Contatti

FFjohnkennedy.it raccoglie gli studi sul caso di Federico Ferrero.

Quando mi avvicinai al caso Kennedy ero condizionato da un approccio che il film di Oliver Stone JFK – Un caso ancora aperto aveva reso certezza: il presidente era stato ucciso da un gruppo di cospiratori. Si trattava solo di capire chi fossero e perché lo avessero ammazzato. Mi ero procurato alcuni libri sulla vicenda di Dallas, immancabili per i piccoli maniaci della cospirazione: Sulle tracce degli assassini di Jim Garrison (pubblicato in Italia da Sperling&Kupfer, in allegato all’Unità nel 1993) e Crime of the Century di Michael Kurtz; e poi ritagli di riviste, copie di inchieste giornalistiche, stampati dai primi e rudimentali siti web. Tutta la paccottiglia complottista che spopolava negli anni Novanta.

Un giorno, invece di studiare procedura penale come avrei dovuto stante l’appello incombente, mi misi a fotocopiare dalla biblioteca giuridica dell’Università di Torino le 900 pagine del Rapporto Warren, una per una. Saltai l’esame e passai le notti a leggere, proprio come il Jim Garrison immaginato nel film di Stone. Arrivai a conclusioni dogmatiche: Kennedy era stato colpito da davanti, non da dietro; Kennedy e Connally non erano stati trapassati dallo stesso proiettile; la commissione Warren aveva condotto l’inchiesta in maniera disonesta, per coprire il complotto; Oswald era un capro espiatorio; la teoria della “pallottola magica”, concepita dall’avvocato Arlen Specter, era assurda e menzognera; Jack Ruby aveva ammazzato Oswald su commissione e, a sua volta era stato ridotto al silenzio; il governo americano aveva coperto il complotto.

L’archeosito dedicato alla tragica morte di JFK era questo. Tanti anni e qualche milione di pagine più in là, quel guazzabuglio di notizie e considerazioni sconclusionate si è trasformato, dall’accozzaglia di teorie strampalate e rivisitazioni di teorie cospiratorie rabberciate che era, in una spremuta – spero coerente, sicuramente ragionata – di letture, riflessioni e ricerche. I primi dubbi mi fecero visita nel leggere un saggio del premio nobel per la fisica Luis Alvarez, che studiò il filmato dell’assassinio girato da Abraham Zapruder e spiegò che la reazione di Kennedy al colpo alla testa era compatibile con uno sparo da dietro. Era il jet effect. Da dietro? Ma come, e il colpo alla fronte? E la tempia destra che esplode? La testa che va all’indietro?

Nel 1998 iniziai a leggere un libro di un autore a me sconosciuto, Diego Verdegiglio. Si intitolava Ecco chi ha ucciso John Kennedy. Convinto di poterlo sconfessare in dieci righe di recensione sarcastica, mi trovai impantanato in una ricerca seria, devastante per le mie certezze. Fui costretto ad ammettere che il colpo frontale alla testa non era provato; al contrario, era lampante si fosse trattato di uno sparo da dietro. Uno per uno, i miei dogmi sul caso Kennedy presero a crollare, spazzati via dalla scienza. Restava l’impossibilità della pallottola magica, quella che colpisce Kennedy e Connally e rimane intera, zigzagando nell’aria per due secondi e più, ma neanche quell’appiglio resistette: la natura della ferita alla schiena, la posizione dei due corpi rispetto alla finestra del sesto piano del deposito dei libri della Texas School e le reazioni due feriti erano compatibili solo con la tesi di un unico colpo da dietro. Chiesi conferme a esperti di armi e al mio (allora) professore di medicina legale, Pierluigi Baima Bollone: tutti confermarono che era possibile, anzi, probabile che un unico tiratore con quel fucile avesse ucciso Kennedy e ferito Connally, con tre colpi sparati in pochi secondi.

Sarebbe bastato leggere il retro di una fotografia di Oswald con il fucile: si sarebbe trovata la dedica autografa della moglie.
Sarebbe bastato leggere il retro di una fotografia di Oswald con il fucile: si sarebbe trovata la dedica autografa della moglie.

Di tanto in tanto, riguardavo il capolavoro di Oliver Stone: ne sentivo il bisogno, quasi per tirare una boccata d’aria complottista. Ma laleelife magia si era spezzata. Fermandomi sui particolari della trama, di per sé convincenti, ebbi la dolorosa conferma: quello di Stone era un film, solo un film, non un documentario. Era pieno zeppo di mezze verità e di balle sesquipedali. E così il testimone X non era morto per chissà quale motivo, ma per un banale incidente stradale; il personaggio Y non aveva mai detto quanto gli si faceva dire, un altro ancora non era mai esistito. E le fotografie di Oswald col fucile in mano, che Stone denunciò essere un vergognoso fotomontaggio per collegare Lee all’arma dell’assassinio? Non erano contraffatte, le aveva scattate la moglie Marina, con tanto di dedica sul retro.

Restavano singoli elementi che mi facevano dubitare: in fondo, non volevo credere che Oswald avesse davvero fatto tutto da sé. Avevo bisogno di pensare che ci fossero i cattivi da combattere e i cittadini onesti che gridano al complotto. Oggi fatico a comprendere con quanta leggerezza avessi potuto prendere per buono tutto ciò che veniva propinato in tivù e sui giornali, spesso con insipienza vergognosa: esperti improvvisati, giornalisti disinformati o in cerca di scoop rimasticati dagli States, ricercatori che inventavano racconti fantasy-splatter con scempio di cadaveri per deviare l’autopsia, dottori minacciati, fotografie manipolate, colonne sonore dell’assassinio registrate e occultate, macchie di sviluppo nei filmati oppure ombre di fogliame che corrispondevano, secondo loro, ad altrettante prove della presenza di più cecchini.

Questa macchia nel fogliame sulla collinetta erbosa non una macchia. Per i sostenitori del complotto è il Badge Man: un uomo con una spilla luccicante appuntata al petto, che fa fuoco contro Kennedy. Chi vuole vedere a tutti costi qualcosa, finisce per vederlo.
Per i sostenitori del complotto, questa macchia nel fogliame nei pressi della collinetta è il Badge Man: un uomo con una spilla luccicante appuntata al petto, che fa fuoco contro Kennedy. Chi vuole vedere qualcosa a tutti costi, finisce per vederlo.

La messe di elementi raccolte a carico di Lee Harvey Oswald, con esclusione di ogni altro individuo presente quel 22 novembre del 1963 in Dealey Plaza, era già allora sufficiente per chiudere il caso. Avevo la consapevolezza di essermi sbagliato di grosso ma sapevo che tanti altri, come me, erano caduti nell’affascinante trappola del “complotto globale”. Sentivo la necessità di mettere a disposizione degli altri le informazioni che avevo raccolto, conscio che che la reazione di molti sarebbe stata la stessa: il rifiuto. John Fitzgerald Kennedy non è stato ucciso da un gruppo di cospiratori e i fatti lo mostrano con chiarezza, così come evidenziano tutti gli errori, le mancanze e le debolezze di una società evoluta che deve reggere l’impatto di un evento catastrofico: le informazioni si smentiscono, gli interessi si accavallano; la fretta, la paura, il dolore fanno sospettare di tutto e di tutti e creano situazioni magmatiche, in cui chi vuole credere a priori alla malafede e alla cospirazione troverà sempre terreno fertile.

I fatti dimostrano che Oliver Stone, il suo film e le centinaia di autori che hanno inculcato l’idea della cospirazione nel caso Kennedy – Jim Garrison in testa – hanno costruito un mostro ideologico di bugie e travisamenti dei fatti che, con grande probabilità, non morirà mai. Però la verità sull’assassinio esiste. Ecco perché ho pensato di fornire qualche elemento, a chi è interessato a sapere come andarono le cose senza preconcetti, senza l’obbligo di sconfessare le proprie idee politiche o le proprie convinzioni sul potere. Non pretendo di propinare insegnamenti al popolo bue, mi basta il rispetto dovuto a chi si è sorbito qualche milione di pagine tra documentazione ufficiale, allegati, expertize e memorandum, tutte le 889 pagine del rapporto Warren, quattro decenni di letteratura cospirazionista, un numero imprecisato di discussioni-litigi-guerre di tastiera con studiosi seri, ciarlatani del web e paranoici assortiti.

A diciott’anni credevo nella Cospirazione Globale, nella teoria dei dieci cecchini piazzati un po’ ovunque in Dealey Plaza e avrei avanzato la richiesta di beatificazione per Lee Oswald. Ma un caso di omicidio va trattato con la testa e non con la pancia.

Federico Ferrero

info@johnkennedy.it

99 pensieri riguardo “Contatti

    • 11 Settembre 2023 in 14:09
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      Buongiorno dottor Ferrero, ho letto da poco questo articolo su Dagospia, che mi ha fatto un po’ sorridere… Lei cosa ne pensa di questo testimone che si ravvede 60 dopo i fatti?. Saluti.

      Rispondi
      • 11 Settembre 2023 in 14:46
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        Se Landis avesse confermato le risultanze della Commissione Warren, chi avrebbe comprato il suo libro? Si vende sempre molto mettendosi contro la verità delle indagini, la quale non interessa a nessuno perché troppo difficile e poco eccitante da accettare.

        Rispondi
  • 11 Marzo 2022 in 14:51
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    Gentile Staff,
    ho letto assai e di tutto in questo sito, più di quello che immaginate. Una cosa che “non” ho ancora trovato – o forse mi è sfuggito –  (tranne che per i passi della Commissione Warren) è la “Bibliografia” (cosa essenziale e fondamentale) per ogni tipo/argomento delle vostre citazioni, commenti, analisi ecc. in somma, come in un libro. Il sito è ben costruito.
    Grazie.
    Cordiali Saluti
    Ferretti D. 

    Rispondi
  • 13 Luglio 2020 in 16:04
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    Buon giorno ,

    vorrei segnalare le testimonianze di Madeleine Duncan Brown (che intervistata poco prima di morire da R. Gaylon Ross parlò delle confidenze fatte dal suo compagno L.Johnson) e anche il caso di Ed Hoffman.

    Rispondi
  • 3 Maggio 2020 in 20:20
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    Penso al 95% che Oswald sparò da solo.Ma mi chiedo:non è incredibile che Oswald abbia avuto un posto di lavoro settimane prima dell’omicidio, proprio in prima fila al passaggio del corteo, presso il deposito di libri?

    Veramente una casualità’?…che ha deciso il corso della storia…..mmhhh

    Comunque ottimo sito.

    Cordiali saluti,

    Gianluca

    Rispondi
    • 4 Maggio 2020 in 7:29
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      Ciao Gianluca, e grazie per aver scritto. A tutta prima sì, può sembrare una circostanza sospetta. Ma in realtà, a ottobre del ’63, non era ancora stato deciso il percorso della parata a Dallas. In più, in quei giorni Oswald aveva cercato di ottenere lavoro da un’altra parte (Padgett Printing, una copisteria) ma fu scartato perché aveva pessime referenze. Lo avessero assunto, non avrebbe ucciso Kennedy.

      Grazie e saluti,
      FF

      Rispondi
  • 6 Gennaio 2018 in 14:06
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    Buonasera Dott. Ferrero.

    E’ la seconda volta che Le scrivo.

    La prima fu qualche anno fa quando le chiesi un parere circa i sistemi di sicurezza seguiti dalle Agenzie e Servizi incaricati della sicurezza del presidente e del convoglio che lo accompagnava, esprimendo le mie perplessità non tanto sull’autore dell’omicidio e sulle diverse teorie, quanto sul contesto fisico ed organizzativo del luogo in cui è avvenuto, sembrandomi assurdo che non vi fosse personale di sicurezza sulla collinetta, sul ponte ferroviario, così come sul prato dove vengono fotografati o ripresi vari testimoni, sostanzialmente a contatto quasi diretto con il convolgio. In effetti rispetto al giorno d’oggi pare tutto molto “naif”.

    Lei mi rimando ad alcuni passaggi del rapporto Warren, cosa che feci, ma devo ammettere che li trovai piuttosto ostici e frammentari e frammentati. Ci riproverò.

    Oggi, a qualche mese di distanza dallo scorso novembre, mi piacerebbe avere un suo giudizio d’insieme sugli ultimi documenti desecretati dal Pres. Trump- Gli articoli di giornale che ho letto non mi hanno in alcun modo soddisfatto e non mi hanno permesso di cogliere con sintesi ed efficacia le eventuali novità. Cosa che invece sono sicuro Lei potrà fare a beneficio di noi Suoi fedeli lettori.

    La ringrazio e porgo i miei migliori auguri di buon anno nuovo

    Daniele

     

    Rispondi
    • 18 Ottobre 2018 in 20:46
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      Non so se il Dr. Ferrero abbia trovato il tempo di risponderLe caro Daniele. C’erano poliziotti sul ponte ferroviario e nel prato davanti alla collinetta (foto Wilma Bond). Pochi secondi dopo l’ultimo sparo un agente motociclista, Clyde Haygood, rovesciò il suo mezzo sulla strada e si precipitò a guardare oltre la staccionata: non vide nulla di sospetto. Un altro, Marion T. Baker,  si precipitò nel deposito e incontrò Oswald al piano-mensa, ma lo lasciò uscire perché il direttore del magazzino garantì per lui. Ci furono certamente delle falle nella sorveglianza di Dealey Plaza: la maggiore concentrazione di polizia era all’aeroporto, in Main Street e al Trade Marte, ma queste sono le classiche considerazioni del “senno di poi” alle quali si aggrappano coloro che credono al complotto

      Rispondi
  • 10 Novembre 2017 in 9:22
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    Nuovamente buongiorno signor Ferrero,
    scopro solo ora che tra i file appena desecretati sono state rivelate due telefonate fatte ad un giornalista britannico. Lei lo concepisce un pazzo solitario che si prende la briga di telefonare a Londra anticipando le proprie mosse (anche se solo a grandi linee) per poi comunicare che verrà lui stesso ucciso ?
    Tutto qui. Grazie per l’attenzione.

    Rispondi
    • 10 Novembre 2017 in 9:58
      Permalink

      buongiorno a lei. guardi, credo che lei abbia “scoperto” questo, e non è esattamente ciò che lei afferma.
      British newspaper received mystery call

      comunque domando io a lei: lo concepisce un apparato che organizza il complotto del secolo e poi si prende la briga di telefonare a un giornaletto dall’altra parte del mondo per dire “ehi, pssst, stiamo per fare l’omicidio più grande della storia!”?

      Rispondi
        • 10 Novembre 2017 in 21:39
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          se non ci si fermasse a leggere i titoli, magari, sarebbe più semplice ragionare sulle cose.
          se lei va a leggere l’articolo pubblicato dal giornale che, a dare credito a questa storia, ricevette la telefonata,

          scoprirà che:
          1) la telefonata è tutt’altro che certa, non esistono prove né tracce giacché nel 1963 non c’erano i tabulati;
          2) i reporter dell’epoca sono stati contattati e nessuno ricorda una cosa simile
          3) un ex caporedattore dice chiaramente che non è mai capitato e che non è concepibile che possa essere successa una cosa del genere senza che poi se ne fosse parlato tra i redattori.

          ma lei resti pure della sua idea, ci mancherebbe.

          Rispondi
          • 10 Novembre 2017 in 23:26
            Permalink

            A dire il vero non avevo letto solo il titolo e pensavo che la Repubblica fosse un giornale serio.
            Mi permetto di allegare quanto letto senza omissioni …… dal quale deduco sole 2 ipotesi: 1) i file sono falsificati; 2) il traduttore deve ripassare l’inglese. Deve concedermi però che non avendo la sua profonda preparazione se leggo di file rivelati non ho motivo per dubitare che abbiano letto nero su bianco.
            Richiamo la sua attenzione sul fatto che a me non interessa avere ragione, anzi più smantella le errate ipotesi in maniera razionale e meglio è.
            Non capisco, tra le tante cose, come possano affermare quanto sotto scritto se non vero ….. ripeto: basandomi sulla serietà (presunta ?!) della testata.
            Comunque grazie per l’attenzione e mi perdoni l’insistenza.

            http://www.repubblica.it/esteri/2017/10/27/news/jfk_reporter_avvertito_25_minuti_prima_dell_assassinio-179459597/

          • 11 Novembre 2017 in 9:12
            Permalink

            mi scusi ma ho sostituito al testo intero il link, i commento vorrei rimanessero brevi perché altrimenti diventa molto difficile la lettura.
            grazie.

          • 11 Novembre 2017 in 11:01
            Permalink

            caro Ferrero, mi ero permesso di copiare quanto letto solo a testimonianza. che non avevo letto solo i titoli come da Lei affermato e del resto se ci fa caso è lo stesso link che avevo riportato io stesso.
            caro Verdegiglio, la ringrazio dell’attenzione: saranno storie vecchie, ma se sono state UFFICIALMENTE rivelate oggi (rispetto alle voci del passato non suffragate da file) qualche differenza ci sarebbe tra “voci” e “documenti rivelati”.
            spero solo di non scocciare troppo con la mia insistenza da ignorante (nel senso che non sa, naturalmente) ed è piacevole riscontrare la mole di materiale pronto-uso in vostro possesso, cosa del resto logica nel tempo.
            ci tengo a ribadire la totale mia volontà di non entrare in nessun tipo di polemica, non mi interessa, ma solo il capire in qualche maniera l’evoluzione delle idee su quanto nel tempo visto.

          • 11 Novembre 2017 in 14:30
            Permalink

            Signor Maurizio, mi permetto di inserirmi nei messaggi fra Lei e il Dr. Ferrero solo per dirLe che quelli che Lei chiama “documenti” non sono altro che la registrazione di “voci” annotate a suo tempo dall’FBI. Le faccio un esempio riportato nel mio libro: se io decido, come guru di un’associazione ufologica, di raccogliere una carovana di pullman con migliaia di adepti per muovermi dalla California al Nevada perché ho predetto l’incontro con un’astronave aliena, l’FBI – per quanto io sia un visionario e mi abbia già identificato – è tenuto a stilare un rapporto su questa spedizione, sui miei più stretti collaboratori e sul fatto che, essendo un viaggio interstatale, la competenza ricade sul Bureau. Il rapporto verrà inviato alla sede centrale a Washington e finirà nei suoi files. Questo vuol dire che l’FBI avalla il mio “incontro ravvicinato”? Assolutamente no, ma si limita a “registrare” l’evento. Tutto ciò che si trova nei files desecretati è già stato a suo tempo reso di dominio pubblico dalla stampa, come la profezia della medium torinese Germana Grosso che nel 1963 scrisse alla Casa Bianca prima di Dallas, preoccupata per l’incolumità del Presidente. Le fu risposto dall’addetto stampa Pierre Salinger che erano state prese tutte le misure di sicurezza necessarie e che il Presidente la ringraziava per il messaggio.

            L’episodio fu riportato dal settimanale AMICA del n. 49 dell’8 Dicembre 1963 (“Una torinese aveva avvertito Kennedy che sarebbe stato assassinato”) e dalla SETTIMANA INCOM della stessa data (“Germana Grosso afferma: so chi ha ucciso Kennedy”). Le cito un altro esempio riportato nel mio volume:

            Nelle prime ore della mattina del 17 novembre, un funzionario dell ‘ ufficio FBI di New Orleans, William S.Walter, sostiene di aver visto apparire, sulla sua telescrivente, un messaggio circolare del direttore Hoover per tutte le sedi del Bureau, destinato a tutti gli agenti operativi (in codice SACS): “…Da informazioni ricevute da Bureau… ha determinato che gruppo militante rivoluzionario può tentare assassinare presidente Kennedy durante suo programmato viaggio a Dallas, novembre 22 – 23, 1963. Tutti uffici riceventi… devono determinare se minaccia ha qualche fondamento. Bureau deve essere tenuto al corrente tutti sviluppi. Prego rispondere”.

