45 anni fa, a Dallas

Questo mio articolo è stato pubblicato oggi da Il Riformista.

I cubani anticastristi, il lidér maximo. La mafia d’importazione italiana. Anzi no, il Kgb. O la Cia, l’Fbi, Lyndon Johnson, il Congresso. Negli anni è diventato uno sport accessibile a tutti, il ‘dì la tua su chi ha ammazzato JFK’: pure gli alieni, sì, i marziani sono stati incolpati dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, il presidente della Nuova Frontiera che quarantacinque anni fa, all’ora di pranzo, fu centrato da due pallottole nel centro di Dallas e morì come Lincoln, Garfield e McKinley. Aveva confidato ai suoi collaboratori, poche ore prima, di non temere l’imponderabilità del caso: se un uomo armato di fucile avesse fatto capolino da un tetto e avesse preso di mira la sua testa non ci sarebbe stata precauzione utile a salvarlo. Andò proprio così.
Tonnellate di inchieste e controinchieste, rivelazioni bufala, ricostruzioni affascinanti e deliranti come quelle di Oliver Stone nel suo tragicomico capolavoro, più di ventimila titoli (alcuni dei quali scritti da sedicenti esecutori materiali) sono dedicati al caso del ventesimo secolo e c’è da giurare che anche oggi, qui da noi, qualcuno parlerà ancora del mistero di Elm Street, della pedina Jack Ruby, delle inchieste agghiaccianti del procuratore Jim Garrison – uno che chiese la galera per imputati scelti praticamente a caso – o tirerà fuori un signore novantenne che, quel giorno, aveva smascherato il complotto ma fu indotto a tacere.
Semplicemente la gente si rifiuta di credere che un omuncolo come Lee Harvey Oswald, un balordo che aveva incolpato il mondo del suo essere sfigato, possa davvero aver spostato il macigno della storia affacciandosi dalla finestra al sesto piano di un deposito di libri scolastici, in quell’autunno tiepido del 1963. Un palazzone tetro in cui spostava scatoloni per un dollaro e venticinque l’ora e dal quale una carabina Mannlicher Carcano, residuato bellico comprato per posta, fece per bene il suo tragico mestiere. Impossibile uccidere con quel giocattolo, si disse. Impossibile sparare tre colpi in pochi secondi. Impossibile che una pallottola si metta a zigzagare bucherellando Kennedy e il governatore Connally per essere ritrovata intatta su una barella del Parkland Memorial Hospital. Tutte balle. L’impresa di Oswald, ex tiratore dei Marines, non fu da oro olimpico come si è dato a bere per mezzo secolo agli assetati di intrighi. Eppure l’addetto stampa della Casa Bianca, Malcolm Kilduff, doveva ancora dichiarare la morte del suo presidente che la macchina dei teorici delle Grandi Cospirazioni era già partita. Il loro vangelo? Sempre quello: se una cosa è ufficiale, è falsa.
Oswald ha solleticato i peggiori istinti non solo dei ciarlatani, quelli che hanno farneticato – trovando un certo seguito – di cervelli fatti sparire, di triangolazioni di fuoco incrociate e di ombrelli calibro 7.65 che nemmeno James Bond; tutti hanno detto la loro su chi tolse la vita all’uomo della faticosissima distensione con Kruscev, del pentito impegno in Vietnam e dell’ancora più pentita invasione alla Baia dei Porci. L’enormità della morte di Kennedy ha fatto il resto: per la pace della nostra coscienza una vittima eccellente deve morire per mano eccellente. In Italia il totoKennedy alimentò le fantasie di Gianni Bisiach, stimato teorico di bislacche cospirazioni a firma Carlos Marcello e Santo Trafficante. In tempi più recenti finì in trappola anche Walter Veltroni, secondo cui “nessuno può credere che Oswald abbia sparato da solo, erano in molti quel giorno a Dallas a lavorare per la morte del presidente”. Fascisti, manco a dirlo.
Questo ventidue di novembre, però, sarà diverso dagli altri, almeno in Obamaland. A New York hanno appena intitolato un ponte di Harlem a Bob Kennedy, il fratello di JFK reo di credere alla tesi della commissione Warren e a quel citrullo di Oswald come unico assassino. Altra vittima della Grande Cospirazione, Robert fu fautore dell’integrazione tra popoli e covava l’intima certezza che l’America avrebbe presto conosciuto un presidente nero. Sarebbe fiero, Bob, di Barack Obama, ultimo staffettista della Nuova Frontiera, almeno quanto lo è Ted, raro superstite della nidiata dei Fitzgerald Kennedy. Il senatore, benché fiaccato dalla malattia, darà una mano al novello presidente per riformare la sanità dei ricchi, una delle piaghe che Obama intende curare. Forse, per una volta, si parlerà meno di proiettili che piovono dal cielo, di fotografie manomesse o di testimoni corrotti e più di una nuova politica, di un modo di intendere la società e i diritti umani che JFK avrebbe voluto propugnare a favore dei deboli, degli indigenti, degli emarginati. Gli americani, meno innamorati di noi delle macchinazioni orwelliane, hanno iniziato a guardare lontano.
Noi meno, soprattutto se a celebrare questo 22 novembre vengono chiamati storici alla Paolo Guzzanti, che ieri l’altro sentenziava su Il Giornale: “Non ci rompano le scatole con Oliver Stone, perché Kennedy l’hanno fatto fuori i russi”. E no, senatore. Bocciato pure lei. Torni il prossimo novembre.

