Pallottole vaganti: uno studio accademico

Leggendo i resoconti del Centro di balistica forense del Dipartimento di medicina legale dell’Università di Genova (li trovate qui) si trovano spunti interessanti di divulgazione per una scienza che non è mai stata spiegata al pubblico in maniera chiara. La balistica forense, infatti, ha il ‘difetto’ di andare contro il cosiddetto buon senso (se lascio andare un sasso cade in terra, se mollo un ceffone a un vaso lo sposto indietro), quel buon senso che ha fatto fiorire ipotesi inverosimili nel caso Kennedy. Chi non ha affrontato su base scientifica casi di ferimento o uccisione con arma da fuoco può quindi credere che sia impossibile, per un proiettile, fare ‘strani’ percorsi all’interno del corpo umano, o ritenere impossibile che un proiettile possa essere deviato da corpi dalla massa quasi impercettibile (il petalo di un fiore, un foglio di carta). Invece è normale. Anzi, spesso i medici devono vagliare diverse ipotesi prima di riuscire a ricostruire il percorso di un proiettile all’interno di un corpo: a volte la palla si insinua nel corpo frantumandosi, altre volte entra da una mano, esce, colpisce una falange e poi rientra nel ventre; capitano casi difficili da comprendere con il ‘buon senso’. I proiettili non hanno buon senso. Lo stesso può dirsi per il caso Kennedy. Si ragiona per linee rette, per conseguenze ‘logiche’, e si sbaglia. Si considerano ‘inconcepibili’ traiettorie deviate, ferite e schegge impazzite che ogni studioso di balistica applicata alla traumatologia conosce perfettamente, e non trova certo insensate.

3 pensieri riguardo “Pallottole vaganti: uno studio accademico

  • 21 Settembre 2021 in 12:21
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    Signor Di Giovanni, mi permetto di consigliarLe l’attenta lettura della documentazione di balistica terminale relativa a questo delitto, prima di scrivere le cose fantasiose che ha scritto sopra in merito alla direzione dei colpi e all’effetto sulla teca cranica di Kennedy, il cui proiettile, spezzato in due, fu trovato all’interno dell’auto. Le ricordo che tutti i frammenti recuperati – anche nel cranio – provenivano dal fucile di Oswald, ad esclusione di qualunque altra arma. Forse avrebbe dovuto studiare bene questo blog di Ferrero prima di scrivere certe cose. Io non credo affatto che Lei ne sappia più dei periti e dei consulenti di balistica terminale e di medicina legale di quattro commissioni pubbliche costate milioni di dollari (a Suo avviso, ovviamente, tutte composte da disonesti, comprati, intimiditi e minacciati dal “Potere”)

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  • 29 Luglio 2021 in 1:23
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    Mi permetto di intervenire con due parole per mettere fine ad ogni ulteriore polemica sul caso. Sono un esperto balistico ed anche cacciatore. Analizzando gli elementi che tutti conosciamo della faccenda omicidio Kennedy, attribuito unicamente a Oswald, posso affermare con ragionevole sicurezza che il 5’ colpo sparato e quello che ha causato il decesso immediato del presidente, NON proveniva da tergo, quindi dal fucile di Oswald, perché gli effetti visibili nel filmato Zap., indicano chiaramente un impatto anteriore-posteriore con esplosione del bersaglio e del proiettile stesso che, infatti, non è stato ritrovato. L’effetto è quello classico di un proiettile semimantellato di piccolo calibro ad espansione sparato ad alta Velocità da un calibro che potrebbe essere un 22/250, un 243 Win., un 223 Rem.(5,56 nato) o simili. Tali calibri, a caccia, provocano sui tessuti animali grandi devastazioni, infatti si usano solamente sui “nocivi” delle vaste praterie americane dei quali non si recupera la carne. L’effetto immediato è la cosiddetta “nebbia rossa” causata dall’esplosione del proiettile che si infrange in microscopici frammenti. Proprio quelli risultanti dalla radiografia post mortem del cranio di Kennedy . Inoltre, e a fronte di questi elementi “sicuri”, c’è da dire che i proiettili del calibro 6,5×52 Mannlicher Carcano , usato da Oswald, hanno caratteristiche assolutamente opposte a quelli innanzi descritti, essendo connotati da una struttura di tipo cilindro-ogivale con punta arrotondata, camiciatura spessa in maillechort, peso circa 10 grammi , calibro ‘268 millesimi di pollice (6,80mm) e una bassa velocità di uscita dalla bocca dell’arma, tant’e’ che, a fronte di una bassissima capacità lesiva, lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, che all’inizio del secondo conflitto, a conoscenza del grave problema, decise di cambiare calibro del famoso fucile Carcano 91/38 in dotazione , passando ad un più moderno 7,35, lo dotò di un proiettile più leggero e acuminato per ottenere da questo a una maggior lesività , al pari della dotazione di tutti gli altri eserciti . Indi per cui, tale connubio arma/calibro/proiettile/ottica/tiratore, nel caso di specie, era la soluzione peggiore per questo tipo di attentato, considerando la praticamente assente precisione, la scarsa propensione ad uccidere subito. Insomma, una “copertura” per far ricadere la colpa del gesto sul solo Oswald. A prescindere dalla quantità degli spari , il proiettile che ha ucciso Kennedy NON poteva essere quello sparato dal Carcano di Oswald. Presumibilmente e ragionevolmente , quello che ha colpito Kennedy alle spalle, considerando le qualità balistiche dello stesso, e gli effetti ottenuti, poteva esserlo. (Ferita transfossa con scarsi effetti lesivi) Se avesse colpito il cranio del presidente, così come descritto nelle “comode” ricostruzioni del fatto, avrebbe provocato un tramite rettilineo uscendo ed entrando senza provocare lo “scoppio”, ben visibile in tutti i filmati. Il proiettile solido a punta tonda del 6,5 Carcano, NON esplode su bersagli viventi, e NON lascia una scia di frammenti, perché resta integro nel bersaglio. Per concludere, se fossero stati analizzati i frammenti metallici rinvenuti nella teca cranica di Kennedy, ci si sarebbe facilmente accorti del diverso colore e composizione metallurgica di essi, in quanto, all’epoca, la composizione della camiciatura delle pallottole semimantellate americane era color rame, quella del proiettile del 6,5 Carcano era bianco/argento. Non credo vi sia da aggiungere altro.

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    • 20 Settembre 2021 in 19:32
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      No, aggiungerei che se fossi stato responsabile di una delle tre commissioni istituzionali che hanno analizzato il caso Kennedy non mi sarei affidato al parere illuminato e oneroso di decine tra i più noti e autorevoli luminari nel campo della scienza medica, balistica e forense. Perché tanto spiegamento di curriculum, lauree, esperienze internazionali quando sarebbero bastate 20 righe di un esperto e cacciatore per “mettere fine a ogni polemica sul caso”?

      Fossi un cittadino americano farei causa al Congresso per aver speso anni e milioni di dollari quando, in 10 minuti e gratis, la soluzione che avrebbe messo a tacere il mondo era disponibile con due clic.

      Questa ricostruzione del colpo alla testa riproduce con effetti pressoché identici all’accaduto il danno subìto da Kennedy.

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