,
    benissimo. attendo, allora, le sue obiezioni a quanto trova scritto qui. a quanto mi consta finora non esiste un fatto provato scientificamente che dimostri l’esistenza di un secondo sparatore o anche solo la non colpevolezza di Oswald: se lei ne conosce sarebbe un gran bel contributo alla ricerca mondiale renderli di pubblico dominio.

    a mio modo di vedere è sufficiente un minimo di approfondimento della questione Kennedy per rendersi conto che non c’è trippa per gatti: dopo quasi 50 anni non è ancora saltato fuori niente (che non sia stato poi seccamente smentito) che possa reggere la tesi di una cospirazione. il “sacrosanto diritto di verificare la verità” è stato già esercitato qualche migliaio di volte, in questo caso. e, mi creda, al popolo interessa molto più una storia intrigante rispetto alla scialba verità: ecco perché esistono e godono anche di un certo credito le teorie più strampalate. la gente non si accontenta di Oswald per un assassinio eccellente come quello di Jfk.

    ps il rapporto Warren consta di un solo volume. dubito che lei sia in possesso anche dei 26 tomi che raccolgono il materiale probatorio, che peraltro ormai si trovano integralmente online. in caso contrario, buona lettura.

    Saluti
    FF

    Rispondi
  • 22 Aprile 2010 in 16:12
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    Gentilissimo dott. Ferrero , rispondo alla sua domanda molto volentieri, ebbi copia di tutti i volumi del rapporto warren già nel 1999 da un mio vecchio insegnante di diritto molto appassionato come me dal caso Kennedy. Lessi il rapporto con grande curiosità ,frutto anche delle considerazioni e dell’ottima opinione sullo stesso da parte del mio vecchio insegnante.Vorrei dirle che quando dico: “a dir poco ridicola versione ufficiale” non mi riferisco al lavoro della “commissione Warren” come documento fisico, che per altro tecnicamente parlando definisco un capolavoro, mi riferisco bensì all’estrapolazione del contenuto come arma a doppio taglio che nei decenni sucessivi all’omicidio ed ancora oggi salta fuori a giustificare anomalie sui “dettagli” del caso sollavate da persone che puntualmente vengono schernite e bollate con nomie quali complottisti ecc. Le ricordo dottor Ferrero che quando una fatto viene dimostrato scientificamente , trova fra gli esperti diverse conclusioni , succede ogni giorno nel mondo che due illustri luminari nella medesima materia arrivino a conclusioni spesso anche opposte su un fenomeno fisico, chimico , meccanico ecc, ma questo non rende l’uno portatore di verità assolute e l’altro sospettoso complottista , si deve altresì considerare la cosa semplicemente come sacrosanto diritto di verificare quella verità con le proprie conoscenze e esperienze.Credo che la continua rivalutazione dei fatti , come per il caso Kennedy non sia l’ostinata volontà di fantasiosi individui paranoici che vogliono in ogni modo trovare il complotto dove non c’è, ma debba essere preso positivamente come piattaforma di confronto costante tra le parti, che a mio avviso può solo migliorare i rapporti fra ricercatori, esperti e addetti ai lavori nell’interazione con il popolo che comunque vuole conoscere la realtà dei fatti.
    Per quanto riguarda la mia “molto attenta lettura” spero in futuro di migliorare per poter meglio dialogare con lei.

    Saluti e grazie dell’attenzione

    Andrea Pinna

    Rispondi
  • 21 Aprile 2010 in 14:15
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    caro Pinna, grazie per aver letto tutto (!) il lavoro con grande attenzione in così poche ore. tuttavia probabilmente non ha considerato proprio tutto quanto c’è scritto, anche perché non viene trattata la sola tesi complottista di Oliver Stone, così come si dà conto delle testimonianze pro e contro, tra gli spettatori della Dealey Plaza.
    faccio io una domanda: lei ha letto, sempre con grande attenzione ovviamente, l’intero rapporto Warren? oppure si è accontentato delle conclusioni preconfezionate da altri, giacché lo liquida come “a dir poco ridicola versione ufficiale”?