            Sarebbe stato interessante credere a questo “avvertimento”, ma  La storia di Walter, confessata dopo cinque anni dall’ assassinio, risulterà falsa: forse un suo tentativo di acquisire notorietà. Egli dichiarò che l’originale del dispaccio era andato distrutto, ma la fotocopia rimasta in suo possesso era diversa per formato e modulo di scrittura dalle comunicazioni standard del Bureau. Sua moglie, e sua collega d’ufficio, lo smentì. Altrettanto fecero altri suoi quindici colleghi. Nessun altro dei dipendenti dei diciannove uffici dell’FBI degli Stati Uniti ai quali era indirizzato il fax testimoniò di averlo mai ricevuto o visto. L’HSCA nel 1978  indagò sulla testimonianza di Walter e ne smentì completamente la credibilità (HSCA Report, pp. 191-192 ). Il regista Stone sostiene invece nel suo film, senza alcuna prova, che il fax sia stato addirittura inviato da Oswald per permettere all’FBI di salvare la vita a Kennedy. Ma sappiamo quale credibilità storica abbia il film di Stone… 

  • 8 Novembre 2017 in 11:08
    Permalink

    Buongiorno Signor Ferrero, trovo sempre affascinante cercare di capire quello che non mi risulta comprensibile in maniera semplice.

    Il caso JFK rappresenta, per buffo che possa sembrare, il primo chock vero della mia vita (avevo 10 anni) e nel tempo la curiosità di capire non mi ha mai abbandonato. Non entro nel merito del “pazzo” o del “complotto” perché penso che ognuno giustamente radicalizzi le proprie convinzioni su personali analisi (lo ammetto: qui sono per il complotto) e tutto quello visionato mi ha portato a personali convinzioni.
    La domanda che vorrei porle, senza polemica sia chiaro, è solo una: se la teoria del pazzo solitario fosse vera, quale sarebbe il motivo per cui Presidente, la CIA e l’FBI o chi per loro hanno posto la secretazione di tutta la documentazione in un lasso di tempo così ampio ?! Non sarebbe stato più “facile” poter dire che il tutto era l’opera di un povero pazzo tranciando in partenza ogni possibile tesi alternativa e rafforzando quanto espresso dalla Commissione Warren? Le faccio notare che almeno qui non considero le congetture proposte in anni ed anni di scritti (ricordo Verdegiglio, per citarne uno) su spari e traiettorie, ma solo un semplice quesito di “convenienza politica” sul mettere a tacere ogni possibile pensiero di complotto. Questo, a mio parere, lo scoglio maggiore della tesi del pazzo solitario a prescindere dalle congetture, potenzialmente tutte plausibili.
    Ribadisco l’apprezzamento per il Suo lavoro che, pur dipanandosi in linee completamente diverse dalle mie (ha presente gli Alfieri di colore contrario negli Scacchi ?), merita il plauso per la cura e l’attenzione mostrata alla cosa.
    Il piacere del salutarla.

    Rispondi
    • 8 Novembre 2017 in 12:41
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      buongiorno a lei, Maurizio.
      innanzitutto la ringrazio per la sua lettera e per l’apprezzamento. mi permetto, prima di risponderle, di dissentire dalla sua scala di priorità: secondo me, quando di mezzo c’è un caso criminale (qualunque, che sia stato ucciso un presidente o un passante per la strada) l’ordine delle cose è inverso rispetto a quello che lei prospetta, nel senso che prima si cercano di ricostruire i fatti e poi le motivazioni, e non viceversa.
      se lei parte valutando un fatto terzo al crimine (la secretazione degli atti, in questo caso) per farne derivare una “prova” del complotto, e questo prima di aver appurato i fatti, secondo me non ci siamo.

      comunque: la secretazione della documentazione è una pratica diffusa in tutto il mondo e ogni governo sa che è estremamente impopolare, proprio perché alimenta il sospetto. la ragione per cui certe inchieste vengono secretate per lungo tempo (veda Ustica in Italia, solo recentemente messa a disposizione della collettività) ha una ragione precisa nel sottrarre ai “nemici” della nazione materiale utile per informazioni, per delegittimazioni dei governi e, addirittura, per organizzare moti e rivoluzioni.
      come ben può immaginare, una indagine sull’assassinio del presidente USA tocca i gangli vitali del potere, deve informarsi su procedure, tirare fuori documenti che devono restare al riparo da occhi indiscreti. e l’unica ragione per cui si mette il segreto per 30, 40, 50 anni è che l’interesse a conoscere notizie attuali sul funzionamento e, perché no, sui punti deboli delle istituzioni in carica viene meno una volta che quelle persone non ci sono più, e che le cose sono cambiate.

      dopodiché, faccio io una domanda a lei: se un governo può impunemente assassinare il suo leader, crede che avrebbe difficoltà a buttare nel tritatutto qualche fascicolo di documenti da lui stesso prodotti? crede davvero che “loro”, fossero onnipotenti come è costretto a credere chi ha fede nel complotto Kennedy, cadrebbero di fronte a un ostacolo così stupido, un archivio di fogli e nastri magnetici?

      la saluto cordialmente
      FF

      Rispondi
      • 8 Novembre 2017 in 17:00
        Permalink

        trovo molta logica nella sua risposta anche se personalmente il paragone con Ustica a mio parere ha delle debolezze di ordine politico (ammettere una battaglia di aerei “stranieri” nei nostri cieli non è propriamente facile da rivelare per ripercussioni sugli equilibri internazionali).
        Tornando sul nostro tema non penso semplice un esame dei fatti basato sul “potrebbe”: potrebbe aver sparato da solo, potrebbe aver avuto una fortuna sfacciata grazie ad un proiettile “scatenato”, potrebbe …. potrebbe. Pienamente d’accordo sulle priorità da seguire in caso di un qualsiasi omicidio, ma questo non mi sembra propriamente “usuale” e la mia curiosità sulla secretazione nasce proprio dal fatto di una strana gestione del tutto. Dice bene quando afferma che nessun Governo terrebbe “prove” che lo accusino, ma non può dimenticare quante cose ci siano sottobosco, Italia compresa (servizi deviati, mafie e chi più ne sa più NON ne metta), ed il fatto che possa esserci una frangia di qualche “ufficio” deviata lei è proprio sicuro di poterlo affermare ? Forse devio nella fanta-politica, ma una mano sul fuoco non mi sentirei di metterla soprattutto considerando gli sviluppi che ebbero nei confronti del Vietnam. Non sono un “figliastro” di Stone ….. ma una delle spiegazioni “sotterranee” che mi davo era proprio questa.
        Grazie per l’attenzione.

        Rispondi
    • 8 Novembre 2017 in 16:47
      Permalink

      La ringrazio per avermi citato

      Rispondi
      • 8 Novembre 2017 in 18:37
        Permalink

        Adoro che non la pensa come me perché penso che solo da questi si possa sperare, nel confronto verbale, di avere una maggiore conoscenza in qualsiasi campo.
        In effetti sono io che la ringrazio.

        Rispondi
  • 23 Ottobre 2017 in 13:44
    Permalink

    Egr. sig. Ferrero,

    Innanzitutto le faccio i complimenti per l’ottimo sito e le sue argomentazioni, scientificamente e storicamente curate.
    Purtroppo anch’io sono stato una delle vittime del film di Stone (esteticamente molto bello ma storicamente inconsistente); ma del resto è ormai chiaro come l’unico obiettivo di Stone sia sputare veleno sugli Stati Uniti ossequiando dittatori (Castro, Maduro, Putin, ecc…)
    Non ho la sua competenza forense per esaminare tutti i dettagli del caso; ma vorrei proporre un mio ragionamento basato semplicemente sul “rasoio di Occam”: se ci fosse realmente stato un complotto, i “cattivi” sarebbero una specie di “armata Brancaleone” estremamente inefficiente. Se avevano pianificato di assassinare Kennedy, fargli sparare da lontano, mentre è in movimento, da uno o più killer è sicuramente un sistema estremamente insicuro (la vittima avrebbe potuto facilmente salvarsi) e avrebbe comportato una caterva di rischi di essere scoperti (e se Oswold avesse “cantato” al momento dell’arresto, prima che riuscissero a far intervenire Ruby? Se Ruby avesse confessato tutto prima che il cancro lo uccidesse? Se qualcuno degli altri complici misteriosi si fosse pentito?) oltre a costi a non finire per costruire prove false, corrompere medici, falsare perizie, eliminare testimoni, ecc…
    Per questo, la tesi del complotto non regge: se veramente i “cattivi” avevano tali e tante possibilità di infiltrazione ad alto livello, le avrebbero certamente utilizzate per raggiungere il loro scopo in modo più semplice, sicuro ed economico come con una bomba sull’auto presidenziale o con un veleno.
    Grazie per l’attenzione e ancora complimenti.

    Ivan

    Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.

    Rispondi
    • 23 Ottobre 2017 in 16:14
      Permalink

      salve Ivan,
      sono perfettamente d’accordo con lei!
      grazie,
      FF

      Rispondi
  • 11 Gennaio 2017 in 16:00
    Permalink

    Nyko, 20 novembre 2013 in 9:30, Permalink
    Tutto moolto ben fatto… peccato solamente che il pazzo isolato abbia sparato 3 colpi in 8 secondi (considerando solamente quelli andati a segno) con un fucile che spara 15 colpi in 60 secondi.

    SE NON ERRO, 60 DIVISO 15 FA 4, QUINDI UN COLPO OGNI 4 SECONDI. E’ ESATTAMENTE CIO’ CHE E’ SUCCESSO A DALLAS: COL 1° COLPO PARTE IL CRONOMETRO, DOPO 3,5 SECONDI SECONDO COLPO, DOPO 4,5 SECONDI TERZO E ULTIMO COLPO. TOTALE: 8 SECONDI. NON CI FURONO ALTRI COLPI, ANDARONO A SEGNO IL SECONDO E IL TERZO. DISTANZE DEL BERSAGLIO DALLA BOCCA DELL’ARMA: 42, 58 E 80 METRI

    Rispondi
  • 11 Gennaio 2017 in 15:25
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    Signor Alberto, guardi che il Dr. Grossman (ennesimo medico “dissenziente” e lucratore, come Crenshaw e Wecht) non entrò mai probabilmente nella sala dove giaceva il presidente Kennedy, Veda qui : http://mcadams.posc.mu.edu/grossman.htm

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    • 18 Gennaio 2017 in 12:32
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      http://journals.lww.com/neurosurgery/pages/results.aspx?txtkeywords=Jfk

      Questo il link dove leggere i due articoli pubblicati su Neurosurgery, una delle riviste a più alto impact factor.
      Ho solo segnalato all’autore di questo sito che esistono anche due lavori scientifici pubblicati da neurochirurghi

      Ho comunque letto con attenzione anche l’articolo da Lei segnalato. Estremamente duttile

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  • 17 Dicembre 2016 in 0:31
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    Novembre 2003

    The Assassination of President John F. Kennedy: A Neuroforensic Analysis—Part 1: A Neurosurgeon’s Previously Undocumented Eyewitness Account of the Events of November 22, 1963
    Sullivan, Daniel M.Div.; Faccio, Rodrick B.S.; Levy, Michael L. M.D., Ph.D.; Grossman, Robert G. M.D.

    Collapse BoxAbstract
    SUBSTANTIAL LITERATURE EXISTS on the assassination and subsequent pathological examination of President John F. Kennedy. The Warren Report, the United States Government’s official report on the assassination, instead of providing definitive answers on the precise cause of President Kennedy’s death, sparked intense and on-going debate. Since the publication of the Warren Report in September 1964, many issues have been woven into a wide array of theories concerning the assassination. One element continues to generate debate, namely, the exact sites of the wounds that President Kennedy sustained. A neuroforensic analysis of the wounds, from the perspective of the neurosurgeon, would establish a reasonable hypothesis for the mechanics of the shooting. Eyewitness accounts of the events surrounding the assassination represent one critical source of data for such an analysis. This report provides a previously undocumented neurosurgeon’s eyewitness account of what transpired in Trauma Room 1 of Parkland Memorial Hospital on November 22, 1963.

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  • 17 Dicembre 2016 in 0:25
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    Non so se è a conoscenza che su una rivista scientifica americane di qualche hanno orsono sono stati pubblicati due lavori di un neurochirurgo americano che partecipò alla autopsia. La rivista in questione è NEUROSURGERY, l’anno dovrebbe essere il 2009. Verifichi su pub med

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    • 18 Dicembre 2016 in 21:43
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      salve Alberto, non ero al corrente della cosa.
      cercherò di entrare in possesso del documento
      grazie
      FF

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  • 29 Novembre 2016 in 13:08
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    Scusate, correggo una frase di ciò che ho appena scritto, volevo dire indietro e a sinistra non da destra a sinistra.

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  • 29 Novembre 2016 in 12:40
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    La cosa più strana di questa vicenda, che la rende unica nella storia e non solo per lo spessore dei personaggi che vede coinvolti e’ che NESSUNA IPOTESI SEMBRA ESSERE SODDISFATTA AL 100%. Per tutte le ipotesi, per lo meno quelle più plausibili senza sconfinare nella fantascienza come alcune tesi che vedrebbero o l’autista o il governatore del Texas o addirittura la moglie in veste dark lady, ad avere sparato al presidente, sembra che manchi il tocco finale, quella che da noi oggi viene chiamata prova regina, e non parlo solo della dinamica che comunque lascia degli interrogativi. Abbiamo decine di foto e filmati ma nessuno chiarisce al cento per cento nulla, chiunque sia può avere calcolato anche quello? Cioè si è parlato di sagome dietro la staccionata e la collinetta, ma nessuna sembra chiarire qualcosa al cento per cento, va bene, la tecnologia pur essendo negli states era ancora quella degli anni 60, parallelamente questo potrebbe essere un discriminante anche per chi nega l’esistenza di altri cecchini perché non ripresi. Osservate bene il famigerato film di Zapruder, allora, questo signore era piazzato in una sorta di piedistallo alle 12,30 di una giornata bella e soleggiata ed era letteralmente a pochi passi dall’auto presidenziale, immagini ottime, storiche, un documento estremamente importante, ma guardate la qualità, guardate i volti dei personaggi, cioè mettendoli a confronto con delle foto o filmati scattati con apparecchiature non amatoriali come quelle possedute dalle persone presenti il giorno, quasi quasi una persona che non si è mai posta il problema è non conosce i personaggi, non, potrebbe giurare siano le stesse persone! Pare evidente che le circostanze ci impongano di affermare che non si può provare ma neanche negare al 100% che dietro la collinetta ci fosse qualcuno. Questo è detto prendendo in considerazione la tecnologia e i filmati dell’epoca, a questa possibilità adesso sommiamo i pareri dei testimoni, c’e’ chi diceva che i colpi provenivano da dietro, c’e’ chi disse come il signor Bowers e il signor Holland di avere visto qualcosa dietro la collinetta, uno con vista sul retro e uno con vista sul davanti, gli intrecci si complicano, parallelamente aumenta il numero delle possibili ipotesi, e quando aumenta numericamente gli zeri fanno in fretta ad aggiungersi. Possiamo fare questo ragionamento per tutti i dettagli, anche per il terzo sparo, quello fatale, qui si va nell’incredibile, dovrebbe essere la prova regina ma nulla, e’ vero non solo la testa ma tutto il busto sembra essere letteralmente scaraventato a destra e a sinistra, ma poco prima si nota un movimento in avanti della testa e sembra non sia dovuto alla frenata dell’auto, indietro e a sinistra si ma anche in avanti e viceversa fatto sta che anche qui clamorosamente non si è al cento per cento, anche chiamando in causa la fisica, una teoria da premio Nobel come l’effetto jet, cioè osservate anche il busto, che la fuoriuscita di materiale cerebrale sia così forte da spostare praticamente tutto il corpo del presidente mi sembra un po’ esagerato, così come anche il riflesso nervoso, cioè se fosse stata solo la testa a muoversi va bene ma qui il presidente ha letteralmente un sobbalzo che interessa praticamente tutto il corpo di una persona non gracile, cioè JFK era abbastanza ben piazzato. Paradossalmente più si va avanti negli anni, più le tecnologie migliorano, più il caso si fa complicato. Incredibile.

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  • 25 Novembre 2016 in 0:59
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    Tra l’altro anche nell’ipotesi del killer solitario potrebbe sussistere l’ipotesi di un complotto ammettendo pure il caso che fu Oswald a premere il grilletto, d’altra parte non è che il tizio in questione sbuco’ così dal nulla, bensì era una persona con un passato un po’ particolare, sposato con una donna Russa, e soprattutto, aveva vissuto appunto in Russia, troppo per passare inosservato, era sicuramente una persona conosciuta pare non solo dall’intelligence americana, un individuo con una personalità particolare che forse l’avrebbe reso manovrabile. Con questo voglio dire che il fatto che si ipotizzino più tiratori non deve essere un lascia passare per ammettere la teoria di un complotto mentre l’azione di un cecchino solitario alla fine la neghi categoricamente, certo in questo caso saremo tutti complottisti, ma questo non deve essere in un certo modo un errore a priori, d’altra parte la storia ci insegna che non sarebbe stata la prima volta, la storia dell’antica Roma e’ piena zeppa di trame orchestrate per eliminare personaggi ritenuti da altri scomodi, un esempio tra tutti la vicenda di Giulio Cesare, se non addirittura interi “governi” vedi la congiura di Catilina, sino ad arrivare a Germanico la cui vicenda è ancora parzialmente avvolta nel mistero anche se sembra chiaro che il mandante fu l’allora imperatore Tiberio, e via dicendo, si potrebbe continuare all’infinito.

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    • 26 Novembre 2016 in 14:12
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      Salve , ho letto il suo recente commento e concordo con lei , inoltre vorrei aggiungere : non le pare almeno strano che la commissione Warren , avendo a disposizione Jack Ruby gli nego’ la deposizione a Washington come egli chiese , visto che a Dallas riteneva di essere in pericolo ? Ruby era uno dei protagonisti del 22 novembre e la commissione rinuncio’ a sentire quanto aveva da dire , semplicemente pazzesco !!! Comunque , come di certo saprà’ entro ottobre 2017 dovrebbero essere desecretati per legge i documenti ancora vincolati al segreto di stato e forse , chissà’ , qualche mistero potrebbe essere chiarito . Certo e’ che se il presidente USA dovesse impedire la pubblicazione di questi documenti o anche solo parte di essi , magari dietro lo scudo della sicurezza nazionale , allora sarebbe la,prova implicita che qualcosa di inconfessabile sarebbe successo il 22 novembre 1963. Cordiali saluti .

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      • 16 Febbraio 2019 in 16:45
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        Lei davvero può pensare che Warren abbia evitato di sentire Ruby? Mi aguro che la Sua sia una battuta. Ecco quanto riporta il sito http://www.history-matters.com che pubblica le udienze della Commissione: Ruby was interviewed in his Dallas jail cell by Commission members Earl Warren and Gerald Ford, accompanied by general counsel J. Lee Rankin and staff members Arlen Spector and Joseph Ball. The testimony in this volume was conducted between May 6 and September 6, 1964 (the Warren Report was delivered to President Johnson on September 24, 1964).