17 pensieri riguardo “45 anni fa, a Dallas

  • 21 Novembre 2021 in 15:03
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    Ho due domande per i sostenitori della tesi della commissione Warren: 1. Perchè la “pallottola magica” viene ritrovata sulla barella in ospedale e non, ad esempio, in auto o, meglio ancora, nella gamba sinistra di Connally essendo quella l’ultima delle 7 ferite della pallottola? 2. Mi piacerebbe approfondire ed esaminare a fondo la traiettoria del primo colpo sparato da Oswald, quello che mancò il bersaglio e ferì Tague (e che non è mai stato trovato): come ha fatto a sobbalzare al lato opposto della piazza rispetto alla posizione di Oswald ed a ferire Tague?

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    • 16 Dicembre 2021 in 14:09
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      Forse Lei non ha letto il materiale pubblicato da Federico Ferrero in questo blog, altrimenti non avrebbe fatto queste domande

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  • 27 Ottobre 2009 in 17:00
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    ma esattamente il fucile usato per uccidere kennedy da dove proveniva?

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  • 21 Gennaio 2009 in 3:07
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    Il complottismo è una malattia mai debellata, visti le ridicole montature con le quali s’è cercato di dimostrare che gli Stati Uniti hanno fatta a se stessi i gravi attentati dell’ 11 settembre 2001, contro ogni chiara evidenza dei fatti, visti in televisione.
    Così non c’è da stupirsi se anche il grave attentato del 22 novembre 1963 è stato spacciato come il risultato di un terribile ed invincibile complotto nazionale o internazionale, ad onta delle prove e delle testimonianze. Ciò che maggiormente andrebbe considerato era il fatto che la posizione di Oswald (dall’alto e da dietro Kennedy, senza ostacoli in mezzo), era di gran lunga la migliore posizione per compiere l’attentato, se non altro perchè era l’unica posizione che consentiva di guardare per una decina di secondi il bersaglio senza che si frapponessero ostacoli, a parte il famoso ramo della pianta che deviò il primo colpo.
    Una distanza fra i 40 e gli 80 metri è piccolissima per un fucile da guerra, che ha una portata di 2000 metri per ogni colpo sparato nell’aria, e per un tiratore come Oswald che, almeno nei Marines, era stato esercitato a colpire un bersaglio da 250 metri.