    grazie
    FF

    Rispondi
  • 19 Aprile 2010 in 14:18
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    La ringrazio della risposta.
    Ho letto e riletto johnkennedy.it con grande attenzione e ad essere onesto trovo il suo lavoro molto interessante.
    Ma ho delle perplessità riguardo le sue conclusioni. Lei dice di aver sottoposto la questione balistica a degli esperti che confermarono la possibilità della traiettoria da dietro, poi estrapola fedelmente dal lavoro del premio Nobel Alvarez lo studio sul filmato di Zapruder compatibile con uno sparo da dietro e continua con castelli di sabbia che si sgretolano e insiste sul fatto che non ci fu un complotto a Dallas quel giorno.Ora, il suo articolo fa spesso riferimento al film di Oliver Stone, che non è un film-documentario, ma è una versione faziosa e manipolata della verità. Ma JFK “un caso ancora aperto” non è la “Bibbia” di coloro che hanno smontato in mille pezzi la tesi dell’unico cecchino posto alle spalle di Kennedy posizionato nel deposito dei libri.E per quanto riguarda i testimoni presenti in Dealey plaza e le loro testimonianze? troppe risposte pronte e preconfezzionate sono state impachettate per bene appositamente per continuare dopo 47 anni a ridicolizzare e tramutare in pazzi fantasiosi e spietati speculatori ,coloro che per senso di giustizia e per rispetto della verità hanno posto dubbi sulla a dir poco ridicola versione ufficiale.

    Rispondi
  • 18 Aprile 2010 in 17:11
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    Salve.E’ interessante come si possa ancora oggi tenere una posizione così ferma sulla veridicità del rapporto Warren, utilizzando il film di Stone come prova inconfutabile all’inattendibilità dei così detti “complottisti” e tralasciando le decine di fatti e anomalie presenti nell’intero scenario riguardante l’assassinio di Kennedy.Il servilismo culturale di questi giornalistetti piegati alle logiche indottegli dai Network americani è veramente nauseante.Io personalmente non dico di prendere per oro colato le tesi di Mazzucco , ma per lo meno impegnarsi a costruire un ragionamento super partes, che dia risposte su ogni singolo dubbio sollevato da “chichesia”.Non capisco come nel 2010 questi personaggi si sentano portatori di verità assolute riguardo la perfezzione dell’inchiesta Warren, quando nel corso degli anni moltissimi elementi del rapporto e dell’intera vicenda furono messi in discussione perfino da presidenti degli stati uniti con varie commissioni per riesaminare il caso.E’ chiaro che qui vi sia una lotta che continua da decenni tra chi accetta cecamente tutto basta che sia classificato “ufficiale” e chi crede che non sia giusto accettare una realtà senza valutare personalmente ogni singolo elemento.Grazie

    Rispondi
    • 18 Aprile 2010 in 19:29
      Permalink

      salve Andrea,
      non so a chi sia destinato il suo messaggio. se l’oggetto sono io temo che abbia sbagliato mira e che, oltretutto, lei non abbia letto johnkennedy.it: altrimenti, se non altro, avrebbe riconosciuto il lavoro e le ricerche compiuti proprio perché qui non si prende niente per oro colato.
      grazie

      FF

      Rispondi
  • 8 Gennaio 2010 in 23:29
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    Salve.Premetto di ignorare moltissimo sull’assassinio di Jfk.Ho assistito alla puntata di Matrix e anche a me è parsa quantomeno superficiale,fuorviante e squilibrata.(Veltroni?Riotta?e che caspita centrano con Jfk??ma cmq..)Non conoscendo molti elementi ho sempre pensato al complotto:mi sembra la tesi più verosimile pensando alla figura politica di Kennedy.Troppi interessi in gioco perchè sia solo colpa di Oswald.Troppe incertezze(che chiarirò spero frequentando questo blog)sugli spari e sulle traiettorie.
    Complimenti vivissimi cmq x il blog,davvero ben fatto e spiegazioni chiare e dettagliatissime:mi ha conquistato.
    UN saluto.