         

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        • 23 Febbraio 2019 in 17:20
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          Buongiorno Dott. Verdegiglio , so benissimo che Warren ascolto’ la testimonianza peraltro molto confusa di Ruby a Dallas , quello che intendevo dire nel mio intervento di quasi tre anni fa e’ che Ruby chiese di deporre a Washington  temendo per la sua vita ( questo e’ quanto sosteneva) e non gli fu concesso. Saluti  Mauro

           

           

           

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          • 23 Febbraio 2019 in 18:03
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            Signor Mauro, Le ricordo che l’assassinio di Oswald (a differenza di quello di Kennedy) non era un delitto federale, ma ricadeva nella giurisdizione legale della polizia e dello sceriffo di Dallas. Infatti il processo a Ruby si svolse a Dallas e non vi era pertanto nessuna ragione procedurale affinché Ruby fosse trasferito a Washington per la sua deposizione. Ruby non desiderava andare a Washington per rivelare chissà quale complotto, ma per discolpare se stesso dall’accusa di farne parte. Le sue insinuazioni durante un’intervista televisiva in cui afferma che chi conosceva la verità stava “molto in alto” cerca di incolpare la Procura Distrettuale (e non Lyndon Johnson) di chissà quali fantasiose macchinazioni. Ecco quanto scrivo a proposito di Ruby nel mio libro (pp. 287-291), se avrà la pazienza di leggere: “Stone spreca pellicola a mostrarci un incontro “mafioso” tra Ruby, Oswald e Ferrie, mai accertato, al Carousel Club di Dallas: il Rapporto HSCA (p. 148) non è riuscito infatti a trovare prove di un incontro del genere, anche se stabilisce che i tre personaggi del dramma avevano numerose relazioni e conoscenze non approfondite dal Rapporto Warren. Un ‘ altra scena mostra il vero Jim Garrison nei panni di  Earl Warren a colloquio, in cella, con Jack Ruby. Lo sceneggiatore Zachary Sklar ha estrapolato alcune frasi dal centinaio di pagine della sua deposizione: da queste, opportunamente isolate, si deduce che Ruby vorrebbe rivelare il complotto contro Kennedy se Warren lo trasferisse a Washington, dove nessun Texano (o, secondo alcuni, come Norman Mailer, nessun mafioso) potrebbe nuocergli. Questo non è possibile per ragioni di competenza giuridica e Jack, sconsolato, rinuncia a confessare i retroscena della cospirazione del secolo. Anche in questo caso la realtà è stata travisata. Lo stato psichico di Ruby, quando i membri della Commissione Warren si recano il 7 giugno 1964 nella sua cella, è disastroso. Uno psichiatra ha diagnosticato che soffre di schizofrenia paranoica, probabilmente iniziata anni prima. Minaccia di uccidersi perché teme che le forze del male vogliano sottomettere e sterminare tutti gli Ebrei. Dice allarmato alla sorella Eva di aver sentito le urla di terrore dei suoi parenti torturati, pensa di essere oggetto di biasimo per aver sparato a Oswald, pensa che Johnson sia un nazista a capo di una cospirazione antigiudaica di cui egli è caduto vittima uccidendo Oswald. Fornisce almeno una mezza dozzina di moventi del suo gesto, tutti rapportati al dolore per la morte di Kennedy e al suo essere Ebreo. Piange sentendo parlare del suo amico George Senator, ma, quando questi si reca a visitarlo in cella, lo assale imprecando e accusandolo di avere addosso il suo miglior vestito nuovo, tenuto in serbo per indossarlo durante il processo. Tenta più volte il suicidio cercando di spaccarsi il cranio contro la parete della cella e infilando le dita nella presa elettrica di una lampada. Sulla parete ha una foto di Kennedy e la bacia tutto il giorno piangendo. Riporta Guido Gerosa: “Tutti i suoi moventi sono moventi da pazzo: dal loro esame bisognerebbe convenire che Ruby era un pazzo. Forse lo era davvero. Certo i suoi capricci appaiono incredibili. Sono un saggio allucinante di emotività esasperata… Per trentadue mesi era rimasto segregato in una cella senza finestre, sorvegliato a vista ventiquattr’ore su ventiquattro… Una lampada sempre accesa sul suo giaciglio gli aveva fatto perdere la cognizione del giorno e della notte. Per stordirsi divorava tutti i giornali che riusciva a procurarsi, setacciando ogni rigo di stampa per trovare il suo nome…Aveva costantemente l ‘ aria di uno cui avesse dato di volta il cervello…Batteva forsennatamente la testa contro il muro, farneticava di un’imminente strage di Ebrei… Quando si ammalò, le manie di persecuzione arrivarono al delirio. Lo sentivano urlare tutto il giorno che i carcerieri stavano pompando iprite nella sua cella… Quando gli fu comunicata la diagnosi di cancro diffuso, eruppe in una scena selvaggia, accusando i medici di avergli iniettato la malattia”(v. qui pp. 299 – 302). Aggiunge Nerin E.Gun: “Ruby si sforzò di fornire altre spiegazioni contraddittorie del suo gesto: voleva punire un comunista; voleva smascherare le associazioni di estrema destra che, con i loro ripetuti inviti all ‘ odio, avevano armato la mano di Oswald; voleva combattere l’ondata di antisemitismo che stava travolgendo l’America: i fanatici antisemiti avevano osato dipingere alcune croci uncinate sulle porte del suo locale, ma lui aveva saputo provare al mondo che un figlio d’Israele sa ancora ergersi ad angelo sterminatore. E poi quell’Oswald, con il suo delitto, lo aveva costretto a sospendere gli spettacoli di spogliarello, e doveva ben essere punito per una simile indelicatezza… Infine Ruby aveva agito per patriottismo: l’assassino del Presidente gli faceva orrore. L’ultimo motivo era il più plausibile, anche se non era corso ad applaudire il suo adorato Presidente, ma era rimasto per i suoi affari nella redazione di un quotidiano. Ma se aveva agito per patriottismo, perché non aveva agito la sera stessa dell’assassinio, alla Centrale di polizia? Perché l’ex-gangster di Chicago compì quell’omicidio? Cosa ne è stato del famoso Rapporto di Martin Dies, il presidente della Commissione per le Attività Antiamericane, in cui si dice che un certo Jack Ruby (ma era un suo omonimo) era un killer al servizio del Partito Comunista Americano ?”. Conclude Henry Wade,  District Attorney di Dallas: ” Non v’è niente di assurdo nella tesi che Ruby abbia sparato a Oswald credendo di diventare un eroe, un benemerito della nazione: qualche anno di carcere e poi un film da girare.. “. La deposizione di Ruby davanti a Earl Warren, riportata nel quinto volume delle Udienze, dimostra esattamente il contrario di quanto vogliono far credere Stone, Garrison, Lane e i complottisti. La pazienza di Warren e dei suoi consiglieri è messa a dura prova dagli scatti di nervi, dalle divagazioni continue, dalle crisi di pianto, dalla sconnessa dialettica del prigioniero: “Sono innocente riguardo a qualsiasi cospirazione come ognuno di lor signori in questa stanza… Non sono mai stato un criminale, non sono mai stato in carcere…Non c’era nessuna cospirazione…Non ho mai conosciuto Oswald prima dell’attentato al nostro amato Presidente ed è per dimostrarvelo che vi chiedo di sottopormi al siero della verità… Sono un capro espiatorio… Vogliono creare una menzogna contro la fede degli Ebrei… Si servono di me per screditare la mia gente”. Più volte Ruby chiede al presidente Warren: “Parlo da matto? Le sembro eccessivo?”. Nei verbali per nove volte si trova l’invocazione di essere condotto a Washington per poter “dire la verità”: “Sono in pericolo, qui… Non posso dirvi tutto… Se non mi portate a Washington stanotte per darmi una possibilità di provare al Presidente che non sono colpevole, potrete vedere una delle cose più tragiche mai accadute… Gli Ebrei saranno sterminati dalla John Birch Society di questa città”. Il desiderio di Ruby non è perciò quello di svelare il complotto contro Kennedy, ma, al contrario, di essere condotto nella Capitale federale per scagionare sé stesso dall’accusa di essere parte di una congiura. Aggiunge che la “grande cospirazione” di cui parla è la convinzione che i suoi avvocati e i procuratori di Dallas abbiano complottato per farlo figurare pazzo e impedirgli di ricorrere in appello. Il rabbino Hillel Silverman, che gli sarà vicino per circa un anno, rivela: “Nella sua mente sconvolta pensava che Washington fosse il solo posto dove poter dire al mondo che non aveva niente a che vedere con Oswald e con eventuali cospirazioni… Era schizofrenico. Era psicotico”. Washington è anche il solo luogo dove pensa di poter fare l ‘ esame con la “macchina della verità” e insiste per esservi condotto. La Commissione decide di sottoporlo al poligrafo nel carcere di Dallas e il 18 luglio 1964 il test viene eseguito dall’agente speciale dell ‘ FBI Bell P. Herndon in presenza di uno degli psichiatri di Ruby, il dottor William R. Beavers, del membro della Commissione Warren avvocato Arlen Specter, del capo del collegio della difesa, Clayton Fowler, e del direttore del carcere, E. L. Holman. Nonostante una precedente diagnosi di Beavers di “psicosi depressiva”, sia lui che Herndon sostengono che Ruby non abbia mai perso la sua lucidità e il contatto con la realtà durante l’esame, tranne durante le domande riguardanti la sicurezza dei suoi familiari e del suo avvocato in conseguenza del suo gesto. J. Edgar Hoover ha espresso le sue perplessità sulla validità del test, ma Gerald Posner sostiene che gli esperti della Commissione hanno ritenuto veritiere le risposte di Ruby sul fatto di non aver mai conosciuto Oswald prima del 22 novembre, di essere entrato nella Centrale di polizia dalla rampa di Main Street e di aver ucciso Oswald di sua iniziativa e senza premeditazione. C’è qualcuno dietro Ruby? E con quale movente? Norman Mailer opta per l’affascinante ipotesi del sicario della mafia incaricato di mettere a tacere Lee Oswald, ma potremmo esaminare anche un’altra supposizione, già a suo tempo ventilata da Lord Longford e dal generale De Gaulle, alla quale ho già accennato (vedi qui vol. I p.79). La sera del 22 novembre le autorità di Dallas si rendono conto di aver catturato il solitario, vero colpevole della morte di Kennedy, ma la confusione, i conflitti di competenze con gli organismi federali e le molte irregolarità nella raccolta delle prove a carico, nonché la rimozione illegale del cadavere del Presidente, trasportato con la forza a Washington, e la diffusione immediata dei dati di Oswald dopo l’arresto  sono tali da invalidare ogni futuro procedimento giudiziario. “La Corte – scrive Nerin E. Gun – ha fatto liberare imputati già confessi perché erano stati arrestati in violazione della procedura…L’avvocato Percy Worman, presidente del Consiglio dell ‘ Ordine degli Avvocati Difensori di Dallas, ha dichiarato: Io penso, come tutti, che Oswald fosse colpevole. Ma la giustizia non può basarsi sulle opinioni personali, sulle cronache dei giornali o sui ragionamenti. La Giustizia pretende i fatti, e i fatti devono essere provati nell’aula del tribunale. Se io avessi potuto difendere Oswald, egli sarebbe sfuggito alla pena di morte. Avrei dimostrato che era uno squilibrato…”. In questo caso, Oswald sarebbe assolto dall’imputazione più grave, la stampa e la TV metterebbero sotto accusa il Consiglio Municipale cittadino e gli organi da esso dipendenti, cioè il Capo della polizia e il Capo della Squadra Omicidi. Molte teste cadrebbero, ci sarebbe una valanga di dimissioni e l’orgoglio di Dallas e del Texas ne resterebbe indelebilmente macchiato. I maggiorenti locali decidono quella notte stessa, d’accordo con Curry, Fritz e qualche agente superfidato, di impedire che il prigioniero venga trasferito nelle mani dello sceriffo Decker, uomo incorruttibile e alieno da compromessi. Nell’impossibilità di “suicidare” Oswald nella sua cella, si decide di trovare subito un “uomo da bruciare”, qualcuno cui promettere il pagamento di una grande somma di denaro e un buon avvocato che gli faccia ottenere una pena mite per infermità mentale. L ‘ uccisione di Oswald dovrà sembrare casuale. Ruby è l’uomo giusto: è realmente sconvolto dalla morte di Kennedy e accetta la proposta di vendicarlo e di dare una svolta alla sua vita disastrata. Viene costruita perciò una serie di alibi e di finti contrattempi che possano giustificare l’estemporaneità del gesto in una successiva indagine. A Ruby viene detto che potrà sparare un solo colpo prima di essere sopraffatto: dovrà mirare all’addome. La mattina del 24 novembre Fritz prende tempo e ritarda il trasferimento di Oswald finché, dal garage sotterraneo, un poliziotto complice non gli comunica che Ruby è appena giunto dall’ufficio postale ed è stato fatto entrare. Sono da poco passate le 11,19, Oswald viene condotto in ascensore e fatto scendere nell’autorimessa. Quando esce sulla rampa per salire sull’auto predisposta, il capitano  Fritz, che dovrebbe coprirlo sul davanti, si sposta a destra e, come mostrano i filmati, non si allarma né muove un muscolo quando Ruby balza contro il prigioniero e fa fuoco col suo revolver. Un altro poliziotto, per completare l’opera, pratica a Oswald agonizzante un massaggio toracico: quanto di più grave si possa fare dopo una ferita addominale già di per sé devastante. Ovviamente, questa mia ricostruzione non è che una delle tante congetture non suffragate da prove e riscontri. Personalmente, propendo per l’assoluta estraneità di Ruby a qualunque tipo di complotto: semplicemente, l’assassinio di Kennedy è per lui il forte detonatore di una precedente situazione psichica, progressivamente aggravatasi. L’attentato è la goccia che fa traboccare il vaso, la scintilla che innesca la reazione a catena di una lucida follia, alla quale, come ha giustamente rilevato Nerin E. Gun, non è estranea una mania di persecuzione derivante dal suo essere Ebreo: “La mia opinione – conclude Gun – è che non si possa attribuire a Ruby alcuna parte nell’uccisione di John F.Kennedy. Molti di coloro che oggi scrivono volumi-inchiesta sulle giornate di Dallas e sulle conclusioni della Commissione Warren non erano a Dallas quel 22 novembre del 1963 e non possono capire l’atmosfera che vi regnava…di indignazione e di giustizia sommaria”. In effetti, nessuna supposizione, se analizzata razionalmente nelle sue motivazioni e nelle sue conseguenze, induce seriamente a pensare, per esempio, che Ruby, in veste di ipotetico sicario, possa aver messo a tacere Oswald solo due giorni dopo l’attentato, dandogli il tempo di poter ammettere qualcosa a sua discolpa coinvolgendo chi lo aveva incastrato. Durante il suo processo Ruby rilascia un’enigmatica dichiarazione: “I veri retroscena di ciò che ho fatto non verranno mai alla luce. Il mondo non conoscerà mai la vera ragione di ciò che ho fatto… I colpevoli di tutto questo sono persone ad alti livelli”.  L ‘ enigma si chiarisce se questa frase, che letta in questo modo dai complottisti è avulsa dal contesto di tutta l’intervista ed è presentata quindi come una conferma dei sospetti complottisti, s’inserisce invece in  un atto d’accusa molto più ampio contro Henry Wade, il Procuratore Distrettuale di Dallas, e contro l ‘ estrema destra cittadina, secondo Ruby entrambi ansiosi di incolpare, attraverso il suo delitto, tutta la comunità ebraica locale. Una settimana prima di morire Jack incide un nastro magnetico con l’aiuto di suo fratello Earl: ribadisce di non aver mai conosciuto Oswald prima di ucciderlo senza premeditazione e di non far parte di nessun complotto. Il suo stato psicofisico non gli avrebbe comunque consentito di affrontare il peso del processo d’appello, fissato per metà febbraio 1967 a Wichita Falls. La falsificazione delle parole e delle intenzioni di Ruby non è che un altro esempio di quanto le varie teorie cospirative abbiano potuto distorcere la realtà dei fatti.                                                                                                                                                                                                          
            C ‘ è altro da aggiungere per esemplificare la serie di “invenzioni” di Garrison e di Stone? E’ preferibile passare oltre, ma non si può concludere senza ricordare ancora il potere seduttivo perverso del film JFK su coloro che non conoscevano i dati reali né la documentazione del caso. La maggior parte è rimasta affascinata dal protagonista, dal ritmo bombardante del montaggio, dalla serie incredibile di informazioni e di “rivelazioni”. Moltissimi,e questa è la cosa più preoccupante, hanno creduto che il film fosse la Storia, la Verità, il Male in lotta col Bene, l ‘ Eroe Solitario contro il Mondo malvagio e corrotto. La realtà della vita è purtroppo più complessa, intricata, casuale, sfaccettata. E’ preferibile che il pubblico, soprattutto i più giovani, possano prenderne presto coscienza, senza lasciarsi abbindolare dai  registi  – eroi .
             

            [i]    L ‘ EUROPEO n. 48, 24 nov. 1966, p. 38 (O. Fallaci su Henry Wade)

            [ii]    Sul delitto di Ruby: D. E. Scheim, Contract … op. cit., pp. 95 – 205. Rapporti Oswald – Ruby: Warren Report, pp. 359 – 365; HSCA Report, p. 148; O. Stone – Z. Sklar, op. cit. , pp. 119 – 121. Stato psichico e ” rivelazioni” di Ruby : ” Belli Says Ruby Is in Peril in Jail”, THE N. Y.TIMES, 16 mar. 1964, p. 23;” Dialogue in Dallas: Psychiatric Examination of Jack Ruby on 12-15 July 1965 in Dallas County Jail”, MENTAL HYGIENE, Spring 1974, pp. 6 – 10 (W.  Tuteur ); ” Sister Declares She is Certain Ruby Was Insane “, N. Y. TIMES, 16 feb. 1964, p. 4 (J. Langguth); “Ruby Said to Show Signs of Delusion: Fears Being Thrown in Pit and Beaten With Chains “, THE N. Y. TIMES, 25 apr. 1964, p. 11 (J. Langguth) ; ” Dallas Sheriff Says Ruby Acted Violently in His Cell “, THE N. Y. TIMES, 29 mag. 1964, p. 8 ; ” Psychiatrist Visits Ruby and Urges Hospital Care “, THE N. Y. TIMES, 20 giu. 1964, p. 14; “Medical Aid for Ruby Asked”, THE N. Y. TIMES, 23 giu. 1964, p. 30; ” A Jack Ruby’s Suicide is Predicted: Buchanan Urges Warren Panel to Remove Killer from Dallas “, NATIONAL GUARDIAN, 4 apr. 1964, p. 6; “Dallas Police Lt. Says Ruby Victim of a Gigantic Plot “, THE TEXAS OBSERVER, 16 apr. 1965, p. 12; O. Stone-Z. Sklar, op. cit., pp. 60 – 61; ” Ruby is Treated Mental Upset. Dallas Judge Says Prisoner Receives Pills in Cell”, THE N. Y. TIMES, 20 mag. 1964, pp. 1, 35;” Yale Psychologist Testifies That Ruby Suffered a Rare Form of Epilepsy”, THE N. Y. TIMES, 11 mar. 1964, p. 35 (H. Bigart); ” 2 Psychiatrist Call Ruby Sane “, THE N. Y. TIMES, 12 mar. 1964, p. 31 (H. Bigart). V. anche THE N. Y. TIMES, 3 mar. 1964 p. 25 (H. Bigart); 4 mar. 1964, p. 28 (J. Langguth); 10 marzo 1964, p. 27 (H. Bigart ); G. Gerosa,  I documenti terribili…, op. cit., p. 131; NEWSWEEK, 22 nov. 1993, p. 50 (E. Thomas); ” Delitto JFK: Ruby accusò Johnson “, CORRIERE DELLA SERA, 19 apr. 1995, p. 9;  L ‘ EUROPEO n. 39, 27 sett. 1964, pp. 34 – 36 (E. Biagi intervista Eva Grant Ruby); n. 48, 24 nov. 1966, pp. 45 – 47 (O. Fallaci intervista Burleson); L. Barbara, Vita…, op. cit., p. 226 (“Ha ucciso perché sapeva di essere malato senza scampo”); CORRIERE DELLA SERA, 5 gen. 1967 (F. Occhiuzzi su NEW YORK TIMES); “Oswald e Ruby”, PANORAMA – DOCUMENTO, mar. 1964, pp. 46 – 49 (Ruby e l ‘ agente Leavelle) e p. 64 (M. Belli su Ruby); DOMENICA DEL CORRIERE, 29 mar. 1964, p. 8 (M. Belli al giornalista John Bulbeck); “Morto solo e in disgrazia Belli, avvocato di divi e mafiosi “, CORRIERE DELLA SERA, 11 lug. 1996, p. 9; “Il processo a Ruby non finirà più “, EPOCA n.700, 23 feb. 1964, pp. 26 – 27 (R. Cartier sui medici che visitano Ruby); Who Killed JFK? Facts, Not Fiction di Dan Rather, USA, CBS – Fox Video, op. cit. (Commenti di Henry Wade ed Earl Ruby sull ‘ uccisione di Oswald). Dichiarazioni del rabbino Silverman : INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE, 18 dic. 1991 (G. R.Ford – D. W. Belin ). Esame di Ruby col poligrafo: Warren Report,, pp. 807 – 816; G. Posner, op. cit. , p. 402; “Lie Test for Ruby Backed by Col. Homer Garrison, Head of Texas Department of Public Safety”, THE NEW YORK TIMES, 29 dic. 1966, p. 23. Opinioni di Nerin E. Gun su Ruby: Le rose…., op. cit., pp. 181, 183;  EPOCA n. 689, 8 dic. 1963, p. 34; TEMPO n. 3, 17 gennaio 1967, pp. 7 – 8. Motivazioni e processo di Ruby: ” Earl Ruby Testified Tuesday That Brother Jack Ruby Killed Oswald Purely on Impulse”, THE N. Y. TIMES, 27 sett. 1978, p. 2; PAESE SERA, 26 nov. 1963, p. 2 (E. Rava); ” Il giallo di Dallas “, CORRIERE LOMBARDO, 25 – 26 nov. 1963, p. 3 (C. Broggi ); Lord Longford, op. cit., pp. 303 – 304; D. L. G. Guth – D. R. Wrone, op. cit. , pp. 226 – 233.
            Malattia e morte di Ruby: ” Psychiatrist Dr. Tuteur of Loyola University, Chicago, Asserts Ruby Was Too Ill for ‘ 67 Trial “, THE N. Y. TIMES, 2 giu. 1974, p. 38; ” Jack Ruby ‘ s Death bed Statements Recorded by His Brother, 1966 – 1967 ” in D. L. G. Guth – D. R. Wrone, op. cit., p. 139; “The Assassination: A Nonentity for History”, TIME, 13 gen. 1967, pp. 16 – 17 (in gran parte tradotto in italiano da G. Gerosa in I documenti…, op. cit. pp. 128 -132; “Ruby Asks World to Take His Word: Dying, He Claims Sole Guilt for the Murder of Oswald”, THE NEW YORK TIMES, 20 dic. 1966, p. 36