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  • 21 Gennaio 2009 in 3:06
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    Il complottismo è una malattia mai debellata, visti le ridicole montature con le quali s’è cercato di dimostrare che gli Stati Uniti hanno fatta a se stessi i gravi attentati dell’ 11 settembre 2001, contro ogni chiara evidenza dei fatti, visti in televisione.
    Così non c’è da stupirsi se anche il grave attentato del 22 novembre 1963 è stato spacciato come il risultato di un terribile ed invincibile complotto nazionale o internazionale, ad onta delle prove e delle testimonianze. Ciò che maggiormente andrebbe considerato era il fatto che la posizione di Oswald (dall’alto e da dietro Kennedy, senza ostacoli in mezzo), era di gran lunga la migliore posizione per compiere l’attentato, se non altro perchè era l’unica posizione che consentiva di guardare per una decina di secondi il bersaglio senza che si frapponessero ostacoli, a parte il famoso ramo della pianta che deviò il primo colpo.
    Una distanza fra i 40 e gli 80 metri è piccolissima per un fucile da guerra, che ha una portata di 2000 metri per ogni colpo sparato nell’aria, e per un tiratore come Oswald che, almeno nei Marines, era stato esercitato a colpire un bersaglio da 250 metri.

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  • 11 Gennaio 2009 in 20:52
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    agobit, e come la mettimao col fatto che nessuno dei tiratori scelti che dovevano simulare gli spari non sono riusciti a sparare i cosiddetti 3 colpi nei tempi registrati? a meno che Oswald non era davvero un fenomeno…O NON ABBIA USATO IL CARCANO MA UN’ALTRA ARMA PIU’ PRECISA E QUI SI DIMOSTREREBBE IL COMPLOTTO…e gli ultimi fotogrammi di Zapruder dal Z312 in poi che dimostrano l’aperturta chiarissima di una ferita frontale dovuta ad uno sparo frontale, mentre per voi è solo uno spasmo dovuto alla ferita posteriore? sembra quasi di voler dimostrare che il sole ruota attorno alla terra e non viceversa… e tutta la gente che subito dopo quello sparo corse verso la collinetta erbosa? tutti in preda ad allucinazioni audiovisive?

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  • 8 Gennaio 2009 in 0:10
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    Sono prorio le leggi della fisica (e in particolare della balistica) che dimostrano in maniera incontrovertibile che ha sparare fu solo Oswald dal Book Depository. Come tutti coloro che si occupano di medicina legale sanno, nel cranio il foro di entrata è in genere puntiforme mentre quello di uscita determina un effetto di scoppio per le forze divergenti irradiantesi dall’urto del proiettile contro i tessuti intracranici. Dal referto autoptico risulta che il foro di entrata si trovava NELLA PARTE POSTERIORE DEL CRANIO DUE CENTIMETRI ALLA DESTRA E LEGGERMENTE SOPRA la protuberanza occipitale esterna, mentre la zona di uscita era una vasta ablazione cranica temporo-parietale fino al margine orbitale. Dunque il colpo fu sparato da DIETRO secondo la traiettoria proveniente dal Depository. L’altro proiettile entrò nella parte posteriore del torace destro sopra la scapola fuoriuscendo dalla parte anteriore bassa del collo e proseguendo la corsa fino a colpire il governatore Connally. Tutto fu accertato nel rapporto Warren, l’unico veramente completo e scientificamente documentato. Dal film Zapruder si può ben vedere che i frammenti di tessuto celebrale prodotti dallo scoppio del cranio per il proiettile sparato da dietro da parte di Oswald furono deposti sul baule della limo in seguito alla dinamica dei frammenti e del movimento dell’auto combinatamente. Dunque tutto conferma che a sparare fu il solo Oswald e che, se mai ci fu un complotto (del che dubito molto), l’unico sparatore fu lui.

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  • 7 Gennaio 2009 in 23:11
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    Marco, che libri hai letto per approfondire la questione? Hai letto il libro di Verdegliglio o “Case Closed” di Gerald Posner (e potrei citartene tanti altri che ti danno una risposta basata su dati scientifici alle tue domande)? Ti consiglierei vivamente di farlo e forse troverai che non e’ poi difficile da sostenere che Oswald sia stato il solo esecutore.
    Hai mai pensato al fatto che anche la famiglia Kennedy al completo credono a Oswald solo esecutore.
    Anche loro sprovveduti o parte della cospirazione?