    Rispondi
  • 6 Gennaio 2010 in 21:43
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    Sono Marco, vivo a Milano. Le faccio i miei complimenti. A parte la qualità dei suoi scritti, finalmente c’è qualcuno che non racconta fandonie sul caso Kennedy, che si attiene ai fatti. Internet pullula di cialtroni e di analfabeti, fa piacere sapere che esiste ancora qualche giovane giornalista di qualità. Marco Vecchi (MI)

    Rispondi
  • 2 Gennaio 2010 in 10:40
    Permalink

    ciao Matlock e grazie. penso anch’io che un docu-drama sulla Dealey Plaza spazzerebbe via tante false credenze sul caso Kennedy. e, tra l’altro, conterebbe sulla forza persuasiva di un documentario televisivo che mancherà sempre a un malloppo di trecento pagine che spiega le stesse cose (e che quasi nessuno leggerebbe)

    ciao
    FF

    Rispondi
  • 1 Gennaio 2010 in 17:15
    Permalink

    Ciao Federico,
    ti seguo e ti stimo come giornalista, non sapevo di questo tuo interesse per il caso Kennedy: complimenti per il tuo lavoro, davvero ben fatto.

    Secondo me basterebbe una puntata di CSI dedicata al caso Kennedy per spiegare a tutta la gente dotata di un po’ di cervello che Lee Oswald potè fare quello che fece, e che tutte le prove indicano solo in Oswald il responsabile del delitto.

    A rileggerti presto!
    Matlock

    Rispondi
  • 31 Dicembre 2009 in 16:04
    Permalink

    Pubblicato.
    Grazie ancora, soprattutto per l’ottimo lavoro sul caso Kennedy.

    Rispondi
  • 31 Dicembre 2009 in 11:40
    Permalink

    Complimenti per il bell’articolo, come sempre.
    E per la rapida debunkata.
    Posso riprodurlo sul mio blogghetto?

    Ciao e buon anno.

    Rispondi
    • 31 Dicembre 2009 in 11:46
      Permalink

      @ Hammer: ciao e grazie.

      @brain_use: ti ringrazio. usalo pure, citando la fonte. ‘debunkata’? oddio, temo di non essere pronto ad affrontare il linguaggio tecnico… ho semplicemente scritto ciò che non andava in quella trasmissione (quasi tutto, purtroppo).

      saluti e auguri
      ff

      Rispondi
  • 31 Dicembre 2009 in 11:29
    Permalink

    Ciao,

    sono Hammer di Undicisettembre. Approfitto di questo spazio per farvi i complimenti per il vostro ricchissimo sito.

    Ho linkato questo articolo nella mia homepage di Facebook nella speranza di diffondere una seria analisi sulla vergognosa puntata di Matrix.

    Buon lavoro.

    Rispondi
  • 30 Dicembre 2009 in 22:33
    Permalink

    E’ triste vedere come una televisione nazionale ed un programma che vorrebbe apparire “attendibile” cadano nel tranello del complottismo disinformato eppure ci voleva così poco a bilanciare le cose creando una discussione non solo più seria ed attendibile ma anche più interessante.

    Unire tre persone, una che ha tutto l’interesse a vendere le sue fantasie in DVD, l’altra che fa un comizio politico e l’altra ancora che era perso tra il delitto Moro e piazza Fontana è stato deprimente.
    Ma così è.
    E ce lo prendiamo.

    Saluti.

    Rispondi
    • 31 Dicembre 2009 in 8:28
      Permalink

      Buongiorno Docco,
      in realtà, come dicevo, non mi aspettavo molto di più. Con Chiara (Cazzaniga) di Matrix, che conosco da tempo e di cui ho sempre avuto un’ottima opinione, ho discusso in fase di preparazione della puntata. Mi ha avvertito che la scelta fatta era quella di mostrare un filmato di Mazzucco e di parlarci su. Niente in contrario: peccato solo che, in mezzo a due persone incompetenti nel caso Kennedy, una delle quali peraltro schierata in favore della teoria della cospirazione, non abbiano trovato spazio per far parlare qualcuno che ne sapesse qualcosa e che, almeno, puntualizzasse le sciocchezze più grossolane (la testa intatta, la pallottola magica, i movimenti di Oswald). Così, solo per equilibrio del dibattito.
      Saluti a te

      Rispondi

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