          • 23 Febbraio 2019 in 18:13
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            Signor Mauro,

            Le avevo scritto una lunga e articolata risposta, ma è andata persa nell’invio, quindi non gliela riscriverò.
            Solo due punti che avevo segnato: per il delitto di Ruby la competenza giuridica era di Dallas, non di Washington. Poi Le avevo inviato (ma qui non rifaccio le correzioni grafiche) alcune pagine del mio libro (pp.287-291): Stone spreca pellicola a mostrarci un incontro “mafioso” tra Ruby, Oswald e Ferrie, mai accertato, al Carousel Club di Dallas: il Rapporto HSCA (p. 148) non è riuscito infatti a trovare prove di un incontro del genere, anche se stabilisce che i tre personaggi del dramma avevano numerose relazioni e conoscenze non approfondite dal Rapporto Warren. Un ‘ altra scena mostra il vero Jim Garrison nei panni di  Earl Warren a colloquio, in cella, con Jack Ruby. Lo sceneggiatore Zachary Sklar ha estrapolato alcune frasi dal centinaio di pagine della sua deposizione: da queste, opportunamente isolate, si deduce che Ruby vorrebbe rivelare il complotto contro Kennedy se Warren lo trasferisse a Washington, dove nessun Texano (o, secondo alcuni, come Norman Mailer, nessun mafioso) potrebbe nuocergli. Questo non è possibile per ragioni di competenza giuridica e Jack, sconsolato, rinuncia a confessare i retroscena della cospirazione del secolo. Anche in questo caso la realtà è stata travisata.

            Lo stato psichico di Ruby, quando i membri della Commissione Warren si recano il 7 giugno 1964 nella sua cella, è disastroso. Uno psichiatra ha diagnosticato che soffre di schizofrenia paranoica, probabilmente iniziata anni prima. Minaccia di uccidersi perchè teme che le forze del male vogliano sottomettere e sterminare tutti gli Ebrei. Dice allarmato alla sorella Eva di aver sentito le urla di terrore dei suoi parenti torturati, pensa di essere oggetto di biasimo per aver sparato a Oswald, pensa che Johnson sia un nazista a capo di una cospirazione antigiudaica di cui egli è caduto vittima uccidendo Oswald. Fornisce almeno una mezza dozzina di moventi del suo gesto, tutti rapportati al dolore per la morte di Kennedy e al suo essere Ebreo. Piange sentendo parlare del suo amico George Senator, ma, quando questi si reca a visitarlo in cella, lo assale imprecando e accusandolo di avere addosso il suo miglior vestito nuovo, tenuto in serbo per indossarlo durante il processo. Tenta più volte il suicidio cercando di spaccarsi il cranio contro la parete della cella e infilando le dita nella presa elettrica di una lampada. Sulla parete ha una foto di Kennedy e la bacia tutto il giorno piangendo.
            Riporta Guido Gerosa: “Tutti i suoi moventi sono moventi da pazzo: dal loro esame bisognerebbe convenire che Ruby era un pazzo. Forse lo era davvero. Certo i suoi capricci appaiono incredibili. Sono un saggio allucinante di emotività esasperata… Per trentadue mesi era rimasto segregato in una cella senza finestre, sorvegliato a vista ventiquattr ‘ ore su ventiquattro… Una lampada sempre accesa sul suo giaciglio gli aveva fatto perdere la cognizione del giorno e della notte. Per stordirsi divorava tutti i giornali che riusciva a procurarsi, setacciando ogni rigo di stampa per trovare il suo nome…Aveva costantemente l ‘ aria di uno cui avesse dato di volta il cervello…Batteva forsennatamente la testa contro il muro, farneticava di un ‘ imminente strage di Ebrei… Quando si ammalò, le manìe di persecuzione arrivarono al delirio. Lo sentivano urlare tutto il giorno che i carcerieri stavano pompando iprite nella sua cella… Quando gli fu comunicata la diagnosi di cancro diffuso, eruppe in una scena selvaggia, accusando i medici di avergli iniettato la malattia”(v. pp. 299 – 302).

            Aggiunge Nerin E.Gun: “Ruby si sforzò di fornire altre spiegazioni contraddittorie del suo gesto: voleva punire un comunista; voleva smascherare le associazioni di estrema destra che, con i loro ripetuti inviti all ‘ odio, avevano armato la mano di Oswald; voleva combattere l ‘ ondata di antisemitismo che stava travolgendo l ‘ America: i fanatici antisemiti avevano osato dipingere alcune croci uncinate sulle porte del suo locale, ma lui aveva saputo provare al mondo che un figlio d ‘ Israele sa ancora ergersi ad angelo sterminatore. E poi quell ‘ Oswald, con il suo delitto, lo aveva costretto a sospendere gli spettacoli di spogliarello, doveva ben essere punito per una simile indelicatezza… Infine Ruby aveva agito per patriottismo: l ‘ assassino del Presidente gli faceva orrore. L ‘ ultimo motivo era il più plausibile, anche se non era corso ad applaudire il suo adorato Presidente, ma era rimasto per i suoi affari nella redazione di un quotidiano. Ma se aveva agito per patriottismo, perché non aveva agito la sera stessa dell ‘ assassinio, alla Centrale di polizia? Perché l ‘ ex- gangster di Chicago compì quell ‘ omicidio? Cosa ne è stato del famoso Rapporto di Martin Dies, il presidente della Commissione per le Attività Antiamericane, in cui si dice che un certo Jack Ruby era un killer al servizio del Partito Comunista Americano ?”. Conclude Henry Wade,  District Attorney di Dallas: ” Non v ‘ è niente di assurdo nella tesi che Ruby abbia sparato a Oswald credendo di diventare un eroe, un benemerito della nazione: qualche anno di carcere e poi un film da girare.. ”

            La deposizione di Ruby davanti a Earl Warren, riportata nel quinto volume delle Udienze, dimostra esattamente il contrario di quanto vogliono far credere Stone, Garrison, Lane e i complottisti. La pazienza di Warren e dei suoi consiglieri è messa a dura prova dagli scatti di nervi, dalle divagazioni continue, dalle crisi di pianto, dalla sconnessa dialettica del prigioniero: “Sono innocente riguardo a qualsiasi cospirazione come ognuno di lor signori in questa stanza… Non sono mai stato un criminale, non sono mai stato in carcere…Non c ‘ era nessuna cospirazione…Non ho mai conosciuto Oswald prima dell ‘ attentato al nostro amato Presidente ed è per dimostrarvelo che vi chiedo di sottopormi al siero della verità… Sono un capro espiatorio… Vogliono creare una menzogna contro la fede degli Ebrei… Si servono di me per screditare la mia gente”. Più volte Ruby chiede al presidente Warren: “Parlo da matto? Le sembro eccessivo?”.

            Nei verbali per nove volte si trova l’invocazione di essere condotto a Washington per poter “dire la verità”: “Sono in pericolo, qui… Non posso dirvi tutto… Se non mi portate a Washington stanotte per darmi una possibilità di provare al Presidente che non sono colpevole, potrete vedere una delle cose più tragiche mai accadute… Gli Ebrei saranno sterminati dalla John Birch Society di questa città”. Il desiderio di Ruby non è perciò quello di svelare il complotto contro Kennedy, ma, al contrario, di essere condotto nella Capitale federale per scagionare sè stesso dall ‘ accusa di essere parte di una congiura. Aggiunge che la “grande cospirazione” di cui parla è la convinzione che i suoi avvocati e i procuratori di Dallas abbiano complottato per farlo figurare pazzo e impedirgli di ricorrere in appello. Il rabbino Hillel Silverman, che gli sarà vicino per circa un anno, rivela: “Nella sua mente sconvolta pensava che Washington fosse il solo posto dove poter dire al mondo che non aveva niente a che vedere con Oswald e con eventuali cospirazioni… Era schizofrenico. Era psicotico”. Washington è anche il solo luogo dove pensa di poter fare l ‘ esame con la “macchina della verità” e insiste per esservi condotto.

            La Commissione decide di sottoporlo al poligrafo nel carcere di Dallas e il 18 luglio 1964 il test viene eseguito dall ‘ agente speciale dell ‘ FBI Bell P. Herndon in presenza di uno degli psichiatri di Ruby, il dottor William R. Beavers, del membro della Commissione Warren, avvocato Arlen Specter, del capo del collegio della difesa, Clayton Fowler, e del direttore del carcere, E. L. Holman. Nonostante una precedente diagnosi di Beavers di ” psicosi depressiva”, sia lui che Herndon sostengono che Ruby non abbia mai perso la sua lucidità e il contatto con la realtà durante l ‘ esame, tranne durante le domande riguardanti la sicurezza dei suoi familiari e del suo avvocato in conseguenza del suo gesto. J. Edgar Hoover ha espresso le sue perplessità sulla validità del test, ma Posner sostiene che gli esperti della Commissione hanno ritenuto veritiere le risposte di Ruby sul fatto di non aver mai conosciuto Oswald prima del 22 novembre, di essere entrato nella Centrale di polizia dalla rampa di Main Street e di aver ucciso Oswald di sua iniziativa e senza premeditazione.
            C ‘ è qualcuno dietro Ruby? E con quale movente? Norman Mailer opta per l ‘ affascinante ipotesi del sicario della mafia incaricato di mettere a tacere Lee Oswald, ma potremmo esaminare anche un ‘ altra supposizione, già a suo tempo ventilata da Lord Longford e dal generale De Gaulle, alla quale ho già accennato (vedi vol. I p.79).

            La sera del 22 novembre le autorità di Dallas si rendono conto di aver catturato il solitario, vero colpevole della morte di Kennedy, ma la confusione, i conflitti di competenze con gli organismi federali e le molte irregolarità nella raccolta delle prove a carico, nonché la rimozione illegale del cadavere del Presidente, trasportato con la forza a Washington, e la diffusione immediata dei dati di Oswald dopo l ‘ arresto  sono tali da invalidare ogni futuro procedimento giudiziario. “La Corte – scrive Nerin E. Gun – ha fatto liberare imputati già confessi perché erano stati arrestati in violazione della procedura…L ‘ avvocato Percy Worman, presidente del Consiglio
            dell ‘ Ordine degli Avvocati Difensori di Dallas, ha dichiarato: Io penso, come tutti, che Oswald fosse colpevole. Ma la giustizia non può basarsi sulle opinioni personali, sulle cronache dei giornali o sui ragionamenti. La Giustizia pretende i fatti, e i fatti devono essere provati nell’aula del tribunale. Se io avessi potuto difendere Oswald, egli sarebbe sfuggito alla pena di morte. Avrei dimostrato che era uno squilibrato…”. In questo caso, Oswald sarebbe assolto dall ‘ imputazione più grave, la stampa e la TV metterebbero sotto accusa il Consiglio Municipale cittadino e gli organi da esso dipendenti, cioè il Capo della polizia e il Capo della Squadra Omicidi. Molte teste cadrebbero, ci sarebbe una valanga di dimissioni e l ‘ orgoglio di Dallas e del Texas ne resterebbe indelebilmente macchiato. I maggiorenti locali decidono quella notte stessa, d ‘ accordo con Curry, Fritz e qualche agente superfidato, di impedire che il prigioniero venga trasferito nelle mani dello sceriffo Decker, uomo incorruttibile e alieno da compromessi. Nell ‘ impossibilità di “suicidare” Oswald nella sua cella, si decide di trovare subito un “uomo da bruciare”, qualcuno cui promettere il pagamento di una grande somma di denaro e un buon avvocato che gli faccia ottenere una pena mite per infermità mentale. L ‘ uccisione di Oswald dovrà sembrare casuale. Ruby è l ‘ uomo giusto: è realmente sconvolto dalla morte di Kennedy e accetta la proposta di vendicarlo e di dare una svolta alla sua vita disastrata. Viene costruita perciò una serie di alibi e di finti contrattempi che possano giustificare l ‘ estemporaneità del gesto in una successiva indagine. A Ruby viene detto che potrà sparare un solo colpo prima di essere sopraffatto: dovrà mirare all ‘ addome. La mattina del 24 novembre Fritz prende tempo e ritarda il trasferimento di Oswald finché, dal garage sotterraneo, un poliziotto complice non gli comunica che Ruby è appena giunto dall ‘ ufficio postale ed è stato fatto entrare. Sono da poco passate le 11,19, Oswald viene condotto in ascensore e fatto scendere nell ‘ autorimessa. Quando esce sulla rampa per salire sull ‘ auto predisposta, il capitano  Fritz, che dovrebbe coprirlo sul davanti, si sposta a destra e, come mostrano i filmati, non si allarma né muove un muscolo quando Ruby balza contro il prigioniero e fa fuoco col suo revolver. Un altro poliziotto, per completare l ‘ opera, pratica a Oswald agonizzante un massaggio toracico: quanto di più grave si possa fare dopo una ferita addominale già di per sé devastante.

            Ovviamente, questa mia ricostruzione non è che una delle tante congetture non suffragate da prove e riscontri. Personalmente, propendo per l ‘  assoluta estraneità di Ruby a qualunque tipo di complotto: semplicemente, l ‘ assassinio di Kennedy è per lui il forte detonatore di una precedente situazione psichica, progressivamente aggravatasi. L ‘ attentato è la goccia che fa traboccare il vaso, la scintilla che innesca la reazione a catena di una lucida follia, alla quale, come ha giustamente rilevato Nerin E. Gun, non è estranea una manìa di persecuzione derivante dal suo essere Ebreo: “La mia opinione – conclude Gun – è che non si possa attribuire a Ruby alcuna parte nell ‘ uccisione di John F.Kennedy. Molti di coloro che oggi scrivono volumi-inchiesta sulle giornate di Dallas e sulle conclusioni della Commissione Warren non erano a Dallas quel 22 novembre del 1963 e non possono capire l ‘ atmosfera che vi regnava…di indignazione e di giustizia sommaria”.
            In effetti, nessuna supposizione, se analizzata razionalmente nelle sue motivazioni e nelle sue conseguenze, induce seriamente a pensare, per esempio, che Ruby, in veste di ipotetico sicario, possa aver messo a tacere Oswald solo due giorni dopo l ‘ attentato, dandogli il tempo di poter ammettere qualcosa a sua discolpa coinvolgendo chi lo aveva incastrato. Durante il suo processo Ruby rilascia un ‘ enigmatica dichiarazione: “I veri retroscena di ciò che ho fatto non verranno mai alla luce. Il mondo non conoscerà mai la vera ragione di ciò che ho fatto… I colpevoli di tutto questo sono persone ad alti livelli”.  L ‘ enigma si chiarisce se questa frase, che letta in questo modo dai complottisti è avulsa dal contesto di tutta l ‘ intervista ed è   presentata quindi come una conferma dei sospetti complottisti, si inserisce invece in  un atto d’accusa molto più ampio contro Henry Wade, il Procuratore Distrettuale di Dallas, e contro l ‘ estrema destra cittadina, secondo Ruby entrambi ansiosi di incolpare, attraverso il suo delitto, tutta la comunità ebraica locale.
            Una settimana prima di morire Jack incide un nastro magnetico con l ‘ aiuto di suo fratello Earl: ribadisce di non aver mai conosciuto Oswald prima di ucciderlo senza premeditazione e di non far parte di nessun complotto. Il suo stato psicofisico non gli avrebbe comunque consentito di affrontare il peso del processo d ‘ appello, fissato per metà febbraio 1967 a Wichita Falls.
            La falsificazione delle parole e delle intenzioni di Ruby non è che un altro esempio di quanto le varie teorie cospirative abbiano potuto distorcere la realtà dei fatti.                                                                                                                                                                                                            
            C’è altro da aggiungere per esemplificare la serie di “invenzioni” di Garrison e di Stone? E’ preferibile passare oltre, ma non si può concludere senza ricordare ancora il potere seduttivo perverso del film JFK su coloro che non conoscevano i dati reali né la documentazione del caso. La maggior parte è rimasta affascinata dal protagonista, dal ritmo bombardante del montaggio, dalla serie incredibile di informazioni e di “rivelazioni”. Moltissimi,e questa è la cosa più preoccupante, hanno creduto che il film fosse la Storia, la Verità, il Male in lotta col Bene, l ‘ Eroe Solitario contro il Mondo malvagio e corrotto. La realtà della vita è purtroppo più complessa, intricata, casuale, sfaccettata. E’ preferibile che il pubblico, soprattutto i più giovani, possano prenderne presto coscienza, senza lasciarsi abbindolare dai  registi  – eroi .
             