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  • 7 Gennaio 2009 in 13:12
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    oswald solo esecutore? mi sembra difficile da sostenere…a meno che a dallas le leggi della fisica quel giorno fossero state capovolte…come fa la testa del presidente a “esplodere” letteralmente con i pezzi di materia cerebrale che vengono catapultati sul baule della limo per un colpo proveniente dalle sue spalle? e come fanno tre soli colpi sparati da quella distanza a provocare ferite in serie a jfk e connolly? le immagini non lasciano adito a dubbi. oltre a oswald c’era almeno un altro tiratore, posizionato in maniera sicuramente più favorevole, cioè frontale.

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  • 6 Gennaio 2009 in 23:05
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    Condivido in pieno analisi e conclusioni di Federico Ferrero nel suo bell’articolo.
    E non e’ vero, come dice il sig.Sabatino, che siano pochi quelli che la pensano in questo modo. Anzi, lo sono la maggior parte di coloro che hanno studiato a fondo la questione.
    Ed e’ indicativo che la famiglia Kennedy ha sempre creduto alle conclusioni della Commissione Warren!
    Cordiali saluti
    Biagio Privitera

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  • 28 Dicembre 2008 in 19:53
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    Sono perfettamente d’accordo sul fatto che il presidente Kennedy fu ucciso dal solo Oswald. Dai filmati è chiaramente visibile che le pallottole provenivano da dietro e anche il colpo alla testa veniva da dietro. Solo un punto della vicenda mi lascia perplesso rispetto alle conclusioni della commissione Warren: perché Ruby uccise Oswald? Viene il sospetto che Oswald dovesse essere messo a tacere. Ma è solo un sospetto. Lei sa qualcosa dell’interrogatorio di Ruby? Un cordiale saluto

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  • 2 Dicembre 2008 in 13:17
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    Signor Ferrero,
    potrei anche essermi lasciato andare alla foga, ma le dico senza alcuna polemica che è per me irritante sentir parlare di marziani nel caso JFK, al chiaro scopo di affibbiare ai complottisti teorie fantascientifiche.
    Così facendo si può fare breccia, forse, nella testa di qualche disinformato, ma non si pongono le basi per una corretta e, intellettualmente, onesta informazione. Tutto qui.
    Saluti
    Giuseppe

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  • 30 Novembre 2008 in 1:07
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    salve signor sabatino, e grazie.
    vede, lei chiama ‘dimostrazioni’ le opinioni: esistessero davvero le sue ‘incontrovertibilità’ il caso Kennedy non esisterebbe, non ci sarebbe discussione. come sull’acqua, che incontrovertibilmente è liquida.

    la saluto anche io, e cordialmente.

    ps sono sicuro che quel suo non l’ho dica in giro sia frutto della foga.

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  • 27 Novembre 2008 in 16:00
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    Siamo alle solite, signor Ferrero, invece di analizzare quei fatti che incontrovertibilmente dimostrano la presenza di più sparatori nella Dealey Plaza, lei tenta, non molto correttamente, di denigrare o ridicolizzare le teorie complottiste scrivendo della possibile colpevolezza dei marziani.
    La documentazione ufficiale è a disposizione di tutti, e le conclusioni che ognuno ne può trarre sono molto più terrene di quanto lei cerchi di far credere, e conducono verso una verità che niente ha a che fare con la tesi ufficiale.
    Comunque, se le sue convinzioni sono genuine, io sono costretto ad ammirarla. Lei è tra i pochissimi al mondo che, imperterrito, continua a sostenere la Commissione Warren.
    Ma non l’ho dica troppo in giro.
    Saluti
    Giuseppe Sabatino

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  • 26 Novembre 2008 in 9:10
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    purtroppo lo è, pur risultando, grazie alla maestria di Stone, verosimile.

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  • 23 Novembre 2008 in 19:03
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    non mi sembra cosi delirante il film di oliver stone

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