            L ‘ EUROPEO n. 48, 24 nov. 1966, p. 38 (O. Fallaci su Henry Wade)
            Sul delitto di Ruby: D. E. Scheim, Contract … op. cit., pp. 95 – 205. Rapporti Oswald – Ruby: Warren Report, pp. 359 – 365; HSCA Report, p. 148; O. Stone – Z. Sklar, op. cit. , pp. 119 – 121. Stato psichico e ” rivelazioni” di Ruby : ” Belli Says Ruby Is in Peril in Jail”, THE N. Y.TIMES, 16 mar. 1964, p. 23;” Dialogue in Dallas: Psychiatric Examination of Jack Ruby on 12-15 July 1965 in Dallas County Jail”, MENTAL HYGIENE, Spring 1974, pp. 6 – 10 (W.  Tuteur ); ” Sister Declares She is Certain Ruby Was Insane “, N. Y. TIMES, 16 feb. 1964, p. 4 (J. Langguth); “Ruby Said to Show Signs of Delusion: Fears Being Thrown in Pit and Beaten With Chains “, THE N. Y. TIMES, 25 apr. 1964, p. 11 (J. Langguth) ; ” Dallas Sheriff Says Ruby Acted Violently in His Cell “, THE N. Y. TIMES, 29 mag. 1964, p. 8 ; ” Psychiatrist Visits Ruby and Urges Hospital Care “, THE N. Y. TIMES, 20 giu. 1964, p. 14; “Medical Aid for Ruby Asked”, THE N. Y. TIMES, 23 giu. 1964, p. 30; ” A Jack Ruby’s Suicide is Predicted: Buchanan Urges Warren Panel to Remove Killer from Dallas “, NATIONAL GUARDIAN, 4 apr. 1964, p. 6; “Dallas Police Lt. Says Ruby Victim of a Gigantic Plot “, THE TEXAS OBSERVER, 16 apr. 1965, p. 12; O. Stone-Z. Sklar, op. cit., pp. 60 – 61; ” Ruby is Treated Mental Upset. Dallas Judge Says Prisoner Receives Pills in Cell”, THE N. Y. TIMES, 20 mag. 1964, pp. 1, 35;” Yale Psychologist Testifies That Ruby Suffered a Rare Form of Epilepsy”, THE N. Y. TIMES, 11 mar. 1964, p. 35 (H. Bigart); ” 2 Psychiatrist Call Ruby Sane “, THE N. Y. TIMES, 12 mar. 1964, p. 31 (H. Bigart). V. anche THE N. Y. TIMES, 3 mar. 1964 p. 25 (H. Bigart); 4 mar. 1964, p. 28 (J. Langguth); 10 marzo 1964, p. 27 (H. Bigart ); G. Gerosa,  I documenti terribili…, op. cit., p. 131; NEWSWEEK, 22 nov. 1993, p. 50 (E. Thomas); ” Delitto JFK: Ruby accusò Johnson “, CORRIERE DELLA SERA, 19 apr. 1995, p. 9;  L ‘ EUROPEO n. 39, 27 sett. 1964, pp. 34 – 36 (E. Biagi intervista Eva Grant Ruby); n. 48, 24 nov. 1966, pp. 45 – 47 (O. Fallaci intervista Burleson); L. Barbara, Vita…, op. cit., p. 226 (“Ha ucciso perché sapeva di essere malato senza scampo”); CORRIERE DELLA SERA, 5 gen. 1967 (F. Occhiuzzi su NEW YORK TIMES); “Oswald e Ruby”, PANORAMA – DOCUMENTO, mar. 1964, pp. 46 – 49 (Ruby e l ‘ agente Leavelle) e p. 64 (M. Belli su Ruby); DOMENICA DEL CORRIERE, 29 mar. 1964, p. 8 (M. Belli al giornalista John Bulbeck); “Morto solo e in disgrazia Belli, avvocato di divi e mafiosi “, CORRIERE DELLA SERA, 11 lug. 1996, p. 9; “Il processo a Ruby non finirà più “, EPOCA n.700, 23 feb. 1964, pp. 26 – 27 (R. Cartier sui medici che visitano Ruby); Who Killed JFK? Facts, Not Fiction di Dan Rather, USA, CBS – Fox Video, op. cit. (Commenti di Henry Wade ed Earl Ruby sull ‘ uccisione di Oswald). Dichiarazioni del rabbino Silverman : INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE, 18 dic. 1991 (G. R.Ford – D. W. Belin ). Esame di Ruby col poligrafo: Warren Report,, pp. 807 – 816; G. Posner, op. cit. , p. 402; “Lie Test for Ruby Backed by Col. Homer Garrison, Head of Texas Department of Public Safety”, THE NEW YORK TIMES, 29 dic. 1966, p. 23. Opinioni di Nerin E. Gun su Ruby: Le rose…., op. cit., pp. 181, 183;  EPOCA n. 689, 8 dic. 1963, p. 34; TEMPO n. 3, 17 gennaio 1967, pp. 7 – 8. Motivazioni e processo di Ruby: ” Earl Ruby Testified Tuesday That Brother Jack Ruby Killed Oswald Purely on Impulse”, THE N. Y. TIMES, 27 sett. 1978, p. 2; PAESE SERA, 26 nov. 1963, p. 2 (E. Rava); ” Il giallo di Dallas “, CORRIERE LOMBARDO, 25 – 26 nov. 1963, p. 3 (C. Broggi ); Lord Longford, op. cit., pp. 303 – 304; D. L. G. Guth – D. R. Wrone, op. cit. , pp. 226 – 233.
            Malattia e morte di Ruby: ” Psychiatrist Dr. Tuteur of Loyola University, Chicago, Asserts Ruby Was Too Ill for ‘ 67 Trial “, THE N. Y. TIMES, 2 giu. 1974, p. 38; ” Jack Ruby ‘ s Death bed Statements Recorded by His Brother, 1966 – 1967 ” in D. L. G. Guth – D. R. Wrone, op. cit., p. 139; “The Assassination: A Nonentity for History”, TIME, 13 gen. 1967, pp. 16 – 17 (in gran parte tradotto in italiano da G. Gerosa in I documenti…, op. cit. pp. 128 -132; “Ruby Asks World to Take His Word: Dying, He Claims Sole Guilt for the Murder of Oswald”, THE NEW YORK TIMES, 20 dic. 1966, p. 36

          • 24 Febbraio 2019 in 1:00
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            Le ho risposto tre volte ma nessun mio post è stato pubblicato qui

          • 24 Febbraio 2019 in 1:36
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            Signor Mauro, faccio il quarto tentativo di invio della mia risposta, sperando che questa volta abbia successo.
            Signor Mauro, Le ricordo che il delitto di Ruby non era un delitto federale e quindi la competenza giuridica ricadeva sulla polizia, lo sceriffo e il Tribunale Penale della Contea di Dallas. La Capitale Federale non aveva perciò nessuna giurisdizione sul trasferimento fuori Dallas del prigioniero. Infatti fu la Commissione a recarsi da lui. Lei forse ignora in che stato mentale fosse Ruby e quali fossero le sue intenzioni nel chiedere un palcoscenico più grande (Washington) per le sue farneticazioni, allo scopo di dichiararsi estraneo a qualunque complotto e incolpando invece la Procura Distrettuale di Dallas di una congiura antiebraica. Le riporto quanto scrissi nel mio libro (pp. 287-291), in cui ipotizzo perfino un assurdo scenario alternativo: “Stone spreca pellicola a mostrarci un incontro “mafioso” tra Ruby, Oswald e Ferrie, mai accertato, al Carousel Club di Dallas: il Rapporto HSCA (p.148) non è riuscito infatti a trovare prove di un incontro del genere, anche se stabilisce che i tre personaggi del dramma avevano numerose relazioni e conoscenze non approfondite dal Rapporto Warren. Un’altra scena mostra il vero Jim Garrison (che interpreta Earl Warren) a colloquio, in cella, con Jack Ruby. Lo sceneggiatore Zachary Sklar ha estratto alcune frasi dal centinaio di pagine dalla sua deposizione: da queste, opportunamente isolate, si deduce che Ruby vorrebbe rivelare il complotto contro Kennedy se Warren lo trasferisse a Washington, dove nessun Texano (o, secondo alcuni, come Norman Mailer, nessun mafioso) potrebbe nuocergli. Questo non è possibile per ragioni di competenza giuridica e Jack, sconsolato, rinuncia a confessare i retroscena della cospirazione del secolo.  Anche in questo caso la realtà è stata travisata. Lo stato psichico di Ruby, quando i membri della Commissione Warren si recano il 7 giugno 1964 nella sua cella, è disastroso. Uno psichiatra ha diagnosticato che soffre di schizofrenia paranoica, probabilmente iniziata anni prima. Minaccia di uccidersi perché teme che le forze del male vogliano sottomettere e sterminare tutti gli Ebrei; dice allarmato alla sorella Eva di aver sentito le urla di terrore dei suoi parenti torturati, pensa di essere oggetto di biasimo per aver ucciso Kennedy, pensa che Johnson sia un nazista a capo di una cospirazione antigiudaica di cui egli è caduto vittima uccidendo Oswald. Fornisce almeno una mezza dozzina di moventi del suo gesto, tutti rapportati al dolore per la morte di Kennedy e al suo essere Ebreo. Piange sentendo parlare del suo amico George Senator, ma, quando questi si reca a visitarlo in cella, lo assale imprecando e accusandolo di avere addosso il suo miglior vestito nuovo, tenuto in serbo per indossarlo durante il processo. Tenta il suicidio cercando di spaccarsi il cranio contro la parete della cella e infilando le dita nella presa elettrica di una lampada. Sulla parete ha una foto di Kennedy e la bacia tutto il giorno piangendo. Scrive ancora Gerosa: “Tutti i suoi moventi sono moventi da pazzo: dal loro esame bisognerebbe convenire che Ruby era un pazzo. Forse lo era davvero. Certo i suoi capricci appaiono incredibili. Sono un saggio allucinante di emotività esasperata… Per trentadue mesi era rimasto segregato in una cella senza finestre, sorvegliato a vista ventiquattr’ore su ventiquattro… Una lampada sempre accesa sul suo giaciglio gli aveva fatto perdere la cognizione del giorno e della notte. Per stordirsi divorava tutti i giornali che riusciva a procurarsi, setacciando ogni rigo di stampa per trovare il suo nome… Aveva costantemente l’aria di uno cui avesse dato di volta il cervello…Batteva forsennatamente la testa contro il muro, farneticava di un’imminente strage di Ebrei… Quando si ammalò, le manie di persecuzione arrivarono al delirio. Lo sentivano urlare tutto il giorno che i carcerieri stavano pompando iprite nella sua cella… Quando gli fu comunicata la diagnosi di cancro diffuso, eruppe in una scena selvaggia, accusando i medici di avergli iniettato la malattia”. Aggiunge Nerin E.Gun: “Ruby si sforzò di fornire altre spiegazioni contraddittorie del suo gesto: voleva punire un comunista; voleva smascherare le associazioni di estrema destra che, con i loro ripetuti inviti all’odio, avevano armato la mano di Oswald; voleva combattere l’ondata di antisemitismo che stava travolgendo l’America: i fanatici antisemiti avevano osato dipingere alcune croci sulle porte del suo locale, ma lui aveva saputo provare al mondo che un figlio d’Israele sa ancora ergersi ad angelo sterminatore. E poi quell’Oswald, con il suo delitto, lo aveva costretto a sospendere gli spettacoli di spogliarello, doveva ben essere punito per una simile indelicatezza… Infine Ruby aveva agito per patriottismo: l’assassino del Presidente gli faceva orrore. L’ultimo motivo era il più plausibile, anche se non era corso ad applaudire il suo adorato Presidente, ma era rimasto per i suoi affari nella redazione di un quotidiano. Ma se aveva agito per patriottismo, perché non aveva agito la sera stessa dell’assassinio, alla Centrale di polizia? Perché l’ex gangster di Chicago compì quell’omicidio? Cosa ne è stato del famoso rapporto di Martin Dies, il presidente della Commissione per le Attività Antiamericane, in cui si dice che un certo Jack Ruby era un killer al servizio del Partito Comunista Americano?”. La deposizione di Ruby davanti a Earl Warren, riportata nel quinto volume delle Udienze, dimostra esattamente il contrario di quanto vogliono far credere Stone, Garrison, Lane e i complottisti. La pazienza di Warren e dei suoi consiglieri è messa a dura prova dagli scatti di nervi, dalle divagazioni continue, dalle crisi di pianto, dalla sconnessa dialettica del prigioniero: “Sono innocente riguardo a qualsiasi cospirazione come ognuno di lor signori in questa stanza… Non sono mai stato un criminale, non sono mai stato in carcere…Non c’era nessuna cospirazione…Non ho mai conosciuto Oswald prima dell’attentato al nostro amato Presidente ed è per dimostrarvelo che vi chiedo di sottopormi al siero della verità… Sono un capro espiatorio… vogliono creare una menzogna contro la fede degli Ebrei… si servono di me per screditare la mia gente”. Più volte Ruby chiede al presidente Warren: “Parlo da matto? Le sembro eccessivo?”. Nei verbali per nove volte si trova l’invocazione di essere condotto a Washington per poter “dire la verità”: “Sono in pericolo, qui…Non posso dirvi tutto… Se non mi portate a Washington stanotte per darmi una possibilità di provare al Presidente che non sono colpevole, potrete vedere una delle cose più tragiche mai accadute… Gli Ebrei saranno sterminati dalla John Birch Society di questa città”. Il desiderio di Ruby non è perciò quello di svelare il complotto contro Kennedy, ma, al contrario, di essere condotto nella Capitale federale per scagionare sè stesso dall’accusa di essere parte di una congiura. Aggiunge che la “grande cospirazione” di cui parla è la convinzione che i suoi avvocati e i procuratori di Dallas abbiano complottato per farlo figurare pazzo e impedirgli di ricorrere in appello. Il rabbino Hillel Silverman, che gli sarà vicino per circa un anno, aggiunge: “Nella sua mente sconvolta pensava che Washington fosse il solo posto dove poter dire al mondo che non aveva niente a che vedere con Oswald e con eventuali cospirazioni…Era schizofrenico. Era psicotico”. Washington è anche il solo luogo dove pensa di poter fare l’esame con la “macchina della verità” e insiste per esservi condotto. La Commissione decide di sottoporlo al poligrafo nel carcere di Dallas e il 18 luglio 1964 il test viene eseguito dall’agente speciale dell’FBI Bell P. Herndon in presenza di uno degli psichiatri di Ruby, il dottor William R. Beavers, del membro della commissione Warren, avvocato Arlen Specter, del capo del collegio della difesa, Clayton Fowler, e del direttore del carcere, E. L. Holman. Nonostante una precedente diagnosi di Beavers di “psicosi depressiva”, sia lui che Herndon sostengono che Ruby non abbia mai perso la sua lucidità e il contatto con la realtà durante l’esame, tranne durante le domande riguardanti la sicurezza dei suoi familiari e del suo avvocato in conseguenza del suo gesto. J. Edgar Hoover ha espresso le sue perplessità sulla validità del test, ma Posner sostiene che gli esperti della Commissione hanno ritenuto veritiere le risposte di Ruby sul fatto di non aver mai conosciuto Oswald prima del 22 novembre, di essere entrato nella Centrale di polizia dalla rampa di Main Street e di aver ucciso Oswald di sua iniziativa e senza premeditazione. C’è qualcuno dietro Ruby? E con quale movente? Norman Mailer opta per l’affascinante ipotesi del sicario della mafia incaricato di mettere a tacere Lee Oswald, ma potrebbe essere valida un’altra supposizione, già a suo tempo ventilata da Lord Longford e dal generale De Gaulle, alla quale ho già accennato (vedi vol. I p.79). La sera del 22 novembre le autorità di Dallas si rendono conto di aver catturato il solitario, vero colpevole della morte di Kennedy, ma la confusione, i conflitti di competenze con gli organismi federali e le molte irregolarità nella raccolta delle prove a carico (compresa la rimozione illegale del cadavere del Presidente, trasportato con la forza a Washington) sono tali da invalidare ogni futuro procedimento giudiziario. “La Corte – scrive Nerin E. Gun – ha fatto liberare imputati già confessi perché erano stati arrestati in violazione della procedura…L’avvocato Percy Worman, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati Difensori di Dallas, ha dichiarato: Io penso, come tutti, che Oswald fosse colpevole. Ma la giustizia non può basarsi sulle opinioni personali, sulle cronache dei giornali o sui ragionamenti. la giustizia pretende i fatti, e i fatti devono essere provati nell’aula del tribunale. se io avessi potuto difendere Oswald, egli sarebbe sfuggito alla pena di morte. avrei dimostrato che era uno squilibrato…”. In quel caso, Oswald sarebbe assolto dall’imputazione più grave, la stampa e la TV metterebbero sotto accusa il Consiglio Municipale cittadino e gli organi da esso dipendenti, cioè il Capo della polizia e il Capo della Squadra Omicidi. Molte teste cadrebbero, ci sarebbe una valanga di dimissioni e l’orgoglio di Dallas e del Texas ne resterebbe indelebilmente macchiato. I maggiorenti locali decidono quella notte stessa, d’accordo con Curry, Fritz e qualche agente super fidato, di impedire che il prigioniero venga trasferito nelle mani dello sceriffo Decker, uomo incorruttibile e alieno da compromessi. Nell’impossibilità di “suicidare” Oswald nella sua cella, si decide di trovare subito un “uomo da bruciare”, qualcuno cui promettere il pagamento di una grande somma di denaro e un buon avvocato che gli faccia ottenere una pena mite per infermità mentale. L’uccisione di Oswald dovrà sembrare casuale. Ruby è l’uomo giusto: è realmente sconvolto dalla morte di Kennedy e accetta la proposta di vendicarlo e di dare una svolta alla sua vita disastrata. Viene costruita perciò una serie di alibi e di finti contrattempi che possano giustificare l’estemporaneità del gesto in una successiva indagine. A Ruby viene detto che potrà sparare un solo colpo prima di essere sopraffatto: dovrà mirare all’addome. La mattina del 24 novembre Fritz prende tempo e ritarda il trasferimento di Oswald finché, dal garage sotterraneo, un poliziotto complice non gli comunica che Ruby è appena stato fatto entrare. Sono da poco passate le 11,19, Oswald viene condotto in ascensore e fatto scendere nell’autorimessa. Quando esce sulla rampa per salire sull’auto predisposta, Fritz, che dovrebbe coprirlo sul davanti, si sposta a destra e (come mostrano i filmati) non si allarma né muove un muscolo quando Ruby balza contro il prigioniero e fa fuoco col suo revolver. Un altro poliziotto, per completare l’opera, pratica a Oswald agonizzante un massaggio toracico: quanto di più grave si possa fare dopo una ferita addominale già di per sé devastante. Ovviamente, questa mia ricostruzione non è che una delle tante congetture, non suffragate da prove e riscontri. Personalmente, sono convinto dell’assoluta estraneità di Ruby a qualunque tipo di complotto: semplicemente, l’assassinio di Kennedy è per lui il forte detonatore di una precedente situazione psichica, progressivamente aggravatasi. L’attentato è la goccia che fa traboccare il vaso, la scintilla che innesca la reazione a catena di una lucida follia, alla quale, come ha giustamente rilevato Nerin E. Gun, non è estranea una mania di persecuzione derivante dal suo essere Ebreo: “La mia opinione – conclude Gun – è che non si possa attribuire a Ruby alcuna parte nell’uccisione di John F. Kennedy. Molti di coloro che oggi scrivono volumi-inchiesta sulle giornate di Dallas e sulle conclusioni della Commissione Warren non erano a Dallas quel 22 novembre del 1963 e non possono capire l’atmosfera che vi regnava…di indignazione e di giustizia sommaria”. In effetti, nessuna supposizione, se analizzata razionalmente nelle sue motivazioni e nelle sue conseguenze, induce seriamente a pensare, per esempio, che Ruby, in veste di ipotetico sicario, possa aver messo a tacere Oswald solo due giorni dopo l’attentato, dandogli il tempo di poter ammettere qualcosa a sua discolpa coinvolgendo chi lo aveva incastrato. Durante il suo processo Ruby rilascia un’enigmatica dichiarazione: “I veri retroscena di ciò che ho fatto non verranno mai alla luce. Il mondo non conoscerà mai la vera ragione di ciò che ho fatto… I colpevoli di tutto questo sono persone ad alti livelli”. L’enigma si chiarisce se questa frase, avulsa dal contesto di tutta l’intervista e quindi presentata come una conferma dei sospetti complottisti, s’inserisce in un atto d’accusa molto più ampio contro il Procuratore Distrettuale di Dallas, Henry Wade, e contro l’estrema destra cittadina, secondo Ruby entrambi ansiosi di incolpare, attraverso il suo delitto, tutta la comunità ebraica locale. Una settimana prima di morire Jack incide un nastro magnetico con l’aiuto di suo fratello Earl: ribadisce di non aver mai conosciuto Oswald prima di ucciderlo senza premeditazione e di non far parte di nessun complotto. Il suo stato psicofisico non gli avrebbe comunque consentito di affrontare il peso del processo d’appello, fissato per il febbraio del 1967 a Wichita Falls. La falsificazione delle parole e delle intenzioni di Ruby non è che un altro esempio di quanto le varie teorie cospirative abbiano potuto distorcere la realtà dei fatti.  Procedendo con ordine, secondo il succedersi delle scene, si possono schematizzare vari punti controversi e dare una spiegazione alla congerie di mistificazioni di cui i vari Lane, Marrs e Garrison hanno “nutrito” il famigerato, più che famoso, film di Stone”.
             
            NOTE: Sul delitto di Ruby: David E. Scheim, Contract … op. cit., pp. 95 – 205;  Rapporti Oswald – Ruby: HSCA Report, p. 148; O. Stone – Z. Sklar, op. cit. , pp. 119 – 121. Stato psichico e “ rivelazioni” di Ruby : “ Belli Says Ruby Is in Peril in Jail”, THE N. Y.TIMES, 16 marzo 1964, p. 23;” Dialogue in Dallas: Psychiatric Examination of Jack Ruby on 12-15 July 1965 in Dallas County Jail”, MENTAL HYGIENE, Spring 1974, pp. 6 – 10 (Werner Tuteur); “ Sister Declares She is Certain Ruby Was Insane “, N. Y. TIMES, 16 febbraio 1964, p. 4 (Jack Langguth ); “Ruby Said to Show Signs of Delusion: Fears Being Thrown in Pit and Beaten With Chains “, THE N. Y. TIMES, 25 aprile 1964, p. 11 (Jack Langguth); “ Dallas Sheriff Says Ruby Acted Violently in His Cell “, THE N. Y. TIMES, 29 maggio 1964, p. 8 ; “Psychiatrist Visits Ruby and Urges Hospital Care”, THE N. Y. TIMES, 20 giugno 1964, p. 14; “Medical Aid for Ruby Asked”, THE N. Y. TIMES, 23 giugno 1964, p. 30; “A Jack Ruby’s Suicide is Predicted: Buchanan Urges Warren Panel to Remove Killer from Dallas”, NATIONAL GUARDIAN, 4 aprile 1964, p. 6; “Dallas Police Lt. Says Ruby Victim of a Gigantic Plot”, THE TEXAS OBSERVER, 16 aprile 1965,p. 12; O. Stone-Z. Sklar,op. cit.,pp. 60-61; “Ruby is Treated Mental Upset. Dallas Judge Says Prisoner Receives Pills in Cell”,THE N. Y. TIMES, 20 maggio 1964, pp. 1, 35; “Yale Psychologist Testifies That Ruby Suffered a Rare Form of Epilepsy”, THE N. Y. TIMES, 11 marzo 1964, p. 35 (Homer Bigart); “Two Psychiatrist Call Ruby Sane”, THE N. Y. TIMES, 12 marzo 1964, p. 31 (Homer Bigart ). Vedi anche THE N. Y. TIMES, 3 marzo 1964 p. 25 (H. Bigart); 4 marzo 1964, p. 28 (J. Langguth); 10 marzo 1964, p. 27 (H. Bigart); G. Gerosa,  I documenti terribili…, op. cit.,p. 131; NEWSWEEK, 22 novembre 1993, p. 50 ( Evans Thomas ); “Delitto JFK: Ruby accusò Johnson”, CORRIERE DELLA SERA, 19 aprile 1995, p. 9;  L’EUROPEO n.39, 27 settembre 1964, pp.34-36 (Enzo Biagi intervista Eva Grant Ruby); n.48, 24 novembre 1966, pp. 45 – 47 (Oriana Fallaci intervista Burleson); L.Barbara, Vita…, op. cit., p. 226 (Ha ucciso perché sapeva di essere malato senza scampo); CORRIERE DELLA SERA,  5 gennaio 1967 (Franco Occhiuzzi su NEW YORK TIMES); “Oswald e Ruby”, PANORAMA-DOCUMENTO, marzo 1964, pp.46-49 (Ruby all’agente Leavelle) e p.64 (Melvin Belli su Ruby); DOMENICA DEL CORRIERE, 29 marzo 1964, p.8 (Melvin Belli al giornalista John Bulbeck); “Morto solo e in disgrazia Belli, avvocato di divi e mafiosi”, CORRIERE DELLA SERA, 11 luglio 1996, p.9; “Il processo a Ruby non finirà più”, EPOCA n.700, 23 febbraio 1964, pp.26-27 (Raymond Cartier sui medici che visitano Ruby); Who Killed Jfk? Facts, Not Fiction di Dan Rather, USA, CBS Video, 1992. In Italia: Fox Video Italia, Milano, 1992 (Commenti di Henry Wade ed Earl Ruby sull’uccisione di Oswald);
            Dichiarazioni del rabbino Silverman : INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE, 18 dicembre 1991 (Gerald R.Ford – David W. Belin ).
            Esame col poligrafo a Dallas: Rapporto Warren, Rizzoli, op. cit., pp. 510 – 520; G. Posner, op. cit. , p. 402; “Lie Test for Ruby Backed by Col.Homer Garrison, Head of Texas Department of Public Safety”, THE NEW YORK TIMES, 29 dicembre 1966, p. 23.
            Opinioni di Nerin E. Gun su Ruby: Le rose….op. cit., pp. 181, 183; EPOCA n. 689, 8 dicembre 1963, p. 34; TEMPO, Palazzi Ed., n. 3, 17 gennaio 1967,pp.7-8;
            Motivazioni e processo di Ruby: “Earl Ruby Testified Tuesday That Brother Jack Ruby Killed Oswald Purely on Impulse”, THE N. Y. TIMES, 27 settembre 1978, p. 2; PAESE SERA, 26 novembre 1963, p. 2 (Enzo Rava); “Il giallo di Dallas”, CORRIERE LOMBARDO, Milano, 25 – 26 novembre 1963, p. 3 ( C. Broggi ); Lord Longford, op. cit., pp. 303 – 304; De Lloyd G. Guth – David R. Wrone, op. cit. , pp. 226 – 233.
             
            Malattia e morte di Ruby: “Psychiatrist Dr. Tuteur of Loyola University, Chicago, Asserts Ruby Was Too Ill for ‘67 Trial”, THE N. Y. TIMES, 2 giugno 1974, p. 38; “Jack Ruby’s Death bed Statements Recorded by His Brother, 1966 – 1967” in De Lloyd G. Guth – David R. Wrone, op. cit., p. 139; “The Assassination: A Nonentity for History”, TIME, 13 gennaio 1967, pp. 16-17 (in gran parte tradotto in italiano da G. Gerosa, I Documenti…, op. cit. pp. 128-132; “Ruby Asks World to Take His Word: Dying, He Claims Sole Guilt for the Murder of Oswald”, THE NEW YORK TIMES, 20 dicembre 1966, p.36
            Signor Maur

          • 24 Febbraio 2019 in 15:06
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            Ringrazio per la risposta  dalla quale traggo pero’ una mia conclusione del tutto personale, cioe che tutti i protagonisti del caso Kennedy erano instabili di mente , Oswald, Ruby ed anche Shiran Shiran , assassino di Bob Kennedy cinque anni piu tardi  , per finire con l’ attentatore di Ronald Reagan di cui ora mi sfugge il nome, il quale tento’ di uccidere il presidente per far colpo su di una attrice , mi pare Jodie Foster, di cui era innamorato. In conclusione i pazzi hanno scritto la recente storia americana!!! Quanto scritto non vuole essere una polemica ma semplicemente una mia osservazione che ovviamente lascia il tempo che trova . Cordiali saluti. Mauro.

          • 24 Febbraio 2019 in 17:58
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            ASSOLUTAMENTE E’ COSI’, SIGNOR MAURO. PSICOPATICI LUCIDI IN GRADO DI UCCIDERE TUTTE LE PERSONALITA’ FAMOSE DA LEI CITATE, ANCHE L’ATTENTATORE DI REAGAN, JOHN WARNOCK HINCKLEY JR. I PAZZI DI QUEL TIPO IN AMERICA, NEL SISTEMA AMERICANO (FAVORITI DALLA DIFFUSIONE DELLE ARMI) SONO NUMEROSISSIMI, A DIFFERENZA DELL’EUROPA DOVE NORMALMENTE L’ATTENTATORE HA UN MOVENTE POLITICO O SOCIALE (GAETANO BRESCI, GAVRILO PRINCIP, ANTONIO PALLANTE, VON STAUFFENBERG ECC). IN USA UN PICCOLO COMPLOTTO DI POCHI DISGRAZIATI FU ATTUATO SOLAMENTE IN OCCASIONE DELL’ATTENTATO A LINCOLN DA JOHN WILKES BOOTH, A M. LUTHER KING  E A TRUMAN DA PARTE DI UN GRUPPO PORTORICANO. NEI CASI CHE LEI CITA NON SI TROVO’ MAI NESSUNA PROVA DI COMPLOTTO.

  • 24 Novembre 2016 in 16:31
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    Gent.mo signor Ferrero, vorrei porle una domanda, come giudica il lavoro di Stone rispetto al racconto di Garrison? Pensa che il regista abbia messo molto del suo oppure ritiene il film fedele alla trama del libro scritto dal procuratore? Grazie.

    Rispondi
  • 5 Maggio 2016 in 0:46
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    Mi scuso  ma ho scritto “Permaflex” quando l’azienda in questione è “Permindex”. Mi scuso ancora per il banale ma comunque grave errore.

    Rispondi
    • 11 Novembre 2017 in 0:45
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      Per un complottsta il Suo sarebbe un lapsus freudiano: sa chi era il direttore della Permaflex Materassi? Un certo Licio Gelli, socio e sodale di Roberto Ascarelli e Virgilio Gaito della Permindex…..

      Rispondi
  • 5 Maggio 2016 in 0:43
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    Salve signor Ferrero. Non sono un appassionato dell’omicidio Kennedy e non me ne sono mai interessato nello specifico del caso; d’altro canto mi sono imbattuto involontariamente in questo caso negli ultimi tempi dopo aver assistito al film “la trattativa” della Sabina Guzzanti ed “è stato la mafia” di Marco Travaglio e da altre ricerche tra cui le interviste al pm Nino Di Matteo riguardo al processo in atto sulla trattativa tra cosa nostra e pezzi dello stato. Come sicuramente ben saprà ci sono stati un infinità di processi che hanno portato a fare luce su alcuni fatti più bui della nostra storia recente, come ad esempio il golpe borghese, e che spesso riconducono alla P2 di Licio Gelli. Ora, come ho detto, non sono un appassionato dell’omicidio Kennedy ne del complottismo in generale, eppure tutti questi processi che sono avvenuti a partire dal maxiprocesso di Palermo e che hanno portato al processo sulla trattativa nata in seguito a dichiarazioni di molti pentiti mi anno, alla fine, incuriosito. Ho cercato nel suo sito informazioni riguardo Clay Shaw e il suo collegamento con la Permaflex una azienda italiana collegata alla loggia di Licio Gelli di cui diresse una filiale a Frosinone ma non avendo trovato nulla ho deciso di rivolgermi  a lei che sicuramente è molto più informato di me. Ci tengo a precisare che non voglio dimostrare che ci sia stato un complotto poichè ritengo fermamente che dietro la morte di Kennedy non ci sia nessun mistero.                                                                                                     Spero di non averla disturbato e la ringrazio in anticipo per il suo aiuto.

    Saluti.

    Rispondi
  • 26 Aprile 2016 in 21:49
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    Buongiorno Sig. Ferrero….mi sono messo di impegno ed ho letto gran parte dei documenti da lei forniti sul suo sito, che trovo favoloso. A parte che mi sono ricreduto alla grande e sopratutto quante notizie nuove mai sentite prima. Grazie a lei sono riuscito a colmare un sacco di domande che mi sono fatto da anni sopratutto a togliermi questo stato complottistico mentale. Solo una dinamica non sono riuscito a risolvere, probabilmente nel suo sito è spiegato ma non sono riuscito a trovarlo, come mai la macchina rallentò prima del terzo colpo? Le misure di protezione non prevedevano che al primo pericolo avrebbe dovuto schizzare via velocemente come accade dopo il terzo sparo? Il video di zapruder a noi mostrato, secondo lei, è l’originale? perchè osservando un infinità di video dell’assassinio sembra che lo sfondo dietro alla macchina non sia in simbiosi con l’autoveicolo, come fossero 2 video sovrapposti. Non voglio fare assolutamente il complottista, anzi, dopo aver letto per ore e ore il suo sito sono convinto dell’idea dell’unico attentatore in Oswald. Mi sono inbatutto su you tube su un video dal nome “l’enigma di Oswald” girato parecchio tempo fa. Secondo lei è plausibile che la mafia abbia voluto vendicare l’accanimento da parte dei Kennedy, nonostante l’aiuto fornito per le elezioni, facendo il lavaggio del cervello a Oswald per convincerlo a eseguire l’attentato da solo? Non mi spiego, anche se ho letto il capitolo su Jack Ruby da lei scritto, l’atteggiamento di rischiare tutto quello che aveva per evitare che la colpa cadesse sugli ebrei e le innumerevoli visite fatte da un boss, di cui non ricordo il nome, in carcere dove il colloquio avveniva in luoghi appartati a differenza del solito luogo dove avvenivano tutti gli incontri con i carcerati. Capisco che Ruby amasse essere sempre sotto i riflettori ma compiere un gesto del genere è da folli. Grazie veramente tanto e le assicuro che ho preso questo caso con molta passione e grazie a lei leggerò ancora e ancora per saziare la mia sete di verità. Se non la disturbo ogni tanto in caso di dubbio mi riservo di contattarla. Ho letto molti commenti contro di lei e vorrei lanciare un freccia a suo favore a tutte quelle persone che la attanno senza informarsi: Vi consiglio vivamente prima di esprimere qualsiasi pensiero di informarvi bene in quanto questo sito è molto ben spiegato e da prove reali dei fatti a differenza di altri siti che forniscono racconti senza prove. Complimenti Federico

    Rispondi
  • 21 Aprile 2016 in 0:15
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    Buonasera….mi sono imbattuto per caso sul suo sito. Ho letto che la sua tesi è quella relativa al singolo omicida. Rispetto la sua teoria ma avrei da porle alcuni quesiti. Parlando di Oswald si continua a scrivere che sarebbe riuscito in 8 secondi a copiare questo macabro omicidio.
    Un uomo con carattere molto introverso, violento e non facile da controllare mi chiedo come avesse potuto architettare il tutto. sicuramente il lasso di tempo va variato in quanto la dinamica deve tenere conto delle testimonianze nei pressi dell’entrata della libreria che anticipano di circa 2/3 secondi l’inizio degli spari. Sono state effettuate delle prove da 11 tiratori scelti che, come ha scritto lei, hanno addirittura sparato in 4 secondi, ma tenga conto di una cosa: non stavano sparando al presidente mentre Oswald si…quindi presumo lo stato di agitazione e stress a cui era sottoposto che non potrà mai essere riprovato da alcuna persona.
    I quesiti sono parecchi quindi proseguirò con semplici domande.
    I servizi segreti erano informati dell’ostilità da parte del Texas, quindi non le sembra che siano state prese poche precauzioni?la macchina che rallenta, il percorso deviato, la cappotta aperta? Avrebbe potuto un solo uomo avere tanta influenza? A me sembra un po’ tutto architettato a pennello!!Kennedy doveva morire costi quel che costi.
    La prova balistica che lei mostra nel video relativa al colpo frontale, mi sembra sia eseguita sempre con lo stesso fucile usato da Oswald dove si dimostra che un colpo frontale avrebbe passato da parte a parte la testa. Ma se l’arma usata per il tiro dalla collinetta fosse stata un altro tipo? Magari le conseguenze sarebbero state diverse.
    Ci sono altre incongruenze dalla gente che mostrava distintivi qua e là , la gente che corse subito sulla collinetta erbosa, dal testimone che sentì il proiettile passare sulla propria testa , l’autopsia fatta in modo veloce, il corpo portato d’urgenza a Washington non rispettando le leggi del Texas , a Ruby che in carcere continuava a dire che sapeva delle cose ma non poteva parlare.
    In una puntata di mixer mi pare di ricordare che lo stesso Ruby alla fine del discorso, senza essere esplicito sul nome, si riferisca a Lindon come persona che sapeva. Allora mi chiedo come si possa continuare a pensare che non vi sia un complotto. La ringrazio e spero possa dare risposta ai miei quesiti.

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    • 21 Aprile 2016 in 9:04
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      buonasera a lei, Opticus830 (ma è un robot o un umano?).

      lei dice bene: si è imbattuto nel sito. evidentemente, però, non si è preso la briga di leggerlo, neanche in parte. altrimenti le assicuro che avrebbe trovato risposta alle sue domande che, mi permetta di dirlo giacché studio il caso dal 1993, sono le più elementari questioni paracomplottiste che io stesso, da adolescente, mi ero posto e che consideravo “prove” della cospirazione. salvo, poi, documentarmi seriamente e farmi un’idea opposta.
      per venire ai suoi rilievi:

      1) lo stato mentale di Oswald: questa è una considerazione prettamente personale. come non lo so io, neanche lei sa quanto lo stress possa influire su uno sparatore, chiunque esso sia (non credo che solo Oswald fosse un essere umano soggetto allo stress perché in procinto di assassinare un presidente: lei forse conosce killer di presidenti che svolgano la professione con regolarità?). in ogni caso, sparò tre colpi piuttosto facili e, mirando alla testa di Kennedy, di fatto sbagliò due volte su tre. per cui non mi pare si sia trattato di un tiro da manuale.

      2) il lasso di tempo va variato per le testimonianze di chi era all’entrata del deposito di libri scolastici (non era una libreria): scusi ma lei è il primo in più di 50 anni che sostiene una cosa simile. vuole circostanziare?

      3) il comportamento dei servizi segreti: queste sono prove, secondo lei? a me pare che lei abbia copiato e incollato una frase del film di Oliver Stone, “deve morire costi quel che costi”. le precauzioni erano state prese, il percorso non fu MAI deviato (legga qui: Il percorso del corteo), la cappotta fu aperta per volere di Kennedy e contro il parere della sicurezza, e comunque solo perché aveva appena smesso di piovere (non lo sapeva, vero? pure io, quando lo scoprii, ci rimasi male)

      4) la ferita alla tempia: no, guardi, le radiografie mostrano in maniera evidente a qualunque patologo forense che non esiste alcun foro di entrata anteriore, e che non esiste arma al mondo che avrebbe potuto procurare una ferita “al contrario” rispetto alla traiettoria dietro-davanti (si legga, in proposito, questa pagina).

      5) alla fine del suo post, lei elenca una serie di castronerie sostenute da Giovanni Minoli in quella puntata di Mixer che lei ricorda. su quante scempiaggini si siano dette in quella sede, la rimando a un’analisi della puntata (la trova qui). le posso anticipare che quelle da lei prese come verità sono bufale grottesche.

      quello che io chiedo a lei, dopo che si sarà documentato, non è come si possa continuare a pensare che non via sia stato un complotto. ma il suo opposto: come è possibile, dopo tanti anni, continuare a essere così creduloni e convinti di “saperla lunga” da credere nelle bufale più strampalate sull’omicidio Kennedy.

      la saluto
      FF

      Rispondi
  • 1 Settembre 2015 in 0:30
    Permalink

    Egr. sig. Ferrero,
    da neofita dell’appassionante vita di JFK le chiedo un consiglio su qualche ottimo libro su Kennedy. Ho letto la bellissima biografia ” JFK una vita incompiuta ” di Dallek e il modesto ” Killing Kennedy ” di O’Really e Dugard .
    La prego di segnalarmi qualche buona lettura.
    Grazie e complimenti per il suo lavoro.

    Rispondi
  • 17 Luglio 2015 in 13:57
    Permalink

    Egregio Sig. Ferrero,
    volevo chiederLe cosa pensa lei dei vari personaggi presenti sulla Dealey-Plaza al momento dell’attentato (vedi: “familiar faces on dealey plaza”). Partendo dai famosi “three tramps”, di cui almeno uno è noto con certezza (Chauncey Holt il barbone anziano), e gli altri fotografati, come Lucien Conein, Joseph Milteer, e diversi altri?
    Secondo la versione uff. queste persone non dovrebbero/potrebbero trovarsi lì (se L.H.O. ha agito DA SOLO, loro non possono aver saputo…)
    La ringrazio anticipatamente
    Distinti Saluti

    Rispondi
  • 18 Maggio 2015 in 23:49
    Permalink

    Buonasera ; vorrei conoscere la tua opinione sulla testimonianza di June Cobb , il viaggio in Messico di Oswald nel settembre 63 e le omissioni della Cia in merito . Mi sembra che il testo di Philip Shenon “Anatomia di un assassinio” esamini l’argomento in maniera seria. So che sembra riportare tutto all’ipotesi di un coinvolgimento di Castro , e ridare fiato alle farneticazioni di Files, ma siccome è tutto successivo al rapporto Warren, non v’è dubbio che questa possibilità avrebbe potuto essere esplorata con maggiore cognizione di causa se questi fatti fossero stati noti all’epoca .

    Rispondi
  • 11 Novembre 2014 in 12:30
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    Buongiorno Sig. Ferrero,nelle migliaia di recensioni avute sull’ assassinio di JFK, non ho ma trovato quella relativa alla testimonianza di Jaquelne. Al riguardo dei momenti degli spari, quanti ne ha sentiti, se per caso avesse localizzato, in quei brevi istanti da dove provenissero. Esiste qualcosa del genere?

    Grazie
    Franco Frigerio

    Rispondi
  • 20 Settembre 2014 in 22:23
    Permalink

    20/09/2014
    Buongiorno Sig. Ferrero, vorrei aggiungere alla mia precedente il fatto che quando l’aereo presidenziale giunse a Dallas, JFK volle salire sulla sua auto senza la capote. Fu lui a volerlo (fatto che dovrebbe essere accertato.però). Se fosse stata coperta l’ assassinio non sarebbe successo. Per cui per Oswald poteva essere una incognita il fatto di non poter sparare dalla finestra della libreria. La medesima questione riguardò anche agli altri presunti tiratori. Se invece la capote venne scoperta prima, il gesto poteva essere stato trasmesso via radio ai cecchini piazzati lungo il percorso del corteo. Sicuri di poter prendere la mira su un soggetto completamente in vista. Io escludo comunque che il Governatore Connelly fosse al corrente dell ‘attentato. Poteva essere stato colpito a morte pure lui , come sua moglie, e Jaqueline.
    Grazie per l’attenzione.
    Una buona Domenica
    Franco Frigerio

    Rispondi
  • 19 Settembre 2014 in 18:32
    Permalink

    Settembre 2014
    Buongiorno Sig. Ferrero, ancora un chiarimento, se possibile, al riguardo della permanenza di Oswald fuori Dallas. Da come si deduce : Oswald abitava in periferia in una casetta, da tempo. Comprò per corrispondenza il fucile Carcano in periodo.
    Come avrà saputo che il 22 novebre che JFK sarebbe passato a Dallas ?
    Il viaggio a Dallas fu organizzato a Washington, per scopi elettorali, credo qualche settimana prima. Ma Oswald lavorava già da mesi nella libreria. Dalla cui finestra si sarebbe potuto vedere il corteo presidenziale.
    – Qualcuno ha informato Oswald del giorno e dell’ora di passaggio di JFK in quel punto?
    – Oswald avrebbe portato l’arma alla libreria con se, al mattino del 22 novembre.
    – Perchè avrebbe sparato da quel punto, con il rischio di colpire gli altri componenti sull ‘auto presidenziale, Jaqueline stessa.?
    Secondo James Files (ora carcerato per altri motivi), disse che bisognava colpire a morte JOHN, alla testa. E così accadde.
    James Files, trovandosi sulla collinetta, aveva nel suo campo visivo il davanti dell’auto di JFK. Vedendo che gli altri colpi non ferirono la testa di John, sparò ed il proiettile colpi la parte anteriore destra della testa di JFK. Asportando un pezzo di essa . Jaqueline prese il pezzo finito sul cofano posteriore dell’auto. L’ assassinio fu compiuto !
    Per cui Oswald non sparò da solo, ma anche altri.
    Per la sua uccisione da parte di Ruby, non si è capito ben il reale motivo. Perchè poi uccidere Oswald, se non per eliminarlo dalla scena. Attribuendogli la colpa dell’ assassinio di JFK?
    Perchè Ruby uccise così “platealmente” Oswald ? Fatto che gli costò parecchi anni di carcere? Non poteva scegliere un omicidio svolto in modo più anonimo?
    Cosa ne pensa??
    Saluti
    Franco Frigerio

    Rispondi
  • 22 Luglio 2014 in 14:22
    Permalink

    Mi chiedo sig Ferrero come mai si ostina a ripetere a iosa delle teorie di Mcadams, Posner e Verdegiglio!
    I suo modi sono molto cordiali e gentili e mi rincresce non condividere praticamente nulla di quello che riporta sul suo sito….la sparatoria che lei crede di spiegare su questo sito è fortemente tendenziosa ed è spiegata molto bene nel dettaglio nel sito del compianto Giuseppe Sabatino che la fa letteralmente a pezzi!
    Anche a me piacerebbe credere che alcuni reparti della Cia non siano stati così efficienti nell’ammazzare il loro stesso presidente che aveva un politica fortemente contraria alla guerra fredda degli anni 50. Ma se ragioniamo con un occhio storico a quegli anni…vediamo il passato di Oswald che diserta in urss poi ritorna tranquillamente,viene assunto giusto un mese prima nel deposito libri da cui passa kennedy a novembre…il sindaco di Dallas era Earl Cabell fratello del generale defenestrato da kennedy per la baia dei porci….nelle commissione warren c’è pure Allen Dulles ex capo cia licenziato da Kennedy…sono tutte coincidenze…come sono coincidenze che sono morti soo i fratelli Kennedy..Rpobert giusto prima di diventare presidente!

    Rispondi
    • 24 Settembre 2014 in 18:47
      Permalink

      Egregio Sig. Ferrero , per quanto riguarda l’atto di Jack Ruby credo che si possa ipotizzare che sia stato obbligato da qualcuno ad eliminare Oswald, ma il fatto cheal momento dello sparo a Qswald gridò: ” …..hai ucciso il mio presidente, …..”
      Con queste parole poi sempre sostenute da lui , credo che abbiano mitigato la sua condanna per l’uccisione di Oswald. Mostrandosi un ” eroe” per la difesa di Kennedy.
      (spero di essermi spiegato.)

      Cordialmente
      Franco Frigerio

      Rispondi
    • 24 Settembre 2014 in 18:48
      Permalink

      Egregio Sig. Ferrero, per quanto riguarda l’atto di Jack Ruby credo che si possa ipotizzare che sia stato obbligato da qualcuno ad eliminare Oswald, ma il fatto cheal momento dello sparo a Qswald gridò: ” …..hai ucciso il mio presidente, …..”
      Con queste parole poi sempre sostenute da lui , credo che abbiano mitigato la sua condanna per l’uccisione di Oswald. Mostrandosi un ” eroe” per la difesa di Kennedy.
      (spero di essermi spiegato.)

      Cordialmente
      Franco Frigerio

      Rispondi
  • 12 Maggio 2014 in 9:26
    Permalink

    testimonianza di Zapruder documento 87 della Warren Commission
    Mr Liebeler :Did you have any impression as to the direction from which these shots came?Mr Zapruder :No, I also thought it came from back of me. Of course, you can’t tell when something is in line — it could come from anywhere, but being I was here and he was hit on this line and he was hit right in the head — I saw it right around here, so it looked like it came from here and it could come from there.
    SI INFORMI LEI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    le lascio il link poichè lei non lo conosce http://www.maryferrell.org/mffweb/archive/viewer/showDoc.do?absPageId=18181 altra cosa il suo SITARELLO ha solo 300 pagine indicizzate altro che migliaia ….. vada a vedere quello che hanno fatto altri

    Rispondi
    • 12 Maggio 2014 in 10:00
      Permalink

      posto che non ho alcuna intenzione di discutere con un villano, e che quindi questa è l’ultima risposta che offro alla sua maleducata sicumera, noto en passant che lei ha accuratamente omesso di replicare a tutto ciò che le ho indicato. compresa la risposta alla domanda “mi porti una lista più corposa di testimoni dello sparo dal deposito”: eccola, la lista. 33 testimoni parlarono della collinetta, 64 del Deposito.

      prima di chiudere: si procuri un traduttore. Zapruder non ha mai detto che i colpi arrivassero dalla collinetta, si è sempre mostrato altamente incerto e ha genericamente indicato una direzione “da dietro” rispetto alla sua. non era sicuro, tanto che poi specificò “it could come from anywhere”. il solo motivo per cui Zapruder viene, diciamo così, tesserato nel partito dei testimoni dello sparo dalla collinetta erbosa dai complottisti è che fece una inferenza: siccome spararono a Kennedy alla tempia destra (secondo lui, ovviamente), e lo sparo certamente non arrivava da davanti a sé, dalla piazza, ma da dietro, allora non poteva che provenire da lì.

      ciò detto, e ribadendo le risposte alle domande che lei poneva e cui non ha replicato alcunché, io mi fermo qui. non perdo altro tempo con gli ineducati, per giunta armati di una preparazione sul caso da scuola elementare.

      stia bene,
      FF

      e provi a leggere, prima di rispondere: le migliaia di pagine sono quelle che ho studiato, non quelle che ho scritto.

      Rispondi
      • 2 Giugno 2014 in 14:47
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        Scriverò alla famiglia Kennedy perché faccia chiudere il suo sito per violazione della tutela del diritto al nome !!!

        Rispondi
        • 7 Giugno 2014 in 14:44
          Permalink

          caro signor Cristiano,
          se questa è la sua migliore argomentazione, cercare di far chiudere un sito perché non riesce a sostenere un botta e risposta argomentato, stiamo freschi.
          comunque prego, si accomodi. mentre si disturba a scrivere ai Kennedy, scriva anche a Obama perché mi bombardi la casa, per sicurezza. e a Bill Gates perché mi requisisca il sistema operativo.
          FF

          Rispondi
  • 8 Maggio 2014 in 22:14
    Permalink

    Secondo un sondaggio compiuto tra il 7 e il 10 novembre 2013 dalla Gallup, una della più importante società di sondaggi degli Stati Uniti (per quanto non più affidabile come un tempo), il 61 per cento degli americani ritiene che Lee Harvey Oswald, l’assassino di John Fitzgerald Kennedy, non agì da solo. In altre parole, circa due terzi degli americani credono ad almeno una teoria del complotto sull’assassinio di Kennedy. NON SONO IL SOLO !!!! AHAHAAH CONTINUO A RIDERE MI SCUSI!!!!
    http://www.gallup.com/poll/165893/majority-believe-jfk-killed-conspiracy.aspx
    Metto anche la fonte non si mai dubitasse di un italiano medio!

    Rispondi
    • 9 Maggio 2014 in 8:29
      Permalink

      su questo sono totalmente d’accordo con lei: più si è disinformati, più – tendenzialmente – si abbocca alle fandonie. il caso Kenendy ha fatto scuola, in questo senso. del resto, altrettanto credibili statistiche indicano che più del 50% della popolazione italiana crede all’oroscopo: non per questo mi sono mai sognato di iniziare a consultarlo, né mai mi sono sentito in torto nel considerare l’astrologia una baggianata; né il fatto, le dirò, che il mio vicino di casa sia convinto dell’esistenza dell’Ufo di Roswell o dei cerchi nel grano o di Big Foot o dei rettiliani mi è mai bastato per cambiare opinione sui cirlatani e su quelli che li seguono.

      ciò detto, facciamo un patto: una volta esaurita la vena comica, si faccia un giro sul sito e mi contesti prove, risultanze, circostanze, analisi: sarò lieto di risponderle.

      perché ho ben chiaro che lei è convinto del complotto ma, mi scusi tanto la presunzione, per quanto il suo parere risulti autorevole e soprattutto sorretto da un solido impianto probatorio, ancora rimango dell’avviso che Oswald abbia agito da solo.
      però sono sicuro che lei, avendo ragione da vendere, non si fermerà a queste bazzecole del “popolo americano che crede… quindi…” ma mi presenterà una corposa messe di elementi di fatto per supportare la sua tesi. fermarsi alla vox populi è un po’ poco, ecco.

      Rispondi
      • 11 Maggio 2014 in 13:08
        Permalink

        salve , le chiedo alcune info prima di riprendere i miei file su kennedy e i link che ho cercato in questi anni.
        1) se mia manda per cortesia le testimonianze secondo cui “il pazzo” era un buon tiratore, in quanto ho trovato in questi anni fonti certe che non era cosi. Ma si puo’ sempre imparare. Dopo la sua risposta le manderò le mie ricerche;
        2) Questa la lista dei testimoni “certificata” che hanno sentito il terzo sparo dalla collina
        Victoria Adams
        Danny Garcia Arce
        Virgie Baker (née Rackley)
        Jane Berry
        Charles Brehm
        Ochus Campbell
        Faye Chism
        John Chism
        Harold Elkins
        Ronald Fischer
        Buell Wesley Frazier
        Dorothy Garner
        Jean Hill
        S. M. Holland
        Ed Johnson
        Dolores Kounas
        Paul Landis
        Billy Lovelady
        Austin Miller
        A.J. Millican
        Luke Mooney
        Thomas Murphy
        Jean Newman
        William Newman
        Kenneth O’Donnell and David Powers
        Roberta Parker
        Frank Reilly
        Arnold Rowland
        Edgar Smith
        Joe Marshall Smith
        Forrest Sorrels
        James Tague
        Roy Truly
        Harry Weatherford
        Seymour Weitzman
        Otis Williams
        Mary Woodward
        Abraham Zapruder
        ha una lista di testimoni altrettanto corposa che testimonia il contrario?
        3) Potrebbe rispondere alle 16 domande di B. Russell? dato che non vede un complotto dovrebbe saper rispondere;
        4) single–bullet theory? se non crede a questa storiella NON era da solo;
        5) Lo stesso John Jerry , segretario di stato americano, ha rilasciato un’intervista nella quale non crede nella Warren Commission e che Oswald non fosse solo, direi un’affermazione pesantissima e non di un cittadino qualunque come me;
        6) fino al 10 ottobre del 1963 la Cia segue passo passo Oswald e non lo ritiene, pur vivendo a Dallas, un potenzialo pazzo omicida;
        7) ho tantissime altre domande sull’incompetenza voluta della Warren Commission, sull’incompetenza voluta della polizia di dallas, sull’uccisione/suicidi di testimoni scomodi…………

        Rispondi
        • 11 Maggio 2014 in 16:38
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          gentile Cristiano,
          mi permetta di premettere che lei ha il classico modus operandi (dopo 20 anni posso prendermi la libertà di conoscere il “tipo” di utente del sito e, più in generale, del caso Kennedy) del complottista aprioristico moderatamente disinformato. il tipo in questione è colui che viene qui, leggiucchia qualche riga a caso, capisce che non si sposa la teoria della cospirazione sichhé prende una pagina a caso e la usa per “sputare” le sue sentenze: voi non capite niente, voi non sapete niente, Kennedy l’hanno ucciso i poteri forti, la destra, i militari, la Cia, la mafia, il governo.

          dopodiché, non appena gli viene chiesto conto di ciò che afferma, non avendo argomenti o si mette sulla difensiva (“e allora mi spieghi lei come è possibile”) oppure si appoggia ad altri (“risponda alle domande di Russell”, oppure “si legga il sito di Pinco Pallo che dimostra l’esistenza di 16 sparatori in Dealey Plaza”). caro Cristiano, e perché per una volta non facciamo le cose partendo dall’inizio e non dal fondo? in questo sito ci sono centinaia di pagine, e c’è pure un motore di ricerca. io il lavoro l’ho già fatto, è lei che deve fare i compiti a casa: sta a lei informarsi e cercare risposta alle sue domande. che, mi lasci dire, sono tutt’altro che ostiche o difficoltose come forse lei ingenuamente crede: fanno parte del repertorio-base dell’utente complottista poco informato. in ogni caso, voglio venirle incontro e le offro degli spunti di lettura.

          1) sulle capacità di tiro di Oswald: legga qui. troverà la storia dell’addestramento militare di Oswald al tiro. nel caso, poi, in cui lei sia tra coloro che ritengono quel tiro del 22 novembre un’impresa olimpionica o il Carcano un fucile giocattolo, legga qui.

          2) sulla provenienza degli spari: non so quale certificazione lei abbia, ma è tutto fuorché accurata. per esempio, si mette tra i testimoni pro collinetta erbosa Abraham Zapruder, il quale MAI disse di aver sentito sparare dalla collinetta (che era peraltro immediatamente alla sua destra). in ogni caso: incrociando tutte le testimonianze, il professor McAdams e un gruppo di suoi studenti universitari, con un lavoro mostruoso, ha stilato la lista definitiva della provenienza degli spari secondo i testimoni in Dealey Plaza. ebbene: il 59% ha sentito sparare dal Deposito; il 31% dalla collinetta. il 3% da almeno due direzioni, il 7% ha dato risposte diverse. se li legga, li spulci. se ha dei rilievi in merito, si faccia sentire.

          3) l’uccisione dei testimoni scomodi: è una bufala bella e buona. basta un minimo lavoro di ricognizione delle fonti per rendersi conto che quella lista di testimoni “uccisi”, stilata da un cazzaro (mi scusi la franchezza) professionista come Jim Marrs, è assurda, compilata con massicce dosi di malafede e ignoranza. legga qui.

          le auguro una buona documentazione. un consiglio: prima di “sparare” le “tantissime altre domande”, provi a leggere quello che trova scritto qui (e non solo, per carità). la sua conoscenza del caso, si fidi, è davvero troppo flebile per mettere sul tavolo decine di questioni contemporaneamente. proceda con calma, inizi a documentarsi seriamente (se le interessa, ovvio) sulle singole questioni. una volta risolte, passi ad altro, o a questioni che sono sorte da quelle che lei ha già trattato. personalmente feci così, col caso Kennedy. molti anni e migliaia di pagine dopo, posso dire di avere una buona conoscenza del caso.
          FF

          Rispondi
  • 6 Maggio 2014 in 2:08
    Permalink

    un ultima cosa e finisco per completezza su Jack Ruby …… la vedo male informata e gliela scrivo dalla stessa fonte
    HSCA The House Select Committee on Assassinations
    “The committee, as did the Warren Commission, recognized that a primary reason to suspect organized crime of possible involvement in the assassination was Ruby’s killing of Oswald. For this reason, the committee undertook an extensive investigation of Ruby and his relatives, friends and associates to determine if there was evidence that Ruby was involved in crime, organized or otherwise, such as gambling and vice, and if such involvement might have been related to the murder of Oswald.

    The evidence available to the committee indicated that Ruby was not a “member” of organized crime in Dallas or elsewhere, although it showed that he had a significant number of associations and direct and indirect contacts with underworld figures, a number of whom were connected to the most powerful La Cosa Nostra leaders. Additionally, Ruby had numerous associations with the Dallas criminal element.”
    Era un pesce piccolo ma non proprio l’ultimo peracottaro di periferia che ci ha servito la Commissione Warren e dajeeeeeeeeeeeeeee

    Rispondi
      • 8 Maggio 2014 in 1:49
        Permalink

        Lei ne sa piu’ dell’HSCA The House Select Committee on Assassinations….aahhahahahaha la bellezza di Internet che ognuno puo’ scrivere quello che vuole!!!!! ahahahaah

        Rispondi
        • 8 Maggio 2014 in 8:04
          Permalink

          veda,
          qui si danno tre ipotesi:

          a) lei non conosce l’inglese
          b) lei non ha letto il rapporto HSCA
          c) lei non conosce l’inglese e non ha letto il rapporto HSCA

          in ogni caso, nel lavoro dell’House Select Committee non si dice mai, ma proprio mai, che Ruby agì per conto terzi.
          quando avrà smesso di ridere, mi porti la prova di quanto va dicendo. oppure vada a ridere al bar di Mazzucco.

          saluti
          FF

          Rispondi
  • 6 Maggio 2014 in 0:47
    Permalink

    …un ultima cosa Kennedy voleva smantellare la CIA !!!! non poteva rimanere vivo…..

    Rispondi
    • 7 Maggio 2014 in 12:52
      Permalink

      argomentazione inoppugnabile, direi.
      FF

      Rispondi
  • 6 Maggio 2014 in 0:39
    Permalink

    Salve,
    non voglio fare polemica o altro.
    Ha mai visto il documentario di Massimo Mazzucco le confessioni di dallas e l’altra dallas? ci sono decine di testimonianze che dicono altro di quanto lei sostiene. Il complotto va ricercato nelle tante personalità che volevano morti tutti i Kennedy: la mafia, strangolata dalla repressione del fratello Bob, Le Banche , Kennedy stava stampando moneta di stato a discapito delle FED, i militari, per un atteggiamento meno interventista, ossia TUTTI i poteri forti… ok è stato Oswald (che neanche sapeva sparare!) PERCHE’ lo hanno lasciato fare!!! come per le Torri Gemelle (ci sono fascicoli e fascicoli dell’intelligence inglese che avvertiva di un imminente attacco e poi le troppe strane coincidenze miste ad imperizia e negligenza) e come Pearl Harbour (i dispacci dei servizi segreti australiani etc….) ..hanno lasciato che succedesse e NON hanno impedito quello che poteva essere fermato….non scordiamoci che i democratici americani hanno fatto fuori 5 presidenti ed innumerevoli attentati ….. a proposito ma dell’attentato di Chicago come lo spiega ? un altro pazzo?

    Rispondi
    • 7 Maggio 2014 in 12:51
      Permalink

      salve Cristiano,
      nemmeno io voglio fare polemica. ma “altro” sì, cioè risponderle brevemente.
      il professionista delle web-bufale Mazzucco, sul caso Kennedy (sul resto non mi esprimo, per carità patria) è un mix letale di impreparazione, apriorismi, malafede, fissazioni complottiste e sconcertanti ingenuità. faccia lei le proporzioni degli ingredienti. il complotto, prima di “ricercarlo”, va provato. e le prove dicono il contrario di ciò che Mazzucco, che si appiglia a teorie complottistiche degli anni Ottanta e Novanta, sbugiardate da tempo immemore per tutti i ricercatori seri (anche quelli di orientamento contrario alla commissione Warren), vorrebbe che dicessero.

      lei è libero di credere a tutte le cretinate che le propina Mazzucco solo perché sono affascinanti: i poteri forti, le coperture, le grandi manovre del Grande Fratello. Mazzucco dice che Oswald non sapeva sparare? massì, crediamoci. sulla fiducia. pazienza se esistono le prove delle abilità del marine Oswald col tiro a distanza. sono sicuro che, per lei, sentirsi parte di quelli che hanno scoperto la verità, e che non si fanno infinocchiare dai governi assassini e mentitori, è un motivo di grande soddisfazione. per cui non le rovino la festa: continui pure ad abboccare alle bufale complottiste. sappia solo che, ormai, a parte Mazzucco e qualche “ultimo giapponese”, a difendere la fantascienza sul caso Kennedy non è rimasto più nessuno.

      stia bene.
      FF

      Rispondi
  • 30 Aprile 2014 in 11:35
    Permalink

    Buongiorno. In questi giorni ho scoperto questo sito. E’ tutto molto interessante e mi hai aperto un mondo, visto che
    fino a l’altro ieri ero convinta della teoria del complotto. Tuttavia non sono riuscita a trovare informazioni relativamente a Jean Hill, la cosiddetta Lady in Red, e a Julia Ann Mercer, che, come ricorderai dal film di Oliver Stone, vennero interrogate da Garrison e dichiararono la prima che era stata fermata da alcuni poliziotti e aveva visto una persona sparare dalla collinetta erbosa, e la seconda che, non solo aveva visto Ruby su un furgone nei pressi della collinetta, ma che la sua firma era stata falsificata e le sue dichiarazioni modificate. Puoi spiegarmi cosa è successo
    con le testimonianze di queste due donne?

    Grazie!

    Rispondi
    • 30 Aprile 2014 in 17:01
      Permalink

      ciao Francesca, grazie molte.
      su Jean Hill ti consiglierei di leggere il libro di Diego Verdegiglio, “Ecco chi ha ucciso John Kennedy”, che è difficile da trovare ma molto istruttivo. ben diversa, nella realtà, dal personaggio quasi eroico che Stone dipinse nel suo film, la Hill fu in realtà una di quelle persone che specularono biecamente sull’omicidio. altro che senso civico: tra le varie chicche, si fece stampare dei biglietti da visita con la scritta “Jean Hill – la testimone più vicina al Presidente al momento degli spari”. raccontò una molteplicità di versioni sui fatti, tutte dimostratesi inattendibili, e visse di quella lugubre (e immeritata) fama fino alla morte, avvenuta qualche anno fa.

      Julia Ann Mercer: prima di tutto, diversamente da quanto afferma Stone, non è vero che non fu mai sentita dalla commissione Warren. in pochi furono direttamente sentiti dalla commissione, tutti gli altri testimoni erano stati sentiti da altri organi inquirenti e le loro dichiarazioni (come quella della Mercer) fanno parte della documentazione dell’inchiesta. la Mercer parlò di un furgone e di una sacca, ma Stone si dimentica di dire che un’indagine condotta dall’ufficiale di polizia Joe Murphy condusse alla identificazione del camion (di una ditta di costruzioni, si era guastato sul cavalcavia) e pure del presunto fucile (la sacca vista dalla Mercer era quella di uno strumento da cantiere).
      per quanto riguarda le sue identificazioni, furono tutt’altro che certe, come poi si cercò di sostenere. l’unica versione che la Mercer sostenne, anni dopo i fatti, fu che i suoi affidavit depositati di fronte agli nquirenti dell’FBI fossero falsi. uno dei problemi è che la persona che lei dice (non negli affidavit: in quelli sostiene che ci fosse una vaga somiglianza ma nulla più) di aver visto sul camion, cioè Jack Ruby, era nella redazione del Dallas Morning News, da tutt’altra parte della città, quando Kennedy fu assassinato.

      Rispondi
      • 30 Maggio 2014 in 12:29
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        Grazie mille! Non conoscevo tutti questi dettagli.

        Rispondi
  • 9 Gennaio 2014 in 3:27
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    Gent.le Sig. Ferrero,
    mi sono recentemente imbattuto in libreria nel libro di Philip Shenon “Anatomia di un assassinio: Storia segreta dell’omicidio Kennedy”. Sono da decenni appassionato al caso Kennedy e partecipai, all’epoca, con entusiasmo alla discussioni del forum di johnkennedy.it (fose si ricorderà, il mio nick era kilos15). Da assoluto e convintissimo complottista ne uscì, dopo anni di accese ma utilissime discussioni, convertito alla unica, scientifica, obiettiva e plausibile verità e cioè che il 22 novembre 1963 ai danni di JFK non vi fu alcun complotto! Il Presidente rimase ucciso da un sig. nessuno come Lee Harvey Oswald che quel giorno ebbe solo e semplicemente una gran fortuna nel centrarlo in testa e da dietro!
    Volevo, se già lo avesse letto, mi desse gentilmente la sua opinione sul libro in questione. La recensione sembrerebbe interessante quando afferma che l’autore aveva inziato la stesura del libro come un’accurata analisi sulla Commissione Warren, ma che si sarebbe imbattuto, suo malgrado, in documenti e rivelazioni inedite che getterebbero “nuova” luce sul comportamento di alcuni membri della Commissione stessa e su personaggi apparentemente secondari che avrebbero in realtà rivestito ruoli di regia sull’intero svolgimento delle indagini dell’assassinio.
    Grazie per la sua disponibilità e complimenti per l’intero blog.

    Rispondi
    • 9 Gennaio 2014 in 10:54
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      salve Rocco,
      certo che ricordo “kilos15” come nickname. mi fa piacere risentirla e grazie per tutto.
      in realtà non la posso aiutare, nel merito, perché non ho letto il libro di Shenon. vedrò di procurarmelo e di capire se effettivamente offre spunti interessanti.

      grazie a lei e a presto,
      FF

      Rispondi
      • 11 Marzo 2015 in 21:35
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        Buongiorno sig.ra Ferrero,

        E’ riuscita a leggere il libro di Shenon? Se sì, cosa ne pensa?

        Rispondi
  • 7 Dicembre 2013 in 3:19
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    Buonasera, anzi vista l’ora buona notte, avrei una curiosità: esistono delle foto o dei video che ci mostrano l’agente Tippit morto?, io ho provato a cercare su google ma non ho trovato niente, mi sembra un particolare un pò singolare. Ma forse ho cercato male, visto gli anni dedicati al caso da Lei sig. Ferrero magari mi può aiutare.
    Per quel che riguarda le prove balistiche ho osservato i video, francamente mi lasciano un pò di dubbi perché un conto è la possibilità di poter sparare i colpi nel tempo necessario, un altro è colpire un bersaglio in movimento con l’ultimo colpo rivelatosi il più preciso, senza tralasciare il fatto che stiamo parlando del presidente degli stati uniti! Sia stato Oswald oppure no sicuramente era un professionista, qualcuno che aveva già sparato ad un essere umano. Scusi un’ultima cosa, la storia del mirino difettoso è vera?

    Rispondi
  • 25 Novembre 2013 in 16:09
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    salve sono una signora di milano che nel 1968 quando fu ucciso Robert Kennedy, ho creato un album in memoria sia di Bob che di John Kennedy. Mi è sempre interessata la storia della famiglia kennedy. Ora dopo 45 anni avrei piacere di farlo vedere a Lei o a qualcuno che si è appassionato come me a questa famiglia. Non so se Le può interessare. La ringrazio comunque tanto e Le auguro buona giornata.

    Salerno Nella

    Rispondi
    • 25 Novembre 2013 in 16:19
      Permalink

      buonasera signora Salerno,
      immagino che l’album sia cartaceo. comunque, se desidera, mi scriva all’indirizzo di posta elettronica johnkennedy@libero.it
      grazie!

      Rispondi
  • 24 Novembre 2013 in 1:31
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    Gent.le Federico, innanzitutto grazie per aver creato questo interessante sito. Io in tanti anni, ne ho 54, ho letto e visto molto sull’assassinio di John Kennedy e sono ancora combattuto fra Le varie tesi di complotto e la facile verità della commissione Warren.
    Uno dei vari dubbi che mi assalgono è che non mi spiego come sia stato possibile per Jack Ruby avvicinarsi armato così facilmente a Lee Oswald e poi, caso strano, anche Jack Ruby muore per un cancro fulminante poco dopo, non le sembrano dubbie queste morti così vicine, quasi come a voler tappare la bocca a testimoni scomodi? Grazie !

    Rispondi
    • 24 Novembre 2013 in 18:25
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      salve Claudio, grazie a lei.

      sul “fulminante” di Ruby: Ruby morì dopo più di tre anni dal quel tragico weekend di Dallas. i medici se ne accorsero dopo una biopsia e tennero una conferenza stampa l’11 dicembre 1966 per annunciare la sua malattia, in tempi decisamente pre-privacy

      definirla una morte-lampo mi pare inopportuno. fu un cancro scoperto quando ormai era in fase terminale (capita ancora oggi, 50 anni dopo, e anche in condizioni ben più favorevoli per una diagnosi precoce che non un carcere). sul fatto che si sia avvicinato facilmente: era amico di mezza polizia di Dallas. non solo: in quei giorni in Centrale entrava e usciva pressoché chiunque… non c’erano certo perquisizioni o metal detector, che quindi Ruby avesse una pistola nascosta sotto giacca e soprabito e nessuno se ne fosse accorto mi pare appena normale.

      grazie a lei, saluti
      FF

      Rispondi
      • 24 Novembre 2013 in 19:12
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        Gent.le Dr. Ferrero,
        grazie per la tempestiva e convincente risposta ai miei quesiti. Le confesso che ho dedicato questi ultimi due giorni alla lettura del suo sito che trovo interessante, minuzioso, documentato e soprattutto serio, qualità sempre più rara nel panorama attuale del web.Devo dire che se prima di leggere il suo sito le percentuali sulle tesi complottiste e l’unico colpevole Oswald erano 50 e 50, ora sicuramente le mie convinzioni sul complotto sono andate nettamente scemando.La ringrazio e mi permetto di farle i miei modesti complimenti per l’ottimo lavoro svolto e per la passione con la quale continua a svolgerlo.
        Un caro saluto.

        Rispondi
  • 20 Novembre 2013 in 9:30
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    Tutto moolto ben fatto… peccato solamente che il pazzo isolato abbia sparato 3 colpi in 8 secondi (considerando solamente quelli andati a segno) con un fucile che spara 15 colpi in 60 secondi.

    Rispondi
    • 20 Novembre 2013 in 10:57
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      davvero, Nyko? e allora le decine di tiratori, amatoriali e professionisti, che hanno pubblicato su YouTube le loro prestazioni in rapid fire con il Carcano di Oswald, come questo signore (http://youtu.be/h4c5Zr7hzzA) che cosa sono, dei marziani? e che dire del test della CBS del 1967, con 11 volontari che hanno sparato tre colpi non solo in otto secondi, ma anche in sette, in sei, in cinque secondi? addirittura un ragazzo, un tecnico di un laboratorio balistico, sparò tre colpi in 4,1 secondi. ecco qui il filmato della CBS: http://youtu.be/WovyEqfR8Hg.

      direi che le ho risposto. grazie.

      Rispondi
      • 6 Maggio 2014 in 1:47
        Permalink

        ma mi scusi ma mi scusi ancora……….sparare in 5-6 secondi tre colpi non è cosi difficile ma lo sarebbe stato per il cecchino a Dallas certamente. Sono tutti concordi che non era la posizione migliore che un cecchino avrebbe scelto. …..la posizione era la piu’ scomoda …… . Sarebbe stata una posizione ottima se avesse sparato prima che l’auto facesse la curva ? avrebbe avuto Kennedy di fronte…..forse mi sbaglio

        Rispondi
        • 7 Maggio 2014 in 12:54
          Permalink

          si sbaglia.
          “tutti concordi”? forse lei e Mazzucco e gli ultimi giapponesi del gomblotto globale.
          in realtà è molto probabile che Oswald si sia accucciato vedendosi spuntare la Lincoln in Houston Street, perché gli agenti di sicurezza guardavano nella direzione del deposito e, dopo un eventuale primo colpo, avrebbero potuto reagire. invece, una volta fatta la svolta in Elm Street, gli davano le spalle ed erano molto più vulnerabili.
          FF

          Rispondi
        • 11 Febbraio 2015 in 16:43
          Permalink

          Un colpo ad un bersaglio in ALLONTANAMENTO, cioè che si allontana ma resta sulla linea di tiro, è decisamente più facile rispetto ad un colpo che si spara ad un bersaglio in movimento trasversale, anche se più vicino. E nel caso Oswald-Kennedy si arriva ad un massimo di circa 80 metri, con un’ottica 4x. Impossibile no di certo. E neanche così difficile, per un tiratore scelto dei marines

          Rispondi
    • 24 Febbraio 2019 in 21:21
      Permalink

      Si, infatti. Un colpo ogni 4 secondi (60:15=4). Primo colpo, parte il cronometro; dopo 3,5 sec. parte il secondo colpo; dopo 4,5 sec. parte il terzo colpo. Totale: 8 secondi

      Rispondi
  • 18 Novembre 2013 in 21:47
    Permalink

    Buonsera Sig. Ferrero, a proposito dell’ipotesi del complotto di uccidere JFK, credo che ancora vi sia un particolare non citato da nessuna recensione: il 3° colpo fu sparato frontalmente al Presidente. Fatto sta che ( orrendamente descrivo) ha asportato una parte di fronte cranica di John in senso opposto al moto della ammiraglia presidenziale. Tantè vero che la povera Jaqueline ha cercato di prendere il pezzo di fronte del marito diretto in senso contrario a quello dell’auto, come ho citato.
    Per il 1° proiettile sembrava che fosse stato deviato dal palo che sosteneva il semaforo. Il quale si era
    contrapposto da dove Oswald ha sparato e la schiena di Kennedy. Ma per questo particolare sono state fatte delle indagini sul posto, dalle quali è risultato che il palo non ha subito alcuna ammaccatura dovuta all’impatto del proiettile.
    Il 3° colpo secondo me non è stato sparato da Oswald in quanto l’asportazione della parte di cranio di John avvenne in senso contrario alla del proiettile.
    Per la legge Fisica un corpo quando viene colpito da un altro più duro, va per forza a proiettarsi nel senso del corpo che ha provocato l’impatto. (asportazione)
    Spero di esser stato chiaro.
    Grazie per l’ attenzione

    Franco Frigerio
    Cernobbio CO-
    em franco.frigerio@hotmail.it

    Rispondi
    • 18 Novembre 2013 in 22:47
      Permalink

      buonasera signor Frigerio, la ringrazio per avermi scritto.

      lei è stato chiarissimo, nel senso che (purtroppo) l’informazione sul caso Kennedy sconta troppo spesso pregiudizi e parzialità. le correggo subito alcune imprecisioni: la fronte di Kennedy rimase intatta. il cranio perse parte della zona parietale destra. non è vero che il semaforo (legga qui: http://www.johnkennedy.it/?p=667) non mostrasse ammaccature: semplicemente, quando fu analizzato era ormai stato sostituito da decennni.

      vede: la fisica, in un caso di uomo ferito da colpo di arma da fuoco, è solo una delle scienze di cui tenere conto. l’auto presidenziale era in movimento; il cranio subì uno shock termico, nervoso e meccanico per l’ingresso ad alta velocità di un corpo estraneo che ha causato una ferita da scoppio (dall’interno). legga qui: http://www.johnkennedy.it/?p=744

      e, se lo desidera, si faccia un giro per le pagine del sito: vedrà che ciò che le hanno fatto passare per verità, tanto vero non è.

      grazie
      FF

      Rispondi
  • 20 Settembre 2013 in 18:37
    Permalink

    Gentile sig. Ferrero, la presente per farLe sapere che ho riscontrato che in fase di rinnovo della veste grafica del sito è “saltato”, per così dire, un certo numero di commenti riguardanti il post “La sparatoria in Dealey Plaza: una versione ragionata” – precedentemente intitolato “Cosa è successo in Dealey Plaza” –, anche se fortunatamente è tuttavia al momento reperibile l’istantanea della pagina relativa al suddetto post, con ancora tutti i commenti, nella cache di Google al seguente link: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:cRjSW-aa2awJ:www.johnkennedy.it/archives/231+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it

    Se potesse provvedere, non appena Le sarà possibile, a ripristinare anche i commenti mancanti gliene sarei davvero molto grato.

    Grazie in anticipo per la cortese attenzione, saluti e buon lavoro!

    Luca

    Rispondi